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IL CASO

Il (grande) problema di Carlos Alcaraz

Andy Roddick sostiene che Carlos Alcaraz non abbia effettuato miglioramenti al servizio. “Ho ancora molto da fare” replica lo spagnolo. I numeri dicono che la crescita si è quasi bloccata, l'esatto contrario di Sinner. Con queste statistiche, lo spagnolo rischia di non vincere quanto vorrebbe.

Riccardo Bisti
16 febbraio 2024

Il torneo ATP di Buenos Aires ha segnato il ritorno alle competizioni di Carlos Alcaraz. Come lo scorso anno, lo spagnolo ha scelto la Gira Sudamericana per raccogliere punti nel mese di febbraio. In Argentina deve difendere il titolo, mentre a Rio de Janeiro proverà a migliorare la finale del 2023. Non è una missione impossibile: nella notte italiana ha esordito contro Camilo Ugo Carabelli, domandolo col punteggio di 6-2 7-5. Nei quarti troverà il nostro Andrea Vavassori. Con l'eliminazione di Cameron Norrie (suo avversario nelle due finali sudamericane dell'anno scorso), gli avversari di maggior livello sono rimasti Nicolas Jarry, Tomas Etcheverry e Sebastian Baez. Insomma, è strafavorito. Ma Carlitos – con tutto il rispetto – non gioca per vincere il torneo di Buenos Aires. Lui punta agli Slam, a essere il numero 1 del mondo, a scrivere pagine di storia. Per questo fa discutere il suo rendimento negli ultimi 7-8 mesi, da quando ha vinto Wimbledon. I numeri sono impietosi: da allora, ha perso tutte le partite importanti. La finale di Cincinnati con Djokovic, la semifinale dello Us Open contro Medvedev, la semifinale del Masters (ancora contro Djokovic) e i quarti dell'Australian Open, in cui Alexander Zverev lo ha brekkato per sette volte e lo ha battuto in quattro set. Nei primi due, in particolare, abbiamo visto una versione quasi irriconoscibile dello spagnolo.

E allora ci si domanda se ci sia qualcosa che non funziona nel suo gioco, al netto di alcune affermazioni di coach Juan Carlos Ferrero che – sorpresa! - accendono qualche dubbio sulla sua feroce professionalità. Ad andarci giù pesante è stato Andy Roddick: qualche settimana fa, l'ex n.1 del mondo ha inaugurato un podcast intitolato Served with Andy Roddick. Nella puntata post-Australian Open è stato molto severo con Carlitos, criticandone il rendimento al servizio. “La sua battuta lascia molto a desiderare – dice Roddick – è l'unica cosa che non credo sia migliorata negli ultimi due anni. Mi era capitato di vederlo a Miami e serviva a 135 miglia orarie, adesso tira a 127. Ma non è solo questione di velocità, non ha un movimento corretto. Federer tirava a 118, ma la sua palla scivolava via ed era difficile rispondere”. Secondo Roddick, il servizio del murciano risulta efficace soltanto quando tira il classico kick a uscire che costringe gli avversari a rispondere da molto lontano. “Altrimenti gli altri sono in grado di neutralizzarlo. Deve cercare altri effetti, nuove soluzioni. A lui piace comandare, ma deve essere più incisivo con la prima palla” Roddick ama parlare, forse un po' troppo. Però è stato uno dei migliori battitori degli ultimi vent'anni ed è un acuto osservatore: per esempio, lo scorso giugno fu il primo ad accorgersi che Carlitos stava per essere assalito dai crampi durante la semifinale del Roland Garros. Per questo, le sue parole non possono essere liquidate.

I numeri di Alcaraz al servizio

Posizione

% prime

% punti con la prima

% punti con la seconda

% game vinti

Media Ace

Media doppi falli

2021

49

62,8

68,1

53,6

76,2

3,1

2,2

2022

24

65,7

71,9

55,4

84,4

3,9

2,6

2023

14

65,5

72,3

56,5

85,2

4,1

2,2

E allora è lecito domandarsi: esiste un problema al servizio per Carlos Alcaraz? È vero che il colpo non è migliorato negli ultimi due anni? Parola alla difesa: “Sento che il servizio sia qualcosa su cui sono cresciuto moltissimo – ha detto a Buenos Aires, quando gli hanno riportato le parole di Roddick – ma devo continuare a farlo, dopodiché lavorare su come gestire certe situazioni. Ripeto: secondo me è migliorato un monton, però mi manca ancora moltissimo”: Diplomazia pura, che non aggiunge nulla al dibattito. Meglio far parlare i numeri. L'ATP mette a disposizione statistiche da vario genere, comprese quelle sul rendimento al servizio. Viene stilata una classifica dei migliori battitori in base al Serve Rating, cifra estratta dalla combinazione tra sei fattori: percentuale di prime, punti vinti con la prima, punti vinti con la seconda, game vinti al servizio, media di ace a partita, media di doppi falli a partita. Abbiamo scorporato i dati di Alcaraz negli ultimi tre anni, e i risultati sono molto interessanti. Nel 2021 ha chiuso questa speciale classifica in 49esima posizione; nel 2022 (anno del successo allo Us Open e chiuso al n.1 ATP) è salito fino al numero 24, mentre nel 2023 si è portato fino in 14esima posizione. I numeri indicano un miglioramento notevole tra il 2021 e il 2022, mentre negli ultimi dodici mesi c'è stata una crescita (decisamente) meno marcata. Insomma, Roddick ha ragione a metà: il servizio di Alcaraz sta effettivamente migliorando, ma non abbastanza.

