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MASTERS 1000 SHANGHAI

Hurkacz, il salutista che sfreccia in McLaren

La scelta di diventare vegano ha dato energie inaspettate a Hubert Hurkacz, l'anti-personaggio che subì l'umiliazione di una conferenza stampa senza domande. Lontano dal gossip e dalle frasi a effetto, è il classico “bravo ragazzo” con una sola debolezza: le auto veloci. Il servizio-bomba gli ha regalato Shanghai e lo ha rilanciato in chiave Torino. 

Riccardo Bisti
16 ottobre 2023

“A volte preferirebbe perdere, piuttosto che dare una delusione al suo avversario”. Parola di Casper Ruud, l'altro gentleman del circuito. L'affermazione aiuta a comprendere la personalità di Hubert Hurkacz, ma ne racconta soltanto una parte. Non descrive il tennista, il campione, il combattente. L'aveva detto in tempi non sospetti. “Va bene essere apprezzato, ma vorrei che la gente notasse anche il mio spirito combattivo”. Quelli come lui non hanno altra scelta: devono farsi notare per i risultati. Per carità, quando Hurkacz si presenta ai tornei è difficile non accorgersi di lui. Intanto perché sfiora i due metri di altezza, poi perché da un paio d'anni è diventato testimonial McLaren. Grande appassionato di automobili, ai limiti dal fanatismo, ha fatto amicizia con le persone giuste e lo hanno scelto come ambasciatore. Quando si trova in Polonia, a Monte-Carlo o negli Stati Uniti, guida i bolidi della casa britannica. Però fatica a strappare le copertine, le prime pagine. Persino in patria, laddove Iga Swiatek è più popolare di lui. E poi è un bravo ragazzo, nel senso etimologico del termine. Coach Craig Boynton lo dice spesso: sarebbe il fidanzato che ogni genitore vorrebbe per la propria figlia.

Con queste premesse, è difficile che le sue parole siano il gancio per un titolone. Il picco si è toccato un paio d'anni fa, a Monte-Carlo. Aveva appena vinto il suo primo Masters 1000 (a Miami, battendo Sinner in finale), eppure la sua conferenza stampa andò deserta. Nè inglese, nè polacco: no questions. Altri si sarebbero infuriati, lui se ne andò con un sorriso imbarazzato. Lo stesso che riserva a chi gli chiede un autografo, o magari lo fa posare con un bambino per una foto ricordo. È accaduto al Qi Zhong Stadium di Shanghai, laddove si è aggiudicato il settimo titolo in carriera, il secondo in un Masters 1000. Vittoria che gli permette di tornare in piena corsa per le ATP Finals di Torino, già frequentate nel 2021. “Non sono troppo soddisfatto della mia stagione” diceva qualche settimana fa dopo la prematura sconfitta allo Us Open per mano di Jack Draper. Aveva vinto a Marsiglia, ok, ma non si era confermato ai livelli degli ultimi anni. Aveva avuto una chance a Cincinnati, però si era incagliato sul più bello nella semifinale contro Carlos Alcaraz. Ma quando il servizio funziona, per gli avversari sono guai.

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Lo sapevi che...

Annullando un matchpoint in finale, Hubert Hurkacz è diventato il secondo giocatore a vincere due tornei nel 2023 dopo aver annullato una palla match. Gli era capitato anche a Marsiglia, laddove era stato a un punto dalla sconfitta contro Mikael Ymer. L'altro a riuscirci è stato Novak Djokovic, sull'orlo della sconfitta (ma poi vincitore) ad Adelaide e Cincinnati. A sostenerlo nella finale di Shanghai c'era il noto pallavolista Michal Kubiak, ex capitano della nazionale, attualmente impegnato proprio a Shanghai. 

A Shanghai è andato tutto alla perfezione. Si è imposto al termine di una finale-thriller, vinta 10-8 al tie-break del terzo contro il furente Andrey Rublev. Gli ha annullato un matchpoint (col servizio, obviously), poi ha potuto festeggiare sotto gli occhi di Roger Federer, idolo d'infanzia. Ne è stato il becchino, visto che lo ha battuto nel suo ultimo match in carriera (Wimbledon 2021). Per sua fortuna, nessuno – neanche Roger – sapeva che quello era l'epilogo. Altrimenti sarebbe stato travolto dalle emozioni. Forse non avrebbe perso, ma di certo non gli avrebbe rifilato 6-0 nel terzo set. È stata l'ammirazione per Federer, unita al background di mamma Zofia, ad avvicinarlo al tennis. Gli piacevano il basket e (soprattutto) l'automobilismo, ma ben presto ha capito che a tennis ci sapeva fare. Tanto lavoro e poche chiacchiere. La sua carriera è cambiata nel 2019, quando ha scelto di farsi allenare da Boynton, coach d'esperienza che aveva fatto grandi cose con Jim Courier, Mardy Fish, John Isner e Sam Querrey. Bye bye Polonia (anche se ha mantenuto la residenza fiscale a Wroclaw, pur trascorrendo parecchio tempo a Monte-Carlo: gesto apprezzato dai suoi connazionali), nuova base presso il Saddlebrook Resort, in Florida. Pur essendo nativo digitale (è nato l'11 febbraio 1997), Hubi starebbe benissimo in un servizio fotografico vintage, vestito di bianco, con i capelli in perfetto ordine e lo sguardo timido.

