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UNITED CUP

Born in the USA

Gli Stati Uniti vincono la prima edizione della neonata United Cup: in quattro singolari, l'Italia non ha raccolto neanche un set. Berrettini ha giocato al massimo contro Fritz, ma si è arreso in due tie-break. Apprensione per Musetti, costretto al ritiro per un fastidio alla spalla. La manifestazione funziona: può diventare un classico di inizio stagione.

Riccardo Bisti
8 gennaio 2023

Sono bastati tre singolari per decidere la finale della United Cup. L'Italia si presentava con legittime speranze, ma gli americani erano favoriti in virtù di un Dream Team, formato esclusivamente da top-20 ATP e WTA. I valori sono emersi, in modo forse un po' crudele, ma ha vinto la squadra più forte. Jessica Pegula, Frances Tiafoe e Taylor Fritz hanno sigillato i tre punti che servivano per sollevare il trofeo. Quello decisivo l'ha infilato Fritz, bravo a superare in due tie-break un generoso Matteo Berrettini. Il romano le ha provate tutte, allungando una sfida che avrebbe anche potuto terminare prima. Nel tie-break del secondo set è rimasto appiccicato al suo avversario, ma Fritz ha messo in campo una qualità davvero notevole.

Il salto di qualità del californiano è impressionante, oltre a essere accompagnato da una mentalità perfetta. “Non importa l'evento, io scendo sempre in campo per vincere” aveva detto in occasione della Diriyah Tennis Cup (che peraltro gli ha fruttato un milione di dollari). Stessa storia per questo torneo, che aveva la gustosa appendice di punti ATP in palio. “Ci siamo presentati con grandi speranze, almeno, io nutrivo grandi ambizioni – ha detto dopo essersi preso l'abbraccio dei compagni – sono felice di essermi trovato nella posizone di poter chiudere la partita”. Oltre ad avere un gioco dirompente, perfetto per le esigenze del tennis attuale (anche se non proprio entusiasmante), Fritz si sta rivelando un tennista molto affidabile. Ha la mente sempre connessa alla partita, sbaglia poco e fa spesso la cosa giusta.

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Dopo tante sperimentazioni, sembrano esserci le basi affinché la United Cup possa diventare un appuntamento tradizionale di inizio stagione.

Il momento in cui gli Stati Uniti si sono aggiudicati la United Cup

A Melbourne si presenterà da testa di serie numero 8 e sarà una delle primissime alternative ai favoriti, specie se avrà imparato la lezione dopo le enormi delusioni negli ultimi due Slam. In questo momento i bookmakers lo collocano in dodicesima posizione, ma probabilmente vale di più. L'Italia era arrivata in finale con risultati tutto sommato in linea con le aspettative: l'unico esito davvero sorprendente era stato il successo di Martina Trevisan contro Maria Sakkari, decisivo per battere la Grecia in semifinale. Per il resto c'è stata tanta logica, e la logica faceva pensare che gli americani fossero favoriti: dopo l'exploit contro la Swiatek, Jessica Pegula ha fatto il suo dovere contro la Trevisan.

È finita 6-4 6-2 e la toscana è stata brava a restare a galla nel primo set: dopo una partenza a handicap si era portata sul 4-4, ma a quel punto ha perso sette giochi di fila che hanno spezzato in due la partita. Forse la Trevisan può recriminare per un punto giocato con troppa disinvoltura sul 4-5 e 30-30 nel primo set, ma sono dettagli. Semmai andrà monitorata la condizione di Lorenzo Musetti: reduce da un percorso netto (ma la classifica media degli avversari affrontati era 393), il carrarino ha alzato bandiera bianca dopo aver perso il primo set (6-2) contro Frances Tiafoe. Problemi alla spalla hanno consigliato uno stop precauzionale in vista di Melbourne. E non c'è da sorprendersi per il forfait al torneo di Adelaide 2: meglio riposare un po' e recarsi direttamente a Melbourne Park, nella speranza di essere al 100% per l'Australian Open.

Il saluto tra Musetti e Tiafoe: l'azzurro non è stato in grado di terminare l'incontro

Le fasi salienti di Fritz-Berrettini, il match più interessante della finale

A quel punto ci voleva un miracolo, e Berrettini ha provato in ogni modo a infiocchettarlo. Non ce l'ha fatta perché Fritz è stato micidiale al servizio, cogliendo percentuali berrettiniane con la prima (87%). Anzi, Matteo è stato bravissimo a rifugiarsi per due volte nel tie-break visto che ha dovuto cancellare ben nove palle break (quattro nel primo set, cinque nel secondo). Non è stato a guardare, perché in quattro occasioni ha costretto Fritz ai vantaggi sul propro servizio, ma non ha avuto vere occasioni. E allora la United Cup va agli Stati Uniti: sono stati dieci giorni intensi, spettacolari e divertenti: la manifestazione è ben congegnata e altrettanto ben organizzata, piace a tutti (soprattutto ai giocatori) e sembrano esserci le basi affinché – dopo tante sperimentazioni – possa diventare un appuntamento tradizionale di inizio stagione.

Quanto all'Italia, non era lecito esaltarsi per i successi dei giorni precedenti, non ha senso deprimersi per questa sconfitta. A parte l'ovvia delusione, quasi tutti hanno preso l'evento – chi più chi meno – come un rodaggio agonistico per l'Australian Open. Il maggior beneficiario è stato Berrettini, che ha affrontato quattro top-10 (con due vittorie) e ha messo la giusta benzina nelle gambe. Non può dire altrettanto Musetti, costretto ad affrontare avversari che potevano essere sparring partner, e poi ha finito col farsi male. Le ragazze hanno certamente raccolto fiducia e informazioni sul loro livello. Ma la foto finale dell'evento sarà l'abbraccio collettivo del Team USA dopo l'ultimo punto, quando tutti i membri hanno lasciato la panchina e sono corsi ad abbracciare Fritz. Sensazioni indimenticabili per ogni tennista. “È davvero qualcosa di incredibile: non so se avete visto le immagini, ma Tiafoe mi ha praticamente dato una testata!”.

UNITED CUP – FINALE

STATI UNITI – ITALIA 4-0
Jessica Pegula (USA) b. Martina Trevisan (ITA) 6-4 6-2
Frances Tiafoe (USA) b. Lorenzo Musetti (ITA) 6-2 ritiro
Taylor Fritz (USA) b. Matteo Berrettini (ITA) 7-6 7-6
Madison Keys (USA) b. Lucia Bronzetti (ITA) 6-3 6-2