E, soprattutto, non migliora quanto quello del suo principale avversario. Nel 2023, la crescita di Sinner è stata impressionante: 33esimo nel 2021, 36esimo nel 2022, lo scorso anno è piombato in nona posizione. I suoi numeri sono sensibilmente migliori rispetto a quelli di Alcaraz: vince il 76,3% di punti con la prima (contro il 72,3%), l'87,5% dei turni di battuta (contro l'85,2%) e tira un paio di ace in più a partita, oltre a commettere meno doppi falli. E allora sì, il tema si pone, al netto della stretta attualità: contro Carabelli ha vinto appena l'11,8% di punti con la seconda, sua peggiore prestazione in carriera. Il servizio di Alcaraz non è un problema se l'obiettivo è vincere una trentina di titoli e magari portarsi a quattro-cinque Slam. Al contrario, può diventarlo (anzi, lo è già) se l'obiettivo è diventare uno dei migliori di sempre. Per riuscirci deve funzionare tutto alla perfezione. Non c'è dubbio che il servizio sia stato leggermente trascurato negli anni da junior, quando giocava soprattutto sulla terra battuta. Poi ha iniziato a lavorarci duro, ma la standardizzazione delle superfici ha fatto sì che le nuove generazioni non si concentrino su questo colpo come i big del passato. A ben vedere, nessun giocatore della sua fascia d'età possiede un servizio fulminante. L'unico ad aver effettuato progressi evidenti è stato Sinner... e i risultati si vedono. Ranking ATP a parte (ma a breve ci saranno novità anche su quel fronte), sembra chiaro che l'azzurro abbia effettuato il sorpasso ai danni dell'iberico.

Nel 2023, Carlos Alcaraz si è piazzato in 14esima posizione nella classifica dei giocatori più efficaci al servizio

Il servizio di Carlos Alcaraz a raggi X

E allora cosa deve fare Alcaraz per tenere il ritmo, e magari studiare il controsorpasso? Facile: lavorare al servizio. Come prima cosa, deve portare l'efficacia della sua prima di servizio almeno al 75%. Su un punto Roddick ha ragione: a parte la soluzione in kick da sinistra, il colpo è piatto e un tantino prevedibile. Non ha il vantaggio di essere mancino, inoltre non è particolarmente alto. Con i numeri attuali, non è sulla buona strada per diventare uno dei migliori di sempre, in grado di arrivare in doppia cifra di Slam. Sampras e Federer giocavano a tutto campo e si affidavano molto al servizio, infatti vincevano oltre l'80% dei punti con la prima e oltre il 50 con la seconda. I numeri di Djokovic sono più simili a quelli dello spagnolo (anche se è abbondantemente sopra il 75%), ma correndo meno rischi di Sampras e Federer non aveva bisogno di certe percentuali. Da parte sua, Carlitos non ha ancora un colpo a cui affidarsi a occhi chiusi nei momenti di difficoltà. Una volta, Juan Carlos Ferrero ha detto che il suo allievo è un ibrido tra Federer, Murray e Djokovic. Una sparata con un fondo di verità, ma prima o poi Alcaraz deve trovare la sua identità: trovare uno schema di gioco e seguirlo a lungo, magari per tutta la carriera. Per adesso, le sue attuali statistiche al servizio fanno pensare che arriverà a vincere 4-5 Slam.

Per arrivare a dieci e inserirsi tra le leggende (soltanto in otto sono arrivati in doppia cifra), deve necessariamente migliorare questo colpo. Le qualità ci sono, ma è giunto il momento di metterle in pratica. Volendo credere alle parole del suo team, nella preparazione invernale (tra un'esibizione e l'altra) hanno lavorato per migliorare la precisione senza perdere in termini di velocità. Per farlo, Carlitos ha lavorato esclusivamente sulla parte atletica con il preparatore Alberto Lledò, poi ha ripreso la racchetta in mano il 15 dicembre. “E abbiamo lavorato molto proprio su servizio e risposta” ha detto il vice-coach Antonio Martinez Cascales: “La velocità non è un problema, altri dettagli fanno la differenza: per esempio, il servizio a uscire da destra deve essere più corto, in modo che si apra il campo con più facilità. E poi bisogna aumentare la percentuale di prime palle senza perdere velocità: deve metterne in campo tante di fila”. Secondo alcuni parametri, alle ATP Finals di Torino il suo servizio ha funzionato piuttosto bene: proveranno a ripartire da lì. “Tutti possono migliorare, sia in campo che fuori – dice il diretto interessato – ho 20 anni e sono ancora sprovveduto. Mi mancano ordine e puntualità”. La scommessa è aperta, Indian Wells e Miami ci daranno le prime risposte. Occhio alle statistiche.