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OLIMPIADI

“Allontanate quel giornalista. Non lo voglio più vedere”

La dura reazione di Daniil Medvedev: un giornalista gli aveva chiesto se avverte su di sé lo stigma causato dal vecchio doping di stato russo (che sta costando inno e bandiera). La comunità russa è tutta dalla parte del giocatore. Ma hanno esagerato, proprio come il giocatore.

Riccardo Bisti
29 luglio 2021

Il match contro Fabio Fognini è stato particolarmente impegnativo per Daniil Medvedev. Si è imposto in tre set, cogliendo i quarti del torneo olimpico nonostante alcuni problemi fisici e il caldo torrido. “Potrei morire, e se succederà sarà per la vostra responsabilità” ha polemizzato con gli organizzatori. Tuttavia, il momento più complicato è arrivato in zona mista, poco dopo il match, quando si è imbufalito con il giornalista cileno Sebastian Varela Nahmias, inviato de La Tercera, a causa di una domanda sul doping. Varela ha evocato il sistema messo in atto dalla Russia e scoperto nel 2014 a seguito di una maxi-inchiesta della TV tedesca. In cambio di una percentuale sui guadagni, i funzionari della federazione russa di atletica leggera riempivano gli atleti di sostanze vietate e garantivano l'impunità, grazie alla complicità dei responsabili della stessa agenzia russa antidoping (RUSADA). Approfondite indagini hanno fatto sospettare che oltre mille atleti abbiano aderito al programma. Da lì, il Paese è stato oggetto di sanzioni di vario genere in vigore ancora oggi. Come è noto, gli atleti mai sospettati di doping possono gareggiare a Tokyo sotto la sigla Russian Olympic Committee.

La sentenza del CAS di Losanna risale al 2019 e ammonta a due anni contro i quattro chiesti dalla WADA. Per questo, gli atleti russi non possono portare la loro bandiera né possono ascoltare l'inno in caso di vittoria. Il nervosismo per questa faccenda, unita alla stanchezza post-match, ha spinto Medvedev a reagire male a una domanda nemmeno troppo polemica: “In questi Giochi, i russi si portano lo stigma di impostori. Come lo percepisci?”. Dopo aver chiesto di ripetere, ha detto: “Per la prima volta nella mia vita, non risponderò a una domanda. Dovresti vergognarti per quello che hai chiesto”. Rivolgendosi all'addetta ITF, ha detto di non voler più vedere questa persona in zona mista. “E mai più nella mia vita. Non voglio rispondere alle sue domande”. La comunità russa si è schierata compatta a favore del suo atleta, a partire dal Ministro della Duma con delega allo sport, Dmitry Svischev: “Ha fatto bene a reagire così, dobbiamo ringraziarlo non solo a nome degli atleti russi, ma di quelli di tutto il mondo. Il comitato organizzatore ha fatto la cosa giusta nel rimuovere questa persona (non c'è stata alcuna rimozione, ndr). Sono cose inaccettabili, è necessario togliere immediatamente l'accredito e non consentire a sedicenti giornalisi di parlare con gli atleti”.

ASICS ROMA
"Volevo sapere se Medvedev si sente vittima della violazione delle regole antidoping commesse dalla precedente generazione di atleti russi"
Sebastian Varela Nahmias

La sintesi di Medvedev-Fognini. Nei quarti, il russo sfiderà Pablo Carreno Busta

Detto che l'ITF non ha tolto nessun accredito, lo stesso giornalista aveva fatto una domanda analoga a Karen Khachanov (anche lui nei quarti), senza scatenare alcun malumore. “È una sciocchezza politica – aveva risposto Khachanov - non sta a noi decidere, non siamo responsabili di questo conflitto. Mi spiace molto non poter rappresentare il nostro Paese, ma tutti sanno da dove veniamo. Ed è strano non poterlo neanche pronunciare”. La Pavlyuchenkova si è schierata pienamente con Medvedev, mentre Andrey Rublev ha risposto con maggiore diplomazia: “Non siamo coinvolti in alcun modo. Siamo continuamente testati e non so cosa sia successo allora, ero all'inizio della mia carriera. Tutti sanno da dove veniamo, e anche il nostro stemma olimpico fa capire quale Paese rappresentiamo”. La polemica si sta traducendo in buone prestazioni: i tennisti russi sono ancora in lizza per diverse medaglie. “Vincere una medaglia quando non puoi parlare ad alta voce del tuo Paese è doppiamente piacevole. Un bonus” sostiene Rublev. “Sono d'accordo” ha detto la Pavlyuchenkova, sua compagna in doppio misto.

