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TENNIS & POLITICA

Slam, PIF, ATP: è iniziata la guerra civile

Accettare la maxi offerta dell'Arabia Saudita (2 miliardi di dollari), oppure aderire al Premium Tour pensato dagli Slam? La riunione di sabato scorso ha delineato due scenari in uno sfondo di tensioni, soprattutto tra Andrea Gaudenzi (ATP) e Craig Tiley (Tennis Australia). L'attuale stato delle cose.

Riccardo Bisti
14 marzo 2024

Ci sarà un cambiamento epocale, ma non sappiamo ancora in quale direzione. Mentre i migliori giocatori del mondo si davano battaglia a Indian Wells, gli uffici dello stesso “Quinto Slam” hanno ospitato una riunione tra i tornei del Grande Slam, più importanti eventi del circuito ATP-WTA e i rappresentanti degli stessi sindacati, Andrea Gaudenzi e Steve Simon. In ballo c'è il futuro del tennis. E c'è stato un colpo di scena. La proposta di un Premium Tour gestito e guidato dagli Slam era nota da mesi: i quattro Major, dieci super-tornei, una competizione a squadre e un Masters combined è la base su cui stanno ragionando, con l'idea di ridurre a corollario il resto del circuito. Vi abbiamo spiegato come funzionerebbe – a grandi linee – questo circuito e le sue incognite, a partire da una classifica mondiale che rischia uno sdoppiamento. Il Premium Tour avrebbe dovuto essere presentato a novembre durante le ATP Finals, poi a gennaio in Australia, infine l'incontro si è svolto sabato scorso a Indian Wells. I tornei del circuito ATP-WTA si aspettavano una proposta economica concreta, invece pare che sia stato ribadito quello di cui si parla da mesi: un calendario non troppo diverso dall'attuale, senza troppi dettagli. La riunione è terminata con un nulla di fatto, magari con l'idea di aggiornarsi durante il Roland Garros.

Ma a quel punto c'è stato il colpo di scena: dopo che gli Slam hanno lasciato la riunione, Andrea Gaudenzi avrebbe rivelato la proposta del PIF (il fondo d'investimento pubblico saudita): 2 miliardi di dollari per unificare i due circuiti. Usiamo il condizionale perché fonti arabe citate dal Guardian avrebbero smentito (un po' debolmente, per la verità). Un'offerta gigantesca, che aumenterebbe a dismisura il giro d'affari del tennis. Ma non c'è troppo tempo per pensarci su: pare che gli arabi abbiano fissato una scadenza di 90 giorni: prendere o lasciare. In questo senso, la risposta dell'ATP dovrebbe arrivare durante il torneo di Madrid, laddove si svolgeranno le riunioni annuali che solitamente si tengono a Miami. L'offerta araba prevede più tornei combined, il rilancio del Senior Tour (silenziosamente scomparso negli ultimi anni) e – soprattutto – la nascita di un Masters 1000 in Arabia a inizio anno. La medesima offerta, inoltre, tiene conto dello spostamento delle WTA Finals in Arabia. Sul punto, è di poche ore fa l'indiscrezione secondo cui l'accordo sarebbe già stato finalizzato. Insomma, il tennis si trova a un bivio, se non sull'orlo di una guerra civile, come ha scritto il Telegraph. In questo momento le opzioni sono due.
1) Accettare un Premium Tour gestito dagli Slam, con declassamento dei tornei 500 e 250.
2) Aprire all'Arabia Saudita ma concedere ampi spazi di manovra a chi detiene il potere economico.

Il punto di rottura è l'ipotesi di organizzare un Masters 1000 in Arabia a inizio stagione. Tale scelta avrebbe indebolito Tennis Australia, che in quel periodo gestisce i tornei di avvicinamento all'Australian Open, su tutti la United Cup. 

Ognuno guarda al proprio orticello (leggasi portafoglio). Ragionamento potenzialmente pericoloso, perché potrebbe mettere a rischio l'unica cosa che conta per davvero: l'integrità tecnica del gioco. Le modifiche vanno bene, anche le rivoluzioni, ma ci sono punti che non dovrebbero essere toccati: il tennis ha bisogno di un unico circuito in cui competono tutti i migliori, e che comprenda tutti i tornei più importanti, con gli Slam come pilastri. Pensate al disastro che si verificherebbe nel caso di una spaccatura, con i migliori giocatori divisi tra due circuiti, un po' come è accaduto per un breve periodo nel golf, con il LIV Tour che aveva portato via alcuni campioni al PGA Tour, prima che fosse raggiunto un accordo. L'esperienza sembra servita agli arabi, i quali hanno compreso che non conviene trattare direttamente con i giocatori, bensì con i tornei. Da qui il cambio di strategia: nessuno (almeno che si sappia) ha trattato direttamente con Alcaraz e Sinner, ma avrebbero presentato una maxi-offerta a Gaudenzi, peraltro dopo aver già messo il proprio nome sulla classifica ATP, che da un paio di settimane si chiama PIF ATP Ranking (alla modica cifra – si dice – di 100 milioni di dollari).

