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COPPA DAVIS

Fallimento annunciato

Rottamato dopo appena due edizioni il format che aveva sconvolto la Coppa Davis. Spostando a settembre fase a gironi, si crea un confuso mix tra vecchio e nuovo che aumenta l'impegno dei giocatori. Il silenzio di Kosmos e le mille incertezze sulle sedi di gioco.

Riccardo Bisti
18 febbraio 2022

La notizia è stata accolta con freddezza e indifferenza. C'era da aspettarselo: l'ennesimo cambiamento del format della Coppa Davis era stato rivelato in anteprima dal Telegraph lo scorso 27 gennaio, ma lo scoop era passato sotto silenzio. Oggi è ufficiale, ma siamo vicini alla clandestinità. Basti pensare che (nel momento in cui scriviamo), la notizia sugli account ufficiali della competizione ha raccolto 26 like su Facebook e 28 (più alcune citazioni e un pugno di commenti) su Twitter. Su siti e magazine specializzati, è finita tra le brevi. Perché sono bastate due edizioni affinché questa Coppa Davis – come si ostinano a chiamarla – perdesse fascino e appeal. Dopo aver cancellato la tradizione con la rivoluzione di Orlando (resa possibile dalla complicità di troppe federazioni), ITF e Kosmos cambiano format per la terza volta in tre anni. Quello ufficializzato in queste ore è migliore rispetto ai precedenti, ma decreta il fallimento della visione iniziale di Kosmos (un evento-spettacolo in sede unica con un centinaio di giocatori) e rappresenta una disordinata sintesi tra il vecchio e il nuovo format.

Ecco come si assegnerà l'Insalatiera del 2022.
4-5 marzo - Dodici partite di qualificazione, con la formula casa-trasferta, stabiliranno le squadre che si qualificheranno per la fase a gironi. Ogni singolo “tie” sarà al meglio delle cinque partite, con il doppio a inaugurare la seconda giornata. Gli incontri si giocheranno al meglio dei tre set.
14-18 settembre – Ecco la novità: 16 squadre (le dodici qualificate, più le finaliste in carica Russia e Croazia, più le wild card Gran Bretagna e Serbia), si spalmeranno su quattro città per altrettanti gironi all'italiana. Ogni squadra giocherà tre partite, e le prime due di ciascun girone accederanno alla fase a eliminazione diretta. I vari “tie” saranno al meglio dei tre incontri, prima due singolari e poi il doppio.
23-27 novembre – Tre giorni dopo la conclusione delle ATP Finals, le rimanenti otto squadre si ritroveranno in una sede ancora da stabilire per quarti, semifinale e finale. Il format degli incontri sarà identico a quello della fase a gironi.

ASICS ROMA
I gironi di Coppa Davis inizieranno tre giorni dopo lo Us Open (29 agosto-11 settembre) e precedono il weekend di Laver Cup (23-25 settembre)

Il tweet dell'account ufficiale della Coppa Davis illustra le date dell'edizione 2022

Un cocktail sperimentale che non restituisce dignità alla tradizione ma aumenta l'impegno dei giocatori, dopo che il nuovo format era stato presentato come un sistema per rendere la stagione meno faticosa. Anche stavolta dicono che il cambio nasce per dare una mano ai tennisti. Sentite il direttore del torneo Albert Costa: “Giocatori e capitani ci hanno fatto chiaramente capire che apprezzano il cambio di format, ma vogliono evitare di finire troppo tardi la stagione. La decisione di portare a settembre la fase a gironi nasce in questo senso, mantenendo il format multi-città, aggiungendo una quarta città e garantendo che più appassionati in giro per il mondo possano godersi l'atmosfera della Davis e sostenere dal vivo le loro squadre”. L'ultima frase fa quasi sorridere: dopo aver (quasi) eliminato il format casa-trasferta a favore di una presunto show in sede unica (lo slogan era One City, One Venue), adesso sottolineano quanto sia importante giocare la Davis in più città. Ma veniamo all'impegno richiesto alla maggior parte dei giocatori. Con il format precedente, per sollevare l'Insalatiera, un singolo elemento poteva giocare fino a dodici match (otto singolari e quattro doppi), sia pure al meglio dei cinque set.

