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AUSTRALIAN OPEN

Il mozzo di bordo è diventato capitano

Quattro anni fa, Christopher O'Connell puliva le barche al porto turistico di Sydney. Prima ancora, travolto dagli infortuni, aveva fatto il commesso in un negozio di abbigliamento. Oggi è al terzo turno dell'Australian Open ed è l'eroe di giornata per i suoi connazionali.

Riccardo Bisti
20 gennaio 2022

Un uomo semplice, dal cuore d'oro, in una terra complicata. A un certo punto, Jimmy Barnes pronuncia queste parole nella sua Working Class Man. È il pezzo preferito di John Millman: lo ascolta prima di scendere in campo per darsi la carica. Pensa che trasmetta l'essenza del vero australiano, umile lavoratore che lavora sodo per guadagnarsi da vivere e portare riparo dalla pioggia, per citare un altro passaggio. In questo Australian Open, ancor più di Nick Kyrgios (la cui rumorosa presenza è svanita al secondo turno) o Alex De Minaur, la vera favola nazionale l'ha firmata Christopher O'Connell. È lui, più di ogni altro, a rappresentare l'essenza del luogo comune australiano. O'Connell compirà 28 anni il 3 giugno, prova a fare il professionista dal 2011 ma in questi anni non ha fatto solo il giocatore di tennis. Nel 2016, per esempio, si era messo a fare il commesso presso Lululemon, negozio di abbigliamento dentro un centro commerciale di Sydney.

Due anni dopo, travolto da una fastidiosa tendinite al ginocchio, aveva deciso di smettere. Non ne voleva più sapere del tennis, nemmeno di fare il maestro. Così seguì il fratello Ben in un lavoro umile, da manovale vero. Armato di stracci e spugne, si è messo a pulire le barche dei ricconi presso Quays Marina, porto turistico di Pittwater, a nord di Sydney. Lo ha fatto per sei mesi, da febbraio a giugno. Ogni giorno che Dio mandava in terra, prendeva la bicicletta e andava a fare il mozzo di bordo. L'esperienza lo ha rivitalizzato mentalmente, oltre a dargli il tempo per rimettere a posto il ginocchio. E gli ha fatto capire che giocare a tennis non è così male. L'anno dopo ha ripreso a giocare nel circuito, collezionando la cifra record di 107 partite giocate (con 82 vittorie). E oggi festeggia il miglior risultato in carriera, frutto della vittoria più prestigiosa. Battendo 7-6 6-4 6-4 Diego Schwartzman (n.13 del draw) ha centrato il terzo turno all'Australian Open. Adesso se la vedrà con Maxime Cressy in un match duro, certo, ma non impossibile.

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"Finalmente sono stato in grado di usare l'energia del pubblico. Per la prima volta, sono riuscito a portare in campo anche quello che mi circonda. L'anno scorso non ce l'avevo fatta"
Christopher O'Connell

L'account ufficiale dell'Australian Open celebra l'impresa di Christopher O'Connell

“È la migliore sensazione che abbia mai vissuto su un campo da tennis – ha detto questo ragazzone con mascella e fisico da surfista – gioco da quando avevo 4 anni e lo faccio per vivere momenti come questo”. Un processo lungo, fatto di tante piccole difficoltà che gli hanno impedito di entrare tra i top-100 ATP. È stato al massimo numero 111 nel 2020, poi ha vissuto un 2021 a due facce: giocava bene, ma è stato vittima di tanti piccoli infortuni che lo hanno spesso tenuto fermo. Caviglia a inizio anno, una fastidiosa osteite pubica a metà e poi una positività al COVID dopo aver giocato il Challenger di Bergamo, città-simbolo della pandemia. “Sapevo di avere un buon risultato nelle corde, ma mi mancava la continuità. Oggi sono rimasto costante per tutta la partita, ma la cosa importante è la salute. Non voglio più avere quei piccoli infortuni che mi tengono fermo per due mesi alla volta. L'anno scorso ho perso mezza stagione per questo”.

Personaggi come lui piacciono alla gente. Gli australiani, poi, si immedesimano in chi lotta per sopravvivere. Non a caso c'era tantissima gente a sostenerlo, quasi quanta ha salutato l'addio al singolare di Samantha Stosur. E lui ha trovato la giusta empatia con il pubblico, diventando l'idolo di Melbourne Park. “Finalmente sono stato in grado di usare l'energia del pubblico, è stata fondamentale perché faceva sempre più caldo e ne avevo bisogno. Per la prima volta, sono riuscito a portare in campo anche quello che mi circonda. L'anno scorso non ce l'avevo fatta”. Abbracci virtuali, boati dopo ogni punto, un clima che gli ha fatto dimenticare la lista di sfortune che lo hanno accompagnato in questi anni. Per anni si è fatto allenare da un argentino, forse perché sognava di imitare il rovescio del suo idolo d'infanzia, Gaston Gaudio. Ma dallo scorso marzo ha iniziato a lavorare con Marinko Matosevic, ex buon giocatore australiano (n.39 ATP nel 2013), che gli ha trasmesso tutta la fiducia di cui aveva bisogno.

Come se non bastassero le tante sfortune avute in carriera, Christopher O'Connell ha preso il COVID dopo aver giocato il Challenger di Bergamo (Photo by Antonio Milesi)

Christopher O'Connell esprime la sua soddisfazione dopo la vittoria contro Schwartzman

“Per la prima volta, ho un coach tutto per me” dice il buon Chris. E ha già fatto sapere che utilizzerà il denaro appena guadagnato per investire su se stesso e rinforzare il suo team, anche perché la logistica è complessa: il suo preparatore atletico, infatti, fa base a Spalato, in Croazia. “Ci ritroveremo presto, anche se non ho ancora deciso la mia programmazione. Ho scelto lui perché aveva lavorato con Marinko e anche con Ivan Dodig”. Per questo, ha effettuato la preparazione con Al Murphy, trainer messo a disposizione da Tennis Australia. Quattro settimane di lavoro insieme ad Aleksandar Vukic e Rinky Hijikata. Il fisico sembra lasciarlo in pace, anche perché la sorte gli ha già chiesto tanto: oltre agli infortuni già citati, ha convissuto con varie fratture da stress tra il 2012 e il 2014, poi ha avuto una fastidiosa polmonite nel 2017, quando si allenava mezz'ora ma poi sentiva la necessità di dover dormire per tre ore.

Tanta sfortuna che lo ha reso simpatico a tutti, allo spogliatoio e al pubblico. Gli avversari apprezzano la sua determinazione, il suo coraggio, la capacità di effettuare scelte scomode, mentre il pubblico lo ha ammirato per la sua correttezza. Durante il match contro Schwartzman ha restituito un punto al suo avversario: aveva toccato con la racchetta un colpo finito fuori dell'argentino, ma il giudice di sedia non lo aveva ravvisato. Queste cose piacciono agli australiani, popolo in confusione per gli accadimenti degli ultimi due anni e bisognoso di un po' di distrazione. Se poi un mozzo di bordo prende il comando della nave, sono ben contenti di farsi guidare. Perché sentono che è uno di loro.