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ATP FINALS

Il tempo dirà se Daniil è un vero maestro

Nella stessa città in cui aveva vinto il primo match in uno Slam, Daniil Medvedev intasca il suo titolo più importante. È ancora presto per definirlo “Maestro”, ma ha parecchi anni per poter conquistare una cattedra. Intanto le bizze disciplinari di un tempo sono solo un ricordo. E nessuno ama giocare contro di lui.

Riccardo Bisti
23 novembre 2020

Mancava giusto London Calling dei The Clash ad accompagnare una serata che profumava di commiato. Ma anche di chiusura del cerchio. Londra è la città più importante nella carriera tennistica di Daniil Medvedev. Tre anni e mezzo fa, sul Campo 1 di Wimbledon, il russo vinceva la sua prima partita in uno Slam. Lo fece in grande stile, superando Stan Wawrinka. Venti chilometri a nord-est, nel clima ovattato di un'Arena abituata a ospitare concerti rock, ha colto il suo titolo più importante. Il russo è il Maestro di una stagione un po' così, in cui ha trovato la forma ideale in extremis. Fino a ottobre aveva un bilancio di 18 vittorie e 10 sconfitte, ed era ancora a secco di successi contro i top-10. Poi ha ingranato la marcia giusta e ha azzeccato un filotto di 10 vittorie consecutive tra Parigi Bercy e Londra, di cui sette contro top-10. Ma c'è di più: è il quarto giocatore nella storia a battere i primi tre del mondo nello stesso torneo. Prima di lui c'erano riusciti Boris Becker (Stoccolma 1994), Novak Djokovic (Montreal 2007) e David Nalbandian (Madrid 2007). Un bell'indennizzo: vincere il Masters da imbattuto, tra l'altro, gli ha garantito un assegno da oltre un milione e mezzo di dollari.

Nel suo percorso londinese ha battuto Novak Djokovic, Rafael Nadal e Dominic Thiem in una bella finale, godibile ed equilibrata fino all'ultimo punto. La più lunga tra quelle al meglio dei tre set. L'andamento è stato simile alla semifinale, anche se Nadal è andato più vicino al successo di quanto abbia fatto Thiem. È finita 4-6 7-6 6-4 e Medvedev ha accolto il successo con un sorriso e l'espressione stralunata di chi si trova lì un po' per caso. Ma Daniil è così, tanto rilassato fuori dal campo quanto imprevedibile dentro. In occasione del suo 24esimo compleanno, l'ATP aveva chiesto ai suoi colleghi un aggettivo per descriverlo. Ne hanno dette di tutti i colori: polpo (Khachanov), ragno (Zverev), paziente (Tsitsipas), resiliente (Cilic), amichevole (Coris), pazzo (Goffin), non ortodosso (Shapovalov). Mettete insieme queste qualità, fatene un bel frullato ed emergerà il vincitore delle ultime ATP Finals londinesi, russo come quel Nikolay Davydenko che vinse la prima edizione alla O2 Arena, nel 2009. Proprio Kolya era al microfono della TV russa per raccontare il match. “Da inizio settimana dicevo che sarebbe stata una bella storia la vittoria di un russo” ha ribadito Medvedev, capace di sfibrare il gioco di Thiem con il suo tennis essenziale, poco appariscente, ma (tanto) efficace.

Giocare contro Medvedev è come sottoporre i propri abiti a un lavaggio a mano: all'inizio sembra perfetto per esaltare la bellezza dell'avversario, ma dopo decine di risciacqui gli abiti scoloriscono, si rovinano. Si sfibrano.
Come contro Nadal, Daniil Medvedev ha dovuto rimontare un set di svantaggio per aggiudicarsi la finale

Giocare contro Medvedev è come sottoporre i propri abiti a un lavaggio a mano: all'inizio sembra perfetto per esaltare la bellezza dell'avversario, ma dopo decine di risciacqui gli abiti scoloriscono, si rovinano. Appunto, si sfibrano. È successo a Nadal (costretto a utilizzare il serve and volley nel terzo set perché non ne aveva più), è successo a un Thiem che aveva speso più energie di lui. Anche la tattica di giocare spesso il rovescio in slice si è rivelata poco efficace, fino a premiare il moscovita che da diversi anni abita in Francia. Quando i genitori capirono che il tennis poteva diventare una professione, lo hanno spedito laddove la sorella aveva già trovato lavoro. Lui ne ha approfittato per cambiare studi all'università, passando da Economia e Commercio a una più familiare Educazione Fisica. Però è stato bravo a completarli, intascando un diploma di laurea che in futuro avrà il suo valore. All'Elite Tennis Center di Cannes ha iniziato a lavorare con l'ex pro monegasco Jean René Lisnard (a proposito, anche lui ha preso la residenza a Monte Carlo), poi ha conosciuto Gilles Cervara, ancora oggi suo coach. Il tecnico francese ha avuto il merito di saperlo prendere. Non era facile, perché Medvedev non conosceva la disciplina. Si allenava male e mangiava peggio. Prima di un test atletico, quando sosteneva di essere in buona forma, Cervara sospirava: “Se questo pensi che sia il tuo meglio, allora è meglio lasciar perdere”. Nei giorni di partita non aveva problemi a mangiare la panna cotta a pranzo.

