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IL CASO

Tutti smentiscono Nadal!

Secondo lo spagnolo, il tennis rischia una dittatura dei bombardieri. In realtà è l'unico a pensarla così: la lentezza dei campi di Parigi Bercy e tanti giocatori del passato e del presente certificano che per gli attaccanti è sempre più difficile trovare spazio. Senza contare l'evoluzione dell'attrezzatura.

Riccardo Bisti
6 novembre 2021

Nonostante abbia un ottimo bilancio sul cemento indoor (ci ha vinto 19 delle ultime 20 partite), Daniil Medvedev sostiene che le condizioni di gioco dell'ultimo Masters 1000 stagionale siano molto lente. “Abbiamo già la terra battuta e il cemento all'aperto che possono essere lenti – dice Medvedev – i campi indoor non dovrebbero essere così. Non so perché si inventino queste cose, utilizzando anche palle piuttosto lente. L'anno scorso non era così”. Secondo il russo è difficile tenere i turni di servizio, soprattutto quando si è costretti a giocare la seconda palla. In effetti a Bercy si stanno vedendo moltissimi break: Djokovic- Fritz, per esempio, ne ha vissuti otto su un totale di diciannove game. Le affermazioni del russo sono in controtendenza con quelle di Rafael Nadal, che qualche settimana fa aveva manifestato preoccupazione per il futuro del tennis. Intervistato da un magazine giapponese, ha detto che il tennis sta diventando sempre più veloce e deciso quasi solo dal servizio.

Se non si trova una soluzione, il gioco potrebbe essere deciso solo da questo colpo. Credo che le cose peggioreranno nei prossimi dieci anni”. Nadal aveva aggiunto di essere favorevole alla sperimentazione di una sola palla di servizio. Sorprende che due giocatori così forti abbiano una visione diametralmente opposta. Il più vicino alla verità sembra Medvedev, anche in virtù di un interessante dibattito Twitter inaugurato dal giornalista Simon Cambers. Qualche giorno fa, Cambers ha chiesto ai suoi followers cosa succederebbe se arrivasse nel tour un giocatore offensivo come Boris Becker. “Avrebbe lo stesso successo? Nelle condizioni attuali, qualcuno potrebbe adottare un serve and volley simile al suo per vincere uno Slam?”. Si è sviluppato un dibattito molto acceso, al quale hanno partecipato giocatori del passato e del presente, tutti più o meno allineati sul fatto che oggi è praticamente impossibile che un tennista di puro attacco possa vincere uno Slam.

ASICS ROMA
“Il problema del serve and volley non è tanto il servizio, o la velocità dei campi... Il problema è la grave mancanza di qualità nell'esecuzione della volèe”
Paul McNamee

La domanda di Simon Cambers ha lanciato un interessante dibattito

Tranciante l'opinione di Yevgeny Kafelnikov: “Sulle superfici attuali non c'è alcuna chance. Bisognerebbe riportare la vecchia erba a Wimbledon e ripristinare il Supreme nei tornei indoor”. Il Supreme era un tappeto sintetico molto in voga negli anni 90, utilizzato anche Bercy nel 1993, quando il pubblico prese a fischiare Goran Ivanisevic perché tirava un ace dopo l'altro. Più tecnica l'opinione di Ivan Ljubicic. “Sono le corde ad aver cambiato il gioco, non se ne parla abbastanza. Se tutti giocassero con le corde degli anni 80-90, oggi il tennis sarebbe molto diverso”. A suo dire, il progresso della tecnologia ha pesantemente condizionato il gioco. “Si è andati un po' troppo in là, ma non ha senso pensare di tornare indietro”. Il ragionamento di Ljubicic si può estendere anche alle racchette, la cui evoluzione ha dato una grossa mano ai giocatori più difensivi, esaltando colpi come il passante e la risposta. E proprio Nadal è uno dei beneficiari della tecnologia: per lui sarebbe stato molto più difficile vincere 20 Slam con le racchette di legno o con i primi modelli in grafite, i cui telai erano decisamente più piccoli.

Ha giocato in tempi ancora più antichi Paul McNamee, ottimo doppista negli anni 70-80. A suo dire, il problema risiede anche in una scarsa qualità tecnica degli attuali volleatori. “Il problema del serve and volley non è tanto il servizio, o la velocità dei campi... Il problema è la grave mancanza di qualità nell'esecuzione della volèe”. Anche questa affermazione ha un fondo di verità, ma si tratta di una conseguenza del rallentamento generale delle condizioni. I tennisti di oggi adeguano il loro tennis alle condizioni attuali, in cui la volèe è meno importante. Dunque, viene allenata meno. È molto interessante leggere l'opinione di alcuni giocatori in attività, in grado di fornire una testimonianza di prima mano. Il forte doppista Ken Skupski (n. 56 del ranking di specialità) la vede così. “Penso che nell'epoca digitale ci voglia un divertimento istantaneo. Una trasmissione come Sportcenter trasmette una top-10 degli sport americani con momenti di 4-5 secondi in cui gli atleti fanno cose straordinarie. Noi applaudiamo ancora gli scambi di 35 colpi. Ne ho visti a migliaia. Dateci ogni giorno una volèe smorzata di Benoit Paire!”.

Liam Broady è convinto che le condizioni di gioco siano sempre più lente (Foto di Antonio Milesi)

Il post in cui Liam Broady esprime la sua idea sull'evoluzione del tennis

La visione da marketing di Skupski, per quanto discutibile, è un'ulteriore conferma che il tennis si sia appiattito su uno standard che rende il gioco molto simile su tutte le superfici, dall'erba di Wimbledon alla terra del Roland Garros. E non è un caso che negli ultimi dieci anni ben tre giocatori abbiano centrato l'accoppiata Parigi-Londra, quando l'ultimo a riuscirci era stato Bjorn Borg nel 1980. Da allora, era diventata una sorta di tabù. Vale la pena leggere anche le idee di Liam Broady, numero 121 ATP e appena eliminato nei quarti al Challenger di Bergamo. “Penso che il tennis stia diventando sempre più lento, ed è la ragione per cui questo tipo di tennis sta andando verso l'estinzione. Ci sono molti ottimi volleatori, forti e atletici, ma la palla si alza troppo dopo la volèe, molto di più rispetto al passato. Anche sull'erba”. Broady ha espresso l'opinione giovedì, e ha trovato riscontro il giorno dopo al Pala Agnelli di Bergamo, laddove la combinazione superficie-palle rende le condizioni molto lente.

Il britannico è un giocatore aggressivo, i suoi colpi sono quasi piatti, e non è raro vederlo a rete almeno venti volte a partita. Contro il turco Cem Ilkel non è stato aiutato dal campo e il suo gioco offensivo è stato disinnescato dalla lentezza delle condizioni e dal gioco robusto di Ilkel. Tante testimonianze certificano una realtà, che peraltro era già sotto gli occhi di tutti. Difficile capire perché uno come Nadal – così attento e metodico – abbia un timore che sembra infondato e circoscritto a pochissimi match e giocatori. Non è un azzardo sostenere che abbia vinto così tanto grazie alle condizioni attuali, e che in passato gli sarebbe risultato molto più difficile vincere su superfici diverse della terra battuta. Oggi il tennis va così. Non sappiamo se sia un bene o un male, ma di certo non esiste il rischio prospettato da Nadal. E la seconda di servizio è meglio lasciarla dov'è.