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Australia in allarme: niente United Cup per Kyrgios

A poche ore dall'esordio, il numero uno australiano annuncia il forfait dalla competizione in cui avrebbe fatto squadra con l'ex fidanzata Ajla Tomljanovic. I suoi connazionali avevano impostato tutta la promozione su di lui. L'infortunio alla caviglia preoccupa in chiave Australian Open?

Riccardo Bisti
28 dicembre 2022

Aiuto: l'intera produzione giornalistica di dicembre alla voce “Nick Kyrgios” è da buttare. Lo devono aver pensato le redazioni australiane nella notte tra martedì e mercoledì, quando è arrivata la notizia del forfait alla prima edizione della United Cup, in cui era il volto più atteso. Ci saranno quattro top-10 in gara (Nadal, Tsitsipas, Ruud e Fritz), ma gli occhi erano soprattutto sul ribelle di Canberra, che deve ancora giocare il suo primo match in Australia dopo la finale a Wimbledon. L'annuncio del forfait è arrivato a poco più di 24 ore dall'esordio: con l'Australia inserita nel Gruppo D, avrebbe dovuto affrontare Cameron Norrie nel match contro la Gran Bretagna. Al contrario, dieci minuti prima della conferenza stampa del team, è arrivata la rinuncia (di cui nemmeno i compagni di squadra erano al corrente). Un membro del suo team sostiene che si sia infortunato a una caviglia durante la World Tennis League di Dubai, e che gli sia stato consigliato di lasciar perdere dopo l'allenamento di martedì. “L'Australian Open è la sua priorità, dunque dobbiamo fare tutto il necessario per assicurarci che sia in grado di giocare al meglio – hanno detto – Nick è deluso, sperava di poter giocare. Incrociamo le dita sperando che ci sia l'anno prossimo”.

È un colpo durissimo per il team australiano, ma soprattutto per una competizione che pure mette in palio una buona quantità di quello che che – reo confesso – interessa a Kyrgios: i soldi. 15 milioni di montepremi (sia pure spartiti al 50% con le donne) sono un bottino da Masters 1000 di prima fascia. Inutile fare congetture sulla gravità (o la veridicità) dell'infortunio, perché Kyrgios è un personaggio imprevedibile e indecifrabile. Quando lo vedremo a Melbourne, magari già dai primi allenamenti, si capiranno le sue reali condizioni. Qualora l'infortunio fosse reale, è la punizione per aver rinunciato alle Davis Cup Finals per andare a gonfiarsi il portafoglio con le esibizioni in Arabia Saudita e e Dubai. Non le avesse giocate, la preparazione all'Australian Open non avrebbe patito battute d'arresto. E certe affermazioni non sarebbero invecchiate così rapidamente, al punto da sembrare ridicole. “La United Cup? Non c'è niente di meglio che giocare nell'estate australiana, è uno dei miei momenti preferiti dell'anno – aveva detto nei giorni scorsi – giocare a Sydney davanti ai tifosi, la mia famiglia, gli amici... è quello che amo. Non ho mai fatto troppo bene a Sydney, quindi spero di cambiare la narrativa. Giocare in Australia è sempre speciale”.

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Un membro del team Kyrgios sostiene che si sia infortunato a una caviglia durante la World Tennis League di Dubai, e che gli sia stato consigliato di lasciar perdere dopo l'allenamento di martedì.

Nick Kyrgios ha sempre dato spettacolo quando ha giocato in Australia

E via belle parole sulla competizione, a suo dire perfetta per coinvolgere il pubblico vista la presenza contemporanea di uomini e donne. C'era poi una storia nella storia: la possibilità di giocare il doppio misto, e comunque di fare squadra, con l'ex fidanzata Ajla Tomljanovic. I due avevano avuto una relazione tra il 2015 e il 2017 e non era finita troppo bene, con Kyrgios paparazzato in una discoteca con due ragazze dopo l'annuncio del suo forfait a Wimbledon. Dopo quell'episodio, la Tomljanovic aveva chiuso il suo profilo Instagram salvo poi riattivarlo qualche tempo dopo, ma evitando accuratamente di seguire Kyrgios. Cinque anni dopo è ancora così, possibile segnale che il rapporto non si è esattamente ricucito. Sarebbe stato un motivo di curiosità vederli sostenersi a vicenda, invece cambia tutto: il leader diventa Alex De Minaur, lo stesso che il mese scorso aveva provato (invano) a convincere Kyrgios a giocare in Coppa Davis. Ancora una volta, dunque, sarà il numero 1 ad interim e sfiderà anche Rafa Nadal nel match contro la Spagna de prossimi 2-3 gennaio.