“Mi piace la sua dedizione: si allena con serietà, anche per 3-4 ore di fila, senza mai distrarsi con il cellulare – dice Boynton – non gioca per i soldi, ama lo sport e vuole ottenere il massimo. I suoi successi non mi sorprendono perché è un ottimo tennista”. Lo ha paragonato ad Andy Murray: ci può stare, anche se le differenze ci sono. Di certo Hurkacz chiede tantissimo al servizio. Quest'anno ha tirato più ace di tutti (893 in 58 partite), ed è il giocatore a raccogliere più punti con la prima di servizio (79,69%). Non a caso, nella finale di Shanghai è stato in linea con la percentuale (57 su 70). Ma il servizio non basta: gioca benino in ogni zona del campo, si muove bene per la sua stazza ed è un fanatico dei dettagli. “Mi piace lavorare duro – racconta – spero che la dedizione mi aiuti a evitare gli infortuni. Ma non credo che mi darà un vantaggio rispetto agli avversari, perché ed alti livelli le differenze sono marginali”. Giusto, ma a volte sono proprio i dettagli a fare la differenza. Hubi lo sa: da qualche tempo fa meditazione, svolge esercizi di respirazione e si fa seguire da uno psicologo dello sport (Pawel Habrat). Ogni dettaglio è buono per ottimizzare la performance, ma soprattutto per fronteggiare i momenti negativi. Quest'anno ce ne sono stati, ma è inutile sfrugugliare nella sua personalità per comprenderne i motivi: la riservatezza è il suo stile di vita.

Dopo qualche mese di ammiccamenti, nell'autunno 2021 Hubert Hurkacz è diventato testimonial McLaren

Hurkacz dedica alla nonna il successo a Shanghai

Non parla mai nemmeno della sorella minore Nika, aspirante tennista, figurarsi se c'è spazio per il gossip. Zero assoluto. Nessuna indiscrezione su fidanzate o su preferenze politiche, argomento molto caldo in Polonia. Anzi, sarà stato ben felice di trovarsi all'estero nel giorno delle elezioni. Meglio sforzarsi di scrivere “grazie” in cinese sulla telecamera: non c'era riuscito dopo la semifinale, ha mantenuto la promessa e ha scarabocchiato l'ideogramma dopo il successo. E ha dedicato il successo alla nonna, che festeggiava il compleanno proprio nel giorno della finale. Curiosando a fondo, tuttavia, qualcosa di particolare si trova: Hubert è vegano. Non è il primo sportivo a fare questa scelta, ma il suo caso è particolare perché è stata una sua scelta. Non ci sono dietologi e nutrizionisti dietro la decisione di alimentarsi con verdure, pomodori e salsa di noci. Semplicemente, Hubert ha trascorso un periodo in cui si era interessato allo sviluppo e al miglioramento personale. “Ho letto alcuni libri, ho visto alcuni film e ho preso la mia decisione. È successo praticamente da un giorno all'altro. Mi sono sentito bene fin dall'inizio, la qualità degli allenamenti è migliorata e ho continuato a farlo”.

L'unica trasgressione? Pesce una volta a settimana. Sarebbe un testimonial perfetto, ma a lui non interessa. Se proprio deve fare pubblicità a qualcosa, meglio farlo alla McLaren. Dopo aver scorrazzato con la 720S, la GT e la 765LT, un mese fa si è presentato al ritiro della nazionale di Coppa Davis a bordo della nuovissima Artur, gioiellino con doppio motore (uno a combustione e uno elettrico), capace di raggiungere i 330 km/h e con un'accelerazione spaventosa: impiega tre secondi per passare da 0 a 100 km/h. Un po' come il suo servizio-bomba, il colpo a cui si affiderà nel rush finale per il Masters. La Race lo vede in'undicesima posizione, a 345 punti di distanza da Holger Rune, attualmente ottavo. Non potrà concedersi pause: questa settimana è impegnato a Tokyo (patria del suo sponsor principale, che gli fornisce racchette, scarpe e abbigliamento: non può mancare), poi dovrebbe essere a Basilea e giocarsi le ultime carte a Parigi-Bercy. Non c'è tempo per festeggiare, ma a lui va benissimo così: è totalmente astemio. “Come fai a dire che non ti piace l'alcol se non l'hai mai provato?” gli hanno chiesto. “No no, una volta mi è capitato. E non mi è piaciuto. E comunque per un'atleta non va bene”. Obiezioni?