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DAVIS CUP FINALS

Il tennis non è il calcio: la Russia evita il “biscotto”

Perdendo il doppio contro la Spagna, i russi avrebbero potuto estromettere la Serbia di Novak Djokovic. Invece Rublev-Karatsev rimontano un set di svantaggio e non prestano il fianco a facili dietrologie. Il format a sei gironi è già al capolinea, ma i problemi sono ben più profondi.

Riccardo Bisti
29 novembre 2021

Non bisogna esagerare con la narrativa del calciatore che si è impossessato di una storica manifestazione tennistica. Tuttavia, è meglio che certe dinamiche rimangano al calcio. E la qualificazione delle due migliori seconde ai quarti delle Davis Cup Finals ha rischiato di creare una grave stortura. O meglio, l'ha creata ma per fortuna non si è concretizzata. Madrid Arena, tarda serata di domenica: intascando un solo game nel doppio contro Lopez-Granollers, la Russia si era garantita il passaggio del turno. Anche in caso di sconfitta, infatti, i russi sarebbero ugualmente passati. Perdendo la partita, tuttavia, avrebbero estromesso la Serbia di Novak Djokovic. Nel freddo di Innsbruck, i balcanici hanno assistito al match armati di calcolatrice, nella speranza che dal mazzo madrileno uscisse una combinazione che li salvasse. Molto semplicemente, avevano bisogno che la Spagna non vincesse la partita contro avversari non troppo motivati. È andata proprio così, dunque Djokovic e compagni voleranno a Madrid e mercoledì affronteranno il Kazakhstan, con la prospettiva di una semifinale (si spera) contro l'Italia.

Dall'anno prossimo, le Davis Cup Finals cambieranno leggermente formula, con quattro gironi da quattro squadre. I calcoli nell'ultima giornata saranno sempre possibili, ma almeno non riguarderanno gli altri gironi. Oggi è giusto fare i complimenti ad Andrey Rublev e Aslan Karatsev. Non sappiamo se la loro sia stata vera sportività, o semplicemente non fossero informati sui calcoli da fare. Probabilmente li conoscevano, perchè Medvedev lo ha ammesso a cose fatte. Però vale la pena riportarli: non perché siano troppo interessanti, ma perché delineano – una volta di più – la totale inadeguatezza della riforma della competizione. La Serbia aveva chiuso il girone al secondo posto, lasciando la leadership alla Germania. 4 match vinti e 2 persi, 9 set vinti e 6 persi (60%), 86 game vinti e 73 persi (con una percentuale del 54,09%). Tra le altre seconde classificate, soltanto la Svezia dei fratelli Ymer aveva un parziale set migliore (69,23%).

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Una volta intascato un game, Karatsev e Rublev non avrebbero avuto più motivi per lottare. Si sarebbero tolti di mezzo la squadra del numero 1 del mondo e avrebbero fatto un favore ai padroni di casa.

La sconfitta nel doppio contro la Germania ha rischiato di costare caro alla Serbia di Djokovic

Per passare il turno, i serbi dovevano pregare che le cose andassero in un certo modo. Dopo aver incassato buone notizie dagli altri gironi, si sono messi davanti alla TV per Spagna-Russia. Dopo i singolari, la Russia aveva un bilancio set di 9-4 e la Spagna di 8-5. Una vittoria russa avrebbe messo al riparo i serbi, una spagnola in tre set li avrebbe condannati. Con un successo della Spagna in due set, sarebbe entrata in scena la calcolatrice. A parità di set tra Russia e Serbia avremmo dovuto contare i game. Ai russi bastava vincerne appena uno: perdendo 6-1 6-0 avrebbero chiuso con 71-60 (54,20%), estromettendo i serbi. Soltanto con un clamoroso 6-0 6-0 sarebbero stati eliminati (70-60, equivalente del 53,84%). Una follia, la situazione ideale per un biscotto. Una volta intascato un game, Karatsev e Rublev non avrebbero avuto più motivi per lottare. Si sarebbero tolti di mezzo la squadra del numero 1 del mondo e avrebbero fatto un favore ai padroni di casa, connazionali dell'ideatore del format e di uno degli sponsor principali (La Liga).

