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LA STORIA

Game, Set, Kiss and Love

A tre anni dal bacio che divenne virale, Greet Minnen e Alison Van Uytvanck si sposeranno. Quest'ultima ha detto "sì" con una canzone dei The Script sullo sfondo. La loro esperienza è il contributo più potente che il tennis possa dare al Pride Month.

Riccardo Bisti
16 giugno 2021

Fosse per loro, non sarebbe neanche argomento di discussione. Quel che vivono Alison Van Uytvanck e Greet Minnen è semplice, naturale... banale. Eppure, tre anni fa, un bacio dopo l'impresa della Van Uytvanck a Wimbledon (batté Garbine Muguruza, campionessa in carica) scatenò i giornali di tutto il mondo. Si disse che una coppia di giocatrici belghe aveva aperto la strada per la comunità LGBT. Qualcuno parlò addirittura di un bacio contro l'omofobia. In effetti fu un momento simbolico, anche se le due non si erano mai nascoste. Qualche mese prima, la Van Uytvanck aveva raccontato tutto a una a una TV belga, dal bullismo da bambina fino alla nascita di questo amore. Ma il bacio di Wimbledon diede spazio e voce a chi viene spesso emarginato, anche se Alison e Greet non avevano certo questa intenzione. Le due sono una coppia come tante, con una vita che profuma di normalità. “Alison è quella che gestisce le cose e si prende cura di tutto – dice la Minnen, tre anni più giovane – se vogliamo andare in vacanza è lei che prenota tutto, dal volo all'albergo. È davvero brava in questo. Paga anche le bollette: in queste cose sono pessima, lei è un grande aiuto”. Basta vederle quando una delle due è in campo e l'altra la sostiene in tribuna. Negli occhi di guarda c'è amore, comprensione, condivisione. “Greet è più concentrata sul momento – interviene la Van Uytvanck – in questo modo possiamo equilibrare le cose”.

Oltre a convivere, le due provano a giocare gli stessi tornei, condividono la stessa allenatrice (Ann Devries, n.38 WTA negli anni 80) e giocano il doppio insieme. “Non è stressante giocare insieme alla propria compagna – dice la Minnen – a volte litighiamo, ma sono sempre cose di poco conto. Lei capisce tutto, posso sempre essere me stessa. Se sbaglio non succede niente, non c'è mai rabbia. Penso che sia meglio giocare con lei che con chiunque altro perché mi conosce bene e sa come mi sento in campo”. Giocando gli stessi tornei, tuttavia, c'è il rischio che si possano affrontare. È successo solo una volta, il 29 luglio 2019, al torneo di Karlsruhe. Vinse la Van Uytvanck in tre set (6-4 1-6 6-1), e al momento della stretta di mano si scambiarono un dolce bacio. “Probabilmente è stata la peggiore partita della mia vita – continua la Minnen – affrontare la tua fidanzata, giocare con la persona quasi più importante...”.
“Quasi?” irrompe Alison.
“LA persona più importante” si corregge la Minnen in un'intervista con Metro, realizzata per celebrare il Pride Month, mese dedicato a una serie di iniziative per sensibilizzare sulle tematiche legate alla comunità LGBT.

ASICS ROMA
"Non posso credere che in tutto il circuito maschile non ci sia neanche un gay. C'è bisogno di qualcuno che esca allo scoperto. Se l'accoglienza fosse buona, potrebbe cambiare l'intera visione dell'argomento"
Alison Van Uytvanck

Il bacio dopo lo scontro diretto al torneo di Karlsruhe, il 29 luglio 2019

Le due stanno insieme da cinque anni e mezzo (si misero insieme dopo la preparazione invernale del 2015-2016, presso la IMG Academy) e oggi sono pronte a fare il grande passo: la Minnen ha chiesto alla Van Uytvanck di sposarla. Per farlo, ha scelto un'atmosfera piuttosto romantica: l'ha fatta uscire per portare a spasso il cane e, approfittando della sua assenza, ha preparato la casa e messo la loro canzone preferita (della band irlandese The Script) e al suo rientro si è inginocchiata davanti a lei. Le due si sposeranno in Belgio dopo Wimbledon, sperando di realizzare una grande festa. Come detto, la loro storia è diventata mainstream quel giorno a Wimbledon, quando la Van Uytvanck andò a cercarla dopo il successo sulla Muguruza. Il loro bacio divenne virale. “Per noi fu una sorpresa, appena tornate in hotel ci rendemmo conto che Twitter era impazzito. Molte persone avevano iniziato a seguirci e a ritwittare quel bacio. Non sapevamo nemmeno di essere state fotografate”. Secondo la Van Uytvanck, fu un gesto banale, senza alcun retropensiero.