“C'è sempre passione e orgoglio nell'indossare la divisa verde e oro – ha detto De Minaur, che si è fatto tatuare il numero 109 perché è stato il centonovesimo a giocare per l'Australia in Davis – eventi come questo sono innovativi e portano un nuovo tipo di pubblico. Abbiamo un girone difficile, ma siamo ben contenti di essere sfavoriti”. Sulla stessa lunghezza d'onda la Tomljanovic: “Quando giochiamo in nazionale ci esaltiamo: abbiamo raggiunto la finale sia in Davis che in BJK Cup, e credo che in pochi ci avrebbero scommesso. Quando ho giocato per la prima volta per l'Australia (lei è croata di nascita e da giovanissima aveva rappresentato il Paese d'origine) ho trovato atmosfera e cameratismo: con gli altri australiani ci vediamo spesso nel circuito, ma non parliamo molto. Quando ci ritroviamo, però, cambia tutto. È come se non ci fossimo mai lasciati”. I due hanno parlato a margine di un servizio fotografico promozionale nei pressi del Sydney Harbour Bridge, a cui hanno preso parte anche Zoe Hives e Jason Kubler. Non sapevano ancora del forfait di Kyrgios, dunque certe immagini hanno avuto un sapore predittivo.

Senza Kyrgios, il team australiano di United Cup posa davanti al Sydney Harbour Bridge

Nel mese di dicembre, Kyrgios si è concesso turismo ed esibizioni

Rimane il clamore per l'assenza di Kyrgios: intendiamoci, la United Cup non sarà mai un evento di prestigio. Formula e collocazione ne fanno una danarosa preparazione per l'Australian Open. In fondo basti pensare ai suoi antenati, Hopman Cup (nella sua prima versione) e ATP Cup: per ricordarne i vincitori bisogna fare un importante sforzo mnemonico. Ma per gli australiani è un evento cruciale: hanno investito molto, coinvolgendo tre città e lanciando un importante battage mediatico che ha messo un po' in secondo piano gli altri eventi di avvicinamento (che pure ci sono: il doppio combined di Adelaide e il WTA di Hobart). E la comunicazione era fortemente incentrata su Kyrgios, al punto che la capitana Samantha Stosur (che dividerà il ruolo con Lleyton Hewitt) aveva detto: “Non è un segreto che Nick ami giocare le gare a squadre.

Sono sicura che la United Cup sia perfetta per lui, essendo un evento australiano in cui può giocare per l'Australia. Sarà entusiasta e pronto a partire. Non l'ho mai visto in un match da bordocampo: sarà un'esperienza divertente”. Dovrà aspettare per viverla, così come i suoi connazionali dovranno attendere per rivederlo con la maglia della nazionale, indossata per l'ultima volta tre anni fa, in ATP Cup. Ancora più antica l'ultima presenza in Davis, risalente al 2019. Il rapporto tra Kyrgios e il suo Paese – o meglio, i suoi connazionali – non è semplice. Lo ha ricordato lui stesso, spiegando di fare fatica a dimenticare quello che è stato detto e scritto sulla sua famiglia. Per questo non ha lo stimolo necessario a giocare in nazionale. E il rendimento di Nick il ribelle, si sa, dipende quasi esclusivamente dalle motivazioni. Per fortuna dei suoi tifosi, l'Australian Open è in cima ai suoi pensieri: se il problema alla caviglia non sarà nulla di serio, come è probabile, a Melbourne lo rivedremo tirato a lucido.