L'ultimo a fare filotto fu Andy Murray, che nel 2015 contribuì a undici dei dodici punti necessari alla Gran Bretagna per vincere l'Insalatiera. Col nuovo sistema, un tennista può teoricamente giocare quindici match (otto singolari e sette doppi), peraltro spalmati in tre momenti dell'anno e in tre città diverse. Sicuri che questo scenario favorirà la presenza dei migliori, soprattutto nella fase a gironi? Se il format è certamente migliore rispetto a quello disastroso del 2019 e 2021 (sei gironi da tre, con l'orrendo sistema che premiava le due migliori seconde), la tempistica fa discutere. I gironi di Coppa Davis inizieranno tre giorni dopo lo Us Open (29 agosto-11 settembre) e precedono il weekend di Laver Cup (23-25 settembre). Quest'ultima, pur essendo una semi-esibizione, è già certa di avere un campo di partecipazione di primo piano in virtù della sua visibilità e dei ricchissimi ingaggi. E allora ci si domanda se tutti i top-players avranno voglia di sottoporsi al tour de force New York - Davis - Laver Cup. E quest'anno va ancora bene, visto che la Laver Cup si giocherà a Londra. Come la metteremo nel 2023, quando tornerà negli Stati Uniti?

16 agosto 2018: la sfrenata esultanza dei membri Kosmos quando fu approvata la riforma della Coppa Davis

Il format delle Davis Cup Finals, pomposamente lanciato nel 2019 con lo slogan "One City, One Venue", è già in pensione

C'è ancora incertezza sulle sedi di gioco: le quattro città per la fase a gironi non possono essere annunciate prima di marzo, perché è necessario attendere l'esito dei match di qualificazione. Pensate all'imbarazzo se dovessero essere coinvolte tante squadre extra-europee, magari con l'eliminazione di qualche nazione interessata a ospitare l'evento... E poi c'è l'incognita delle Finals. La sede avrebbe dovuto essere annunciata lo scorso 5 dicembre in una conferenza stampa a Madrid, ma l'evento fu annullato con qualche ora d'anticipo. Vigorose indiscrezioni – rilanciate dal sempre informato Telegraph – avevano parlato di una fase finale ad Abu Dhabi, per un'offerta complessiva di 200 milioni di dollari per cinque anni (40 milioni all'anno). Il mancato annuncio lascia intendere che ci sia qualche problema, anche solo di natura logistica. A pochi giorni dalla fine del Masters, i migliori avranno davvero voglia di andare da Torino ad Abu Dhabi? Questa eventuale scomodità è davvero un modo per andare incontro ai giocatori? Al di là di qualsiasi considerazione sulla bellezza del format (i match al meglio dei tre set...), è evidente che questo format sia particolarmente impegnativo, oltre a conservare ben poco dello spirito e dell'unicità della Coppa Davis.

C'è poi la questione della sostenibilità: ai più attenti non sarà sfuggito il silenzio di Kosmos, la holding guidata da Gerard Piqué che ha acquistato i diritti della competizione per 25 anni, promettendo un maxi-esborso di 3 miliardi di dollari (la ragione che ha spinto tante federazioni ad accettare la riforma). Nessuna dichiarazione di Piqué o di altri dirigenti, a cui si unisce il silenzio del sito internet, che non viene aggiornato dallo scorso 23 settembre (mentre l'ultimo tweet risale al 15 dicembre). E giungono indiscrezioni poco confortanti da Barcellona: pare che l'azienda non stia attraversando un gran momento. Ci sarebbero importanti ritardi nel pagamento dei fornitori e addirittura sarebbe in corso un importante ridimensionamento del personale. D'altra parte, l'edizione del 2019 finì in passivo e non si può certo dire che quella del 2021 sia stato un successo. I cambiamenti del 2022 sembrano fatti più per necessità che per reale convinzione, e la tesi di una competizione più friendly per i tennisti sembra molto discutibile. Un'antica locuzione diceva errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Sembra che questa Davis stia perseverando, tra errori e confusione. E ci si domanda se il meccanismo sarebbe ancora in piedi se non ci fossero importanti accordi economici, siglati nel 2018.