Avevo appena vinto una partita importante e volevo semplicemente condividere il momento con lei. Non pensavo ad altro. In quel momento volevo soltanto avvicinarmi alla persona più importante della mia vita”. La reazione fu generalmente positiva, senza disgustosi episodi di omofobia. La grande forza di Greet e Alison, tuttavia, è il totale disinteresse delle opinioni altrui. “Hai sempre paura di come reagiranno le persone a te più vicine – dice la Van Uytvanck – il padre di Greet ha avuto bisogno di un po' di tempo per accettare la cosa. Adesso è tutto ok. Non abbiamo mai avuto paura di esporci al mondo: ci interessava soltanto che le nostre famiglie e i nostri amici fossero d'accordo. A quel punto non ci abbiamo più pensato, abbiamo seguito il flusso e ci siamo tenute la mano quando ci andava di farlo”.

Dopo un anno e mezzo di amicizia, Van Uytvanck e Minnen si sono messe insieme nel dicembre 2015

Il filmato realizzato dalla WTA per celebrare il Pride Month

La comunità del tennis ha accolto con un sorriso la loro relazione. “Le più forti sono state molto positive con noi, ma non abbiamo ricevuto una sola reazione negativa”. Le due ripetono – a ragione, e forse non ce ne sarebbe bisogno – che non c'è nulla di strano nella loro relazione. “Visto che la pensiamo così, ci sembra un po' strano dover rilasciare interviste sull'argomento”. Posizione comprensibile: gli omosessuali rappresentano circa il 10% della popolazione mondiale. Tra loro, tuttavia, non tutti hanno il coraggio di uscire allo scoperto per timore di giudizi e discriminazioni. “Ci fanno sempre le stesse domande e noi diamo sempre le stesse risposte: nel mondo WTA abbiamo trovato solo sostegno. Siamo trattate esattamente come le altre. Dovrebbe essere sempre così”. Diverse giocatrici hanno dato il loro sostegno alla campagna LGBT. Tra loro c'è Madison Keys, che ha prestato il suo volto per la campagna pride della WTA. “Amo la capacità di essere sempre fedeli a se stessi, anche di fronte a chi la pensa diversamente. È qualcosa che mi piace molto”. Insieme ad atlete di altre discipline, nel filmato compare anche Ashleigh Barty, numero 1 del mondo. “Sono stata molto fortunata ad avere un fantastico gruppo di amici e familiari con cui è stato possibile condividere le proprie esperienze. La condivisione è molto importante, a prescindere dal percorso di vita di ognuno di noi”.

Anni fa, qualcuno ha sussurrato che il lungo stop della Barty fosse dovuto a un'ipotetica incapacità di gestire le sue preferenze sessuali. Solidarizza con il movimento anche Naomi Osaka: “Il mio parrucchiere a Los Angeles fa parte della comunità LGBT, ed è una delle mie persone preferite. È sempre brillante e di buon umore, sicuro di sé. Lo amo davvero”. Il tennis femminile è sempre stato più ricettivo sull'argomento rispetto al maschile. Alcune giocatrici-icona della storia del tennis sono apertamente gay: Martina Navratilova e Billie Jean King. Ben diversa la situazione tra gli uomini. Ci sono pochissimi casi di omosessualità dichiarate. Il più famoso rimane Brian Vahaly, ex n.64 ATP, il cui coming out è arrivato soltanto dopo il ritiro. “Credo che sia più difficile esporsi per un'atleta uomo - dice la Van Uytvanck - ci dovrebbe essere un cambiamento. Abbiamo bisogno di qualcuno che abbia il coraggio, non posso credere che in tutto il circuito maschile non ci sia neanche un gay. Ci vuole un modello, spero che possa emergere il prima possibile. C'è bisogno di qualcuno che esca allo scoperto. Se l'accoglienza fosse buona, potrebbe cambiare l'intera visione dell'argomento”. Van Uytvanck e Minnen sperano di essere un piccolo modello, la prova vivente che il coming out deve essere vissuto come una cosa normale, senza essere un'angoscia. “Non bisogna vergognarsi di essere gay – conclude la Minnen – non sei malato, hai soltanto sentimenti per una persona dello stesso sesso, il che va bene. Bisogna semplicemente essere se stessi e dirlo ai propri genitori. Loro ti ameranno ancora”.