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MASTERS 1000 MONTE-CARLO

Rublev ce l'ha fatta: da Cover Boy a protagonista

Cantante in una cover band, paragonato a Kafelnikov, inferiore a Medvedev... per anni, Andrey Rublev è stato travolto dai confronti. Ma da ragazzo viziato è diventato un professionista impeccabile. Gli mancava solo un grande successo, arrivato a Monte-Carlo. E adesso brilla finalmente di luce propria.

Da Monte-Carlo, Federico Ferrero
17 aprile 2023

La direzione non dipenderà solo da lui, ma dopo l'atteso (e agognato) titolo a Monte-Carlo, la carriera di Andrey Rublev è a un bivio. La vittoria in un Masters 1000 rimarrà il picco della sua carriera, oppure sarà il punto di svolta per un giocatore che raramente aveva brillato di luce propria, una sorta di Cover Boy del tennis, schiavo di paragoni? Una quarantina d'anni fa, Mats Wilander rispose quasi piccato a chi lo paragonava a Bjorn Borg. “Io non sono il secondo Borg, sono il primo Wilander” disse. Pur essendo cresciuto nel mito di Marat Safin, sin da inizio carriera il russo fa i conti con il paragone con Yevgeny Kafelnikov, ancora oggi il connazionale più titolato. Lo ricorda nei gesti tecnici, soprattutto nel rovescio, anche se negli anni si è un po' slegato dal modello. In fondo Kaf era soprannominato Principino per il modo di fare un po' aristocratico, e di certo non si ammazzava in allenamento.

Anzi, giocava sempre il doppio per ridurre le ore di lavoro. Al contrario, Rublev si è costruito una mentalità diversa da quando si allena in Spagna, presso l'accademia 4Slam Tennis, sotto la guida di coach Fernando Vicente. Da quelle parti si lavora duro. Per loro, fatica e sudore sono gli unici ingredienti per arrivare in alto. La Spagna è stata una benedizione per Andrey: il talento c'è sempre stato, ma non aveva idea di cosa significasse fare il professionista. Sul sito ATP c'è scritto che da bambino dormiva abbracciato a una racchetta da tennis, mentre mamma Marina Marenko (sua prima maestra, ex allenatrice di Anna Kournikova) racconta che da bambino preferiva racchette e palline ai giocattoli. Sarà, ma finché è rimasto a Mosca era un prodotto incredibilmente grezzo. Si è allenato per anni presso lo Spartak Mosca e si occupava di lui l'ex pro Andrei Tarasevich, ma poi hanno capito che non era sufficiente. E così lo hanno spedito in Spagna, laddove si allenava già l'amico Karen Khachanov.

«Sento di poter migliorare molto. Sento che negli allenamenti lo sto facendo, ma non so quando e dove questo si tradurrà nei tornei» 
Andrey Rublev

Dal primo titolo ATP a oggi, i passaggi più significativi della carriera di Andrey Rublev

Potevano permetterselo, perché i Rublev sono una famiglia molto benestante. Papà Andrey Sr è un ex pugile, ma dopo aver smesso di tirare cazzotti ha messo in piedi una catena di ristoranti. Ne hanno 13-14 in giro per Mosca, con cucine di tutto il mondo. “Proprio per questo non mangiavo quasi mai in casa, ero sempre nei nostri ristoranti. Il mio preferito è quello italiano, c'erano dei cuochi che preparavano piatti fantastici”. Quando è arrivato a Gavà, nei pressi di Barcellona, era lontanissimo dagli standard richiesti. La curiosità è che Fernando Vicente non aveva nessuna intenzione di allenarlo. Veniva da 4 anni in giro per il mondo al seguito di Marcel Granollers, e voleva dedicare più tempo alla famiglia. “Invece abbiamo fatto una settimana di prova...” e non si sono più separati. Vicente è diventato un riferimento assoluto per Rublev, che nel 2023 ha cambiato team: “Ho un nuovo preparatore atletico, un nuovo fisioterapista, un nuovo manager... del passato è rimasto solo Fernando”. Sarà un senso di gratitudine per chi gli ha insegnato a essere professionale.

“Gli abbiamo fatto capire che i successi non arrivano in fretta – raccontava a suo tempo lo spagnolo – dobbiamo dirgli tutto: cosa mangiare, a che ora scaldarsi... è un impegno di 24 ore al giorno. Quando è arrivato non sapeva nemmeno iscriversi ai tornei, perché facevano tutto per lui”. Dai e dai, hanno fatto un piccolo capolavoro: Andrey staziona da tre anni tra i top-10 ed è diventato costante e affidabile. Rimaneva il problema dell'immagine da Cover Boy, dove per cover non si intende copertina, ma il concetto di nuova versione rispetto a qualcosa di esistente: oltre all'antico paragone con Kafelnikov, c'è un Daniil Medvedev che vince più di lui e ha una personalità più pungente. Ci aveva messo del suo, Andrey: qualche anno fa aveva fondato una cover band degli One Direction insieme a tre amici d'infanzia: Ivan Juravlev, Slava Naumkin e Vlad Naumkin. Si chiamavano Summer Afternoon e realizzarono un videoclip della famosa Steal my Girl. “Nel filmato si vede quanto fossi stanco, le riprese sono state durissime” racconta Andrey, che di natura è un pigrone. “Ma adesso sto facendo le cose giuste fuori dal campo e ho sempre pensato che, facendolo, avrei vinto qualcosa di importante”.

Quello conquistato a Monte-Carlo è il tredicesimo titolo nella carriera di Andrey Rublev. È il più importante

Un giovane Andrey Rublev interpreta "Steal my Girl" degli One Direction

Ce l'ha fatta al Country Club, laddove aveva già perso una finale nel 2021 e ha rischiato di fare il bis nel pomeriggio di domenica, quando si è trovato in svantaggio 4-1 e 0-30 nel terzo set contro il ringhiante Holger Rune. Ha dovuto cancellare una palla break del 5-1. “In quel momento ho avvertito uno spasmo alla parte bassa della schiena, ma mi sono detto di non pensarci – racconta – se pensi troppo a qualcosa, poi diventa più grave di quello che è”. Non era scontato, visto che nel 2018 aveva saltato tre mesi per una frattura da stress proprio in quella zona. Dai e dai, ha ricucito il set e ha intascato il titolo più importante in carriera salvo poi conquistare tutti con quella spontaneità un po' naif.

Prima ha scherzato con Rune, dicendogli. “Sei giovane, hai già vinto un Masters 1000, potevi lasciarmi vincere...”. Poi aveva confuso la principessa Charlene di Monaco con la presidentessa del Country Club Melanie-Antoinette de Massy. “Scusatemi! Mi sono surriscaldato al sole”. Insomma, per un giorno – anzi, per una settimana – il protagonista è diventato lui. Niente paragoni, niente similitudini: Andrey Rublev ha iniziato a brillare di luce propria. In conferenza stampa ha detto di poter migliorare ancora molto: non siamo certi che abbia ragione, perché quei 4-5 giocatori che al loro massimo sono più forti di lui sembrano esserci sempre. Ma la testa può fare la differenza: come per gli spasmi alla schiena, se Andrey iniziasse a crederci un po' di più...

MASTERS 1000 MONTE-CARLO – FINALE
Andrey Rublev (RUS) b. Holger Rune (DAN) 5-7 6-2 7-5