La maxi-offerta araba escluderebbe gli Slam, alimentando una tensione nata un paio d'anni fa e che oggi ha raggiunto il suo picco. I rapporti tra ATP e Major sono peggiorati da quando Andrea Gaudenzi ha preso il posto di Chris Kermode. Sin dal suo insediamento, il faentino ha parlato di unità e progetti comuni, con l'obiettivo di aumentare la vendibilità del prodotto tennis. Se l'avvicinamento con la WTA (che però è l'anello debole dell'ecosistema) è stato piuttosto semplice, non si può dire altrettanto del rapporto con gli Slam. La crescita dei Masters 1000 a 96 giocatori (e 12 giorni di main draw) è un chiaro tentativo di avvicinarsi ai Major, poi c'è stato l'episodio di Wimbledon 2022, lasciato senza punti ATP-WTA per la scelta di non ammettere russi e bielorussi. Piccoli sgarbi che sono diventate ruggini quando è entrata in scena l'Arabia Saudita, con la sua irrefrenabile voglia di organizzare eventi. Il punto di rottura è l'ipotesi di organizzare un Masters 1000 in Arabia a inizio stagione. Tale scelta avrebbe indebolito Tennis Australia, che in quel periodo gestisce i tornei di avvicinamento all'Australian Open, su tutti la United Cup. E allora Craig Tiley, uomo forte dell'organizzazione, ha reagito ipotizzando il Premium Tour.

Lew Sherr, amministratore delegato USTA, ha spinto affinché ATP e WTA partecipassero alla riunione di sabato scorso, in cui sono state presentate le linee guida dell'ipotetico "Premium Tour"

Massimo Calvelli (CEO ATP) rivela alcuni dettagli della partnership ATP-PIF

Il Premium Tour strizzerebbe l'occhio ai giocatori, garantendo maggiori guadagni e meno impegni, oltre a una offseason decisamente più lunga (tema su cui si dibatte da anni, ma che non è mai giunto a soluzione), però richiederebbe l'adesione dei tornei e metterebbe in un angolo l'ATP. In sintesi, i Masters 1000 più qualche evento particolarmente ricco (Doha, Dubai, Pechino) dovrebbero aderire al progetto, uscendo (formalmente o meno non si sa) dal circuito tradizionale. Il progetto è alla luce del sole e non dimentica il resto del circuito, a cui sarebbe stato trovato il nome di Contender Tour e che sarebbe propedeutico per i tornei principali. In nome della trasparenza, l'amministratore delegato della USTA Lew Sherr ha invitato Gaudenzi e Simon alla riunione di sabato scorso (contro il parere di Tiley). I tornei del circuito attendevano con curiosità le proposte degli Slam, soprattutto sul piano finanziario, ma non è stato detto nulla di concreto. Da parte sua, Gaudenzi ha aspettato che gli Slam uscissero dalla stanza per tirare fuori il coniglio dal cilindro (l'offerta PIF). Qualcuno sostiene che l'italiano non sarebbe stato contrario – in linea di principio – al Premium Tour, a patto di esserne messo a capo. Tale opzione non sembra percorribile, vista l'attuale tensione con Tiley. E oggi è più facile capire perché Gaudenzi non fosse in Australia lo scorso gennaio e abbia preferito trattare con gli arabi. A oggi è difficile ipotizzare cosa succederà: la certezza è che i grandi tornei (Indian Wells, Miami, Madrid, Roma, Cincinnati, Canada, Cina) dovranno decidere da che parte stare. O meglio, a quale progetto aderire.

L'offerta PIF è vantaggiosa, anche se è difficile ipotizzarne gli effetti sul lungo termine. L'idea di un Premium Tour non dispiace (pare che – per il bene del gioco – la federazione francese avesse rinunciato al suo Masters 1000 di Parigi, che peraltro dal 2025 dovrebbe trasferirsi nel più grande palazzetto d'Europa), ma l'assenza di un progetto ben definito, soprattutto sul piano economico, li ha un po' delusi. Secondo il Telegraph (che ha una o più fonti all'interno delle trattative), i tornei vorrebbero l'unificazione dei diritti TV, laddove tra gli Slam e il circuito c'è un abisso. Nel 2022, l'ATP ha incassato 151 milioni di diritti TV, mentre il solo Wimbledon ne intasca 243 (83 dalla BBC, 95 dal mercato americano, 65 nel resto del mondo). Gli altri Slam guadagnano meno di Wimbledon, ma comunque più dell'intero circuito. Il fatto è noto e i Major vorrebbero mantenere la propria indipendenza nella vendita e nella gestione dei diritti media. Al contrario, i tornei sono ingolositi all'idea di un'offerta unica, il che garantirebbe una sostanziosa fetta della torta agli aderenti. Per adesso gli Slam non ne vogliono sentir parlare, e lo hanno ribadito nella riunione di sabato. Ma dopo la maxi-offerta PIF, tuttavia, le loro certezze potrebbero vacillare. Ad oggi è così, ma le cose possono cambiare rapidamente e comunque si deciderà in tempi brevi, poiché gli arabi avrebbero fissato in 90 giorni la validità della loro offerta. E chissà che non stiano pensando di fare per conto proprio, come già accaduto con il golf. Il 6 Kings Slam del prossimo ottobre, con i migliori radunati a Riyadh nel bel mezzo della corsa alle ATP Finals, risuona come un avvertimento.