Senza contare un temperamento fumantino. Una volta i giornalisti inglesi gli fecero i complimenti perché sembrava un tipo tranquillo. “In realtà ho avuto un bel po' di problemi, soprattutto da junior – aveva risposto – in Russia, se commettevi dieci violazioni disciplinari venivi sospeso per un mese. In questo modo, io ho perso cinque mesi. Non mi comportavo bene”. Certe scorie sono rimaste anche da professionista, come quando fu squalificato dal Challenger di Savannah per presunto razzismo nei confronti della giudice di sedia Sandy French. Opposto a Donald Young, le disse: “Sono sicuro che siate amici”. Uscita infelice, ma la squalifica fu un po' fiscale. Senza dimenticare la faida dello scorso anno con il pubblico dello Us Open. Per una settimana, non gli perdonarono il dito medio rivolto agli spettatori durante il match contro Feliciano Lopez. Lui seppe trarre forza dall'episodio, spingendosi in finale e riappacificandosi con la gente con il discorso durante la premiazione. A Wimbledon 2017, inferocito per alcune decisioni arbitrali, tirò alcune monetine verso l'arbitro dopo la sconfitta contro Ruben Bemelmans.

Medvedev ha uno stile di gioco piuttosto particolare: "Quando mi rivedo in TV, mi domando che cosa stia combinando"
Sia pure con uno stile molto personale, Daniil Medvedev è in grado di fornire un ottimo spettacolo

Talvolta si fa prendere dal momento, ma possiede la qualità di restare concentrato sul punto successivo. E si è dato una regolata fuori dal campo, iniziando a comportarsi da professionista. Ha assunto un fisiologo (Yann Le Meur) e nel 2018 ha iniziato a compilare un diario in cui (due volte al giorno) descriveva le sue sensazioni fisiche. Lo potevano consultare Cervara e lo stesso Le Meur, in modo da stilare il programma di allenamenti giusto per lui. E così la sua carriera ha avuto la giusta impennata. Da ottimo giocatore, nell'estate 2019 è diventato un top-player. Eppure non è mai troppo considerato alla vigilia di un torneo, come se non fosse ritenuto all'altezza, o forse interprete di un tennis estemporaneo, istintivo. “Quando sono in campo non penso a queste cose, però quando mi riguardo in TV penso... 'Oddio, ma cosa stai facendo?'” scherza Medvedev sul suo stile di gioco un po' così. Ma i risultati sono tutti dalla sua parte: nove titoli, tra cui le ATP Finals, tre Masters 1000 (Cincinnati e Shanghai 2019, Bercy 2020), l'ATP 500 di Tokyo e una manciata di eventi più piccoli. La sensazione è che abbia margini di miglioramento importanti (specie sulla terra: non ha ancora vinto un match al Roland Garros) e che possa dire la sua ancora per qualche anno.

Se è vero che la sua massima soddisfazione è sfinire gli avversari e lasciarli privi di energia, è dotato di un gran servizio che gli garantisce tanti punti gratis e un notevole risparmio energetico. Per essere alto 198 centimetri, poi, si muove e difende alla grande. Ma questa è la nuova frontiera dello sport. D'altra parte, Daniil ama la velocità: qualche tempo fa gli hanno ritirato la patente perché sfrecciava a 163 km/h nei pressi di Monte Carlo. “Ero stanco e avevo fretta dopo una lunga giornata di allenamento – si è giustificato – la sfortuna è che se fossi andato a 159 non me l'avrebbero ritirata. E comunque la strada era completamente vuota”. Pazienza: la patente è tornata e oggi guadagna quasi 12 milioni all'anno: secondo Forbes, oltre 7 arrivano dal tennis e 4,5 dai suoi sponsor personali: Lacoste, Tecnifibre, Bovet (avete notato com'è puntuale nell'indossare l'orologio dopo ogni match?). La sensazione è che il suo portafoglio si ingrosserà sempre di più. Tra qualche anno sapremo se questo Masters ha dato una svolta definitiva alla sua carriera. Per adesso possiamo affermare che il suo nome non sfigura nell'albo d'oro. Tra i vincitori del Masters, in fondo, ci sono tanti ottimi supplenti. Non tutti sono diventati Maestri: starà a Daniil scegliere che strada prendere. Assunzione o precariato a vita?