Inoltre non avrebbero comunque tralocato da Madrid, quindi una sconfitta non avrebbe comportato disagi logistici. L'unica differenza sarebbe stata l'avversaria nei quarti: vincendo si sono presi la Svezia al posto del Kazakhstan. Diciamo che si sono garantiti un tabellone migliore, una mezza autostrada verso la finale. Per loro è meglio sfidare Germania o Gran Bretagna in semifinale piuttosto che l'Italia, ma la bontà del gesto rimane. Una sconfitta dei russi avrebbe alimentato tante malignità su un format che non ha nulla a che vedere non tanto con la Coppa Davis, con lo spirito stesso del tennis. Abbiamo già le ATP Finals ad autorizzare calcoli di questo tipo, ma è tollerabile perché si tratta di un'eccezione. Non si può dire altrettanto per questa competizione, in cui i risultati di un girone possono condizionare il destino di un altro. Una follia che sarà parzialmente corretta l'anno prossimo, anche se la prospettiva di giocare l'evento ad Abu Dhabi resta inquietante.

Nei quarti, la miracolata Serbia se la vedrà con il Kazakhstan di Alexander Bublik

Sul campo i russi hanno vinto il girone. Fuori, sono stati più bravi gli ecuadoriani...

Archiviato per sempre questo inaccettabile format a sei gironi (che peraltro prevede l'assegnazione di due wild card), adesso è tempo di gare a eliminazione diretta. Lunedì a martedì si giocherà a Torino e Innsbruck, per poi dare tempo alle squadre vincitrici di recarsi a Madrid. Oltre a un posto in semifinale, i quarti dei prossimi giorni daranno l'accesso alle Finals dell'anno prossimo, laddove saranno ammesse di diritto le quattro semifinaliste in carica. Tutte le altre parteciperanno al turno di qualificazione, compresso in due giorni nel primo weekend di marzo. I primi quattro giorni di queste Finals hanno evidenziato tutte le pecche della competizione: poco pubblico (ad eccezione dei match di Italia e Spagna, le squadre di casa), tanta confusione e la sensazione che funzioni davvero poco. La presenza di alcune squadre è risultata impalpabile, ed è triste che nazionali di prestigio come Francia e Australia (al netto delle difficoltà attuali) vedano svanire la propria presenza in appena due pomeriggi. Si rischia di essere monotoni, ma le storture di questo evento sono troppo evidenti per non essere sottolineate, anche se c'è ancora chi si ostina a non vederle o – peggio – a fare finta di niente.

Sul piano tecnico non ci sono state particolari sorprese: gli Stati Uniti hanno ceduto alla Colombia, raggiungendo l'Australia come grande delusione del torneo. Forse non si può dire altrettanto della Francia, la cui squadra era rabberciata sin dall'inizio. Al contrario, sorprende la qualificazione della Svezia. I ragazzi di Robin Soderling hanno approfittato di un girone materasso, in cui il Canada si è presentato in condizioni pietose e il Kazakhstan ha un solo top-100. Non l'hanno vinto, ma la differenza game permetterà loro di sfidare la Russia. Nonostante l'assenza di Zverev, i tedeschi hanno vinto il girone della Serbia e dato un grosso spavento a Djokovic (che ha qualche colpa nel doppio perso contro Krawietz-Puetz), mentre la Gran Bretagna si è confermata la possibile quarta forza alle spalle delle Big Three: Russia, Italia e Serbia. Ci siamo dentro alla grande. Ed è un peccato, perché questa Italia avrebbe potuto scrivere pagine di gloria vera anche con il format della vera Coppa Davis. Ma di questo, Sinner e company non hanno nessuna colpa. Fanno il loro dovere, e lo stanno facendo ottimamente. Le colpe vanno cercate altrove.

DAVIS CUP FINALS - QUARTI DI FINALE

Italia - Croazia (lunedì, Torino)
Gran Bretagna - Germania (martedì, Innsbruck)
Serbia - Kazakhstan (mercoledì, Madrid)
Russia - Svezia (giovedì, Madrid)