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CURIOSITÀ

Roger Federer, i Metallica e quel premio non sempre meritato

Il padre di Novak Djokovic non accetta che Federer abbia vinto per 13 volte il Premio Sportività dell'ATP. In effetti nel 2009 non lo avrebbe mai meritato, invece lo ottenne per il sesto anno di fila. Quell'episodio sembra togliere valore agli altri 12 riconoscimenti.

Riccardo Bisti
28 marzo 2021

Ha fatto discutere l'intervista rilasciata qualche giorno fa da Srdjan Djokovic. Senza alcun pudore, ha sostenuto che il figlio sia già il migliore tennista di sempre, nonché uno dei migliori sportivi di ogni epoca. Affermazioni discutibili e non ancora sostenute dai numeri. Tuttavia, merita una riflessione quanto detto sul premio sportività, anzi, Stefan Edberg Sportsmanship Award, assegnato ogni anno al giocatore che durante l'anno si è comportato al massimo livello di professionalità e integrità, gareggiando con il massimo spirito di correttezza e che ha promosso il gioco tramite le sue attività fuori dal campo. Secondo Djokovic Sr., non è giusto che il figlio non l'abbia mai ottenuto “Nonostante abbia dimostrato in più occasioni di essere una buona persona. Invece lo hanno assegnato almeno 15 volte a Roger Federer”. Dando un'occhiata all'albo d'oro, in effetti, è legittimo nutrire qualche perplessità. Federer lo ha ricevuto per ben 13 volte, nove in più dello stesso Edberg (a cui il premio è stato intitolato).

Dal 2004 a oggi, il riconoscimento è stato assegnato esclusivamente a Federer e a Rafael Nadal (4 volte). Il concetto di fair play non è univoco: vale di più un sorriso in un momento difficile o lasciare un punto all'avversario in un momento importante? Al di là di questo, molti sostengono che i ripetuti successi di Federer non siano giusti. Intendiamoci: la correttezza dello svizzero non è in dubbio, ma è possibile che negli ultimi diciassette anni non ci sia stato un solo giocatore più corretto di lui e Nadal? Si può discuterne all'infinito, ma c'è un punto su cui non esiste discussione: nelle prime fasi della carriera, Federer non aveva un comportamento adeguato. Le sue bizze adolescenziali sono leggendarie: lui stesso ha riconosciuto di avere scarso autocontrollo, con continui lanci di racchette e grida disperate. C'è una leggenda secondo cui, in preda alla rabbia, un giorno strappò le recinzioni che separavano due campi al centro tecnico di Biel.

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"Non dirmi di tacere, parlo quando ne ho voglia. Non me ne frega niente di quello che hai detto, dico che ci ha messo troppo tempo. Non parlarmi!"
Roger Federer a Jake Garner, 2009

La sfuriata di Roger Federer durante la finale dello Us Open 2009: non accettava che il giudice di sedia avesse concesso un "challenge" a Del Potro

Col tempo, King Roger ha iniziato a cambiare. L'ex responsabile Nike Mike Nakajima, che lo conosce sin da metà degli anni 90, racconta di essere rimasto colpito da alcune fasi di un suo match giovanile contro Marat Safin. Si aspettava di vedere tennis di talento, si trovò davanti a grida e lanci di oggetti. “In seguito, Federer promise che non l'avrebbe più fatto”. Buona parte del merito del cambiamento sarebbe di Peter Lundgren, suo coach nei primi anni di professionismo, fino al primo titolo a Wimbledon. Si narra che durante i viaggi in auto mettesse la musica dei Metallica a tutto volume, chiedendo a Federer di cantare a squarciagola. Con questo semplice stratagemma, gli avrebbe fatto scaricare tutta l'energia nervosa. Un'altra figura fondamentale è stata la futura moglie Mirka Vavrinec. Quando i due si sono conosciuti, Federer era ancora abbastanza grezzo nei comportamenti, nell'abbigliamento e negli interessi. È stata lei a fargli capire che c'era altro al di fuori del tennis. Per distrarlo da un insano perfezionismo, lo ha trascinato con la forza al cinema o a cena al ristorante. “Grazie a lei sono maturato molto rapidamente, e questo mi ha permesso di restare calmo nei momenti cruciali della mia carriera” ha poi ammesso lo svizzero.

Tuttavia, ci sono stati momenti in cui le scorie giovanili sono riemerse quando era già una leggenda. È ben nota la sfuriata con l'arbitro Jake Garner durante la finale dello Us Open 2009 contro Del Potro. L'arbitro concesse un challenge all'argentino dopo qualche secondo di troppo. “No, no, no, è troppo tardi! - tuonò Federer - non mi hanno concesso un challenge dopo due secondo e tu lo fai dopo dieci? Ogni volta! Non puoi farlo in questo modo. Non c'è bisogno che agiti la mano, ok? E non dirmi di tacere, parlo quando ne ho voglia. Non me ne frega niente di quello che hai detto, dico che ci ha messo troppo tempo. Non parlarmi!”. La sfuriata fece comunque bene a Federer, che si sarebbe aggiudicato il game successivo e il terzo set (salvo poi perdere in cinque). Quei 40 secondi di nervosismo non sono l'unico episodio in cui ha perso la pazienza, ma sono entrati nel folklore del tennis, oltre a essergli costati una multa di 1.500 dollari.

Negli anni in cui è stato allenato da Stefan Edberg, Roger Federer si è sempre aggiudicato il premio sportività

Miami 2009: Roger Federer spacca la racchetta urante la semifinale contro Novak Djokovic

Risale sempre al 2009 un altro episodio ormai iconico: l'ultima volta in cui ha spaccato una racchetta, almeno a favore di telecamere. Accadde durante la semifinale del torneo di Miami, persa in tre set proprio contro Djokovic (3-6 6-2 6-3). Giocò piuttosto male, forse era nervoso per l'imminente matrimonio, ma commise ben 47 errori gratuiti. Sul punteggio di 0-2 al terzo, dopo un brutto errore di dritto, ha distrutto il telaio e poi l'ha lanciato verso la sua panchina, accompagnato dai fischi del pubblico. “È stato un semplice momento di delusione, non ho perso la partita per questo. È stato fatto tutto in modo naturale” disse dopo la partita, pur mostrandosi molto nervoso. Diversamente dal solito, rispose molto brevemente alle domande dei giornalisti e – fatto inusuale – si lamentò della condizioni di gioco, dal vento al sole negli occhi (pur riconoscendo che per Djokovic era lo stesso). Gli chiesero anche se ricordava quando fu l'ultima volta in cui aveva spaccato una racchetta. “Probabilmente è stato sempre in questo torneo, contro Nadal” rispose.

Nonostante questi due episodi, a fine anno ottenne ugualmente lo Stefan Edberg Sportmanship Award. In tutta onestà, anche il più accanito tifoso di Federer si renderebbe conto che quell'anno non l'avrebbe meritato. E allora anche tutti gli altri riconoscimenti perdono valore, significato, come se i colleghi (ricordiamo che tale premio viene assegnato dai voti dei giocatori) scelgano in base a una sorta di sudditanza più che per il reale comportamento dei colleghi. Da qui emerge, forse, un'altra realtà: Federer è generalmente molto amato nello spogliatoio, al punto che i colleghi sono pronti a perdonargli più o meno tutto. Non si può dire altrettanto per Novak Djokovic, come testimoniano le resistenze al progetto PTPA e nonostante le sue (tante, meritorie) attività benefiche. Con buona pace di Srdjan Djokovic e dei suoi desideri.