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VERSO LO US OPEN

Cuore di Mamma, lo Us Open è tuo!

Il figlio di Tracy Austin supera le qualificazioni e farà il suo esordio nel circuito maggiore proprio a New York. Ha studiato all'università, gli hanno asportato un tumore benigno da una mano e quest'anno ha scalato 650 posizioni. “Non ho ancora esplorato il mio potenziale”. Sfiderà Taylor Fritz. 

Riccardo Bisti
28 agosto 2022

Ha avuto la fortuna di non avere le pressioni del suo amico Sebastian Korda, perché il suo cognome non accende ricorsi storici. Brandon Holt deve ringraziare la tradizione secondo cui un neonato prende il cognome del padre. Altrimenti sarebbe cresciuto con la pressione di sentirsi costantemente ripetere di essere il figlio di Tracy Austin, leggendaria giocatrice degli anni '70 e '80. Ha vinto due edizioni dello Us Open, è salita al numero 1 ma si è ritirata ad appena 21 anni. C'era anche lei, nelle tribune del Campo 11 di Flushing Meadows, quando il figlio ha superato il bulgaro Dimitar Kuzmanov e ha conquistato il main draw dello Us Open.
A sorpresa, perchè la sua classifica (n.296 ATP) non gli garantiva nemmeno l'accesso alle qualificazioni. La USTA lo ha omaggiato con una wild card, premiandolo per un'ottima stagione: quattro titoli nel circuito ITF, primi risultati nei Challenger e circa 650 posizioni scalate.

Ma nessuno pensava che potesse qualificarsi, lui che non ha ancora giocato nel tabellone principale di un torneo del circuito maggiore. Lo farà lunedì contro il connazionale Taylor Fritz, e partirà nettamente sfavorito. Poco importa: troppo grande la gioia di esserci, specie dopo un ultimo turno di qualificazione durato sei ore a causa delle tante interruzioni per pioggia. Il match è stato sospeso sul 4-2 al terzo per Holt, poi il rientro in campo è durato pochi minuti. Il tempo di avere un matchpoint, poi due, poi tre... fallito il terzo, ha ripreso a piovere per un'ora. C'erano gli estremi per una crisi di nervi, invece Brandon si è fatto un pisolino prima di scendere in campo. Se non si fosse svegliato in tempo, avrebbe rischiato la sconfitta a tavolino. Invece il quinto matchpoint è stato quello buono, ed è corso ad abbracciare mamma Tracy. Pochi secondi prima, lei aveva alzato i pugni al cielo con un sorriso trionfante. Esultanza non troppo diversa da quella di 43 anni fa, quando vinse per la prima volta lo Us Open.

«Avevo grande paura, era tutto nelle mani di un medico. Non avrei potuto fare neanche una corsa di 10 metri senza sentire il battito cardiaco. Per fortuna è andato tutto bene e non avverto più nessun dolore»
Brandon Holt
ASICS ROMA

I migliori punti di Tracy Austin allo Us Open. Ha vinto il torneo nel 1979 e nel 1981

La Austin non ha mai forzato il figlio a giocare a tennis, e si tiene a debita distanza dalle faccende tecniche. Osserva da lontano, dà qualche consiglio, ma si limita soprattutto a fare la mamma-tifosa. Durante la pandemia ha fatto anche da sparring al figlio, diventato professionista nel 2020 dopo aver studiato presso l'Università della California del Sud. “Sono in ritardo rispetto ai coetanei, ma la USC è stata fantastica – racconta Holt – ho imparato a gestire la pressione, vivere l'atmosfera di squadra... non cambierei la mia esperienza, anche perché poi mi sono laureato. Quanto alla madre, è orgoglioso dell'educazione ricevuta. “Nel tennis ci sono tanti genitori un po' folli, mentre lei ben conosce il percorso per diventare un professionista”. Il sostegno della madre è stato necessario lo scorso anno, quando ha rischiato di smettere di giocare.

Nel mese di aprile ha iniziato ad avvertire un forte dolore alla mano destra. Gli dissero che era una distorsione articolare, dandogli autorizzazione a proseguire. È andato a giocare alcuni tornei in Africa, ma il dolore non passava. E allora altro giro con gli specialisti. Chiunque osservava lastre e risonanze aveva un'idea diversa. Gli dissero che forse era una frattura da stress al quarto metacarpo, prescrivendo sei settimane di pausa. Niente da fare. Alla fine hanno capito cosa fosse: un tumore benigno annodato tra tendine e ossa. “Si era sviluppato un osso extra nel quarto metacarpo, chiamato osteoma osteoide – dice Holt – i medici non se ne erano accorti, perché queste cose sono comuni nelle braccia e nelle gambe, non certo nella mano”.

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Brandon Holt si è laureato presso l'Università della California del Sud

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Brandon Holt aveva giocato le qualificazioni al torneo ATP di Newport, laddove la madre era entrata nella Hall of Fame nel 1992

C'erano due possibilità: un ago mini-invasivo o il tradizionale intervento chirurgico. Hanno optato per la seconda opzione: pur richiedendo un recupero più lungo, era la meno rischiosa (l'ago aveva il grosso rischio di bruciare il tendine). L'operazione è stata effettuata dal dottor Steven Shin presso il Sinai Medical Center, lo stesso dove fu ricoverata Serena Williams ai tempi dell'embolia polmonare. Un luminare, che in passato aveva collaborato con il fortissimo cestista Stephen Curry. “Avevo grande paura, era tutto nelle mani di un medico. Non avrei potuto fare neanche una corsa di 10 metri senza sentire il battito cardiaco.

Per fortuna è andato tutto bene e non avverto più nessun dolore”. Dopo una riabilitazione di cinque settimane, ha ripreso ad allenarsi con racchettina e palline morbide, sfruttando mamma Tracy come sparring. Lo abbiamo rivisto in gara a gennaio, e il 2022 è stato l'anno della svolta. “Non credo di aver sfruttato tutto il mio potenziale, ma da quello che vedo mi sembra sufficiente per giocare contro questi avversari”. Esordirà già lunedì, sul campo Grandstand, già certo di intascare 80.000 dollari. Sarà la prima volta da giocatore, ma Flushing Meadows è casa sua: “Sarò venuto 20 volte a Flushing Meadows, ricordo che osservavo i match in tribuna e pensavo a quanto fossero forti i professionisti”. Adesso c'è anche lui, in mezzo a loro. “Spero che sia soltanto l'inizio”.