La sensazione è che questa presenza fantasma stia motivando gli atleti russi, che fino a oggi sono quarti nel medagliere. Tuttavia, la reazione di Medvedev è parsa francamente esagerata. È fresco il caso di Naomi Osaka, che durante il Roland Garros scelse di non parlare con i giornalisti salvo poi ritirarsi quando le fu fatto presente che stava violando un regolamento. A inizio anno, i tennisti firmano un documento in cui accettano di avere un rapporto professionale con i media. Per questo – al netto della salute mentale, ci mancherebbe – devono tollerare anche le domande sgradite. Interpellato dai media russi, Varela Nahmias ha detto: “Gli ho chiesto se c'è uno stigma sugli atleti russi, non ho rappresentato una mia opinione. Mi ha sorpreso che Medvedev abbia reagito in quel modo. Ho chiesto lo stesso a Khachanov e non ci sono stati problemi. Forse Daniil non ha capito la domanda”. In un'altra conversazione, ha specificato cosa intendesse. “Volevo sapere se Medvedev si sente vittima della violazione delle regole antidoping commesse dalla precedente generazione di atleti russi”. Nessuna allusione a un presunto doping di Medvedev, né tantomeno un'offesa alla Grande Madre Russia.

Lo scenario in cui Daniil Medvedev ha perso il controllo. Sebastian Varela è il terzo da sinistra, con maschera e maglietta bianca

Russia Today ha dedicato ampio spazio al caso Medvedev

La Russia non ha impugnato il verdetto del CAS ed è perfettamente normale che i giornalisti facciano domande sull'argomento. “Non bisogna essere russofobi per avere il diritto di parlare del Doping di Stato russo. Inoltre la nuova generazione di atleti ha il compito di dimostrare di non avere nulla a che fare con il passato” scrive il giornalista Rustam Imamov. Inoltre, i funzionari russi sapevano benissimo che l'argomento sarebbe uscito, e avevano consigliato agli atleti di rispondere con diplomazia, ribadendo che gli unici preposti a parlare sono coloro che hanno imposto le sanzioni. Medvedev ha abbandonato la diplomazia e ha creato un conflitto. Ha torto: anche se ha interpretato la domanda come un attacco personale, non è un buon motivo per inserire Varela nella lista nera. Il suo stato d'animo è comprensibile, così come la situazione di stanchezza fisica ed emotiva dopo un match di due ore e mezza sotto il sole cocente.

Però ha commesso un errore, ed è inaccettabile che la stessa delegazione ROC abbia inoltrato una protesta al CIO e al Comitato Organizzatore di Tokyo 2020. “Nella stragrande maggioranza dei casi, l'atteggiamento nei confronti della nostra squadra è stato rispettoso, ma ci sono individui che si sono lanciati in aperte provocazioni. Per il secondo giorno di fila, Sebastian Varela ha cercato di creare scandalo attorno alla nostra squadra, ponendo le stesse domande con lo stesso tono – ha detto Konstantin Vybornov, addetto stampa della spedizione ROC – le difficoltà di traduzione non c'entrano nulla, tutti hanno capito perfettamente. Medvedev si è comportato con dignità in una situazione spiacevole. Non ignoreremo questo incidente, non ci piace che questo giornalista vada di proposito dove giocano i nostri atleti e continui a molestarli. Per questo, invieremo a una richiesta ufficiale con un semplice obiettivo: prevenire il futuro ed evitare che accada di nuovo”. Era davvero il caso di farne una questione di stato? Per noi, la risposta è semplice: no.