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CIRCUITO ATP

Per spazzare via Djokovic ci voleva un ciclone

Una partita fantastica, la più bella del 2021, consacra Aslan Karatsev. Il russo supera Djokovic a casa sua, cancellando 23 palle break grazie a un tennis fantastico. Il serbo prende male la sconfitta ma ribadisce che il suo grande obiettivo è il Roland Garros. “Non so se andrò a Madrid. Mi sono stufato di pianificare”. In finale, il russo trova Berrettini.

Riccardo Bisti
25 aprile 2021

Novak Djokovic non aveva preso in considerazione nessun risultato diverso dalla vittoria. Il circuito ATP tornava nella sua città dopo molti anni, nel club a lui intitolato, con il fratello direttore del torneo... gli sembrava tutto cucito addosso. Ma il tennis non è un film, e nemmeno un videogioco. Le cose si possono pianificare fino a un certo punto. Nella partita più intensa del 2021, forse la più bella, il numero 1 del mondo si è arreso a un impressionante Aslan Karatsev. Si è scritto molto sull'impetuosa crescita del russo, il quale non ha nessuna intenzione di circoscriverla alla semifinale in Australia. Tuttavia, a Melbourne, Djokovic lo aveva tenuto a distanza di sicurezza: 6-3 6-4 6-2 e tanti saluti. Si pensava a un esito simile sul centrale di Belgrado, invece sono venute fuori 3 ore e 25 minuti di sparatoria tennistica. Non fossimo in tempi di pace, qualcuno avrebbe ripensato a una trasposizione tennistica della Guerra dei Balcani.

È finita 7-5 4-6 6-4 per Karatsev, che in finale si giocherà il titolo contro Matteo Berrettini. Una partita fantastica, giocata a livelli siderali, con Karatsev capace di tenere il ritmo senza particolari cedimenti. E impressionante nella gestione delle palle break: ne ha cancellate 23 su 28 (10 su 10 nel terzo!) alimentando il nervoso di Djokovic. Si giocava a porte chiuse, ma le persone autorizzate ad entrare hanno fatto un gran tifo. E nel suo box c'era lo staff al completo, famiglia compresa. Djokovic ha vinto 946 partite nella sua sfavillante carriera, ma il destino ha voluto che perdesse il primo match interamente visto dal figlio Stefan. “Sono contento che gli sia piaciuto” ha sibilato in conferenza stampa, nel disperato tentativo di raccontare qualcosa di positivo. Questa sconfitta gli dà enorme fastidio. Ormai è focalizzato sugli Slam, e persino i Masters 1000 non rappresentano una priorità (“Non so se andrò a Madrid, francamente mi sono stufato di pianificare” ha detto), ma Belgrado è un'altra cosa.

ASICS ROMA
"Ha giocato per la prima volta contro il numero 1 del mondo ed è andata così. Ma la seconda dovrà vincere"
Kazbek Karatsev, 18 febbraio

Sarà difficile dimenticare questo match...

Belgrado è la sua casa, la sua anima, l'unico luogo in cui l'atmosfera gli è favorevole. Abituato a essere considerato il cattivo in parecchi tornei, a Belgrado è più che un idolo. È un'istituzione. Per questo le ha provate tutte, si è impegnato come se fosse uno Slam, ma si è trovato davanti un avversario in stato di grazia. “A nessuno piace perdere in casa – ha detto – è una sconfitta dolorosa e deludente. Non mi sento bene, ma devo fare i complimenti a Karatsev perché ha giocato in modo incredibile quando ne ha avuto bisogno. È stato il migliore nei momenti importanti. Merita i complimenti. Io non ho giocato una buona partita. Ci sono stati flash di ottimo tennis, ma altri molto negativi. Ho lottato come ho potuto e il pubblico non ha mai smesso di sostenermi. Grazie a loro ho vinto il secondo, ma nel terzo lui è stato più bravo. Ho avuto le mie chance, ma non è stato possibile”.

Più che la sconfitta, a sorprendere sono le modalità. Il match è entrato in bagarre, è diventato una sfida a muso duro, quasi una questione personale. Djokovic sguazza in queste situazioni e di solito ne esce vincitore. Invece ha perso e le sue parole sembravano quelle di un pugile suonato. Schiumante rabbia, ha detto che gli piacerebbe giocare Belgrado 2 nella settimana prima del Roland Garros. “Però non lo so. Parigi è il mio obiettivo e voglio arrivarci nella migliore condizione possibile. Devo giocare meglio di quanto abbia fatto oggi o a Monte Carlo”. La delusione per la sconfitta ha acceso in lui il desiderio di rivincita, ma difficilmente giocherà un torneo nella settimana precedente a uno Slam.

Con le sue 3 ore e 25 minuti, Djokovic-Karatsev è il match più lungo del circuito ATP nel 2021

Djokovic ha giocato 17 partite al meglio dei tre set durate più di tre ore. Il bilancio è 10-7, ma oltre a quella con Karatsev molti ricordano la sconfitta contro Nadal a Madrid 2009

In realtà si è visto un discreto Djokovic: semplicemente, si è trovato davanti un avversario in stato di grazia. Talmente in palla che Nole sembrava persino risentito nei suoi confronti. Gliel'hanno chiesto in conferenza stampa. “Ero arrabbiato con me stesso, non con lui. È stato molto bravo, migliore di me. Ha trovato grandi colpi quando ne aveva bisogno. Siamo rivali sul campo ma non odio nessuno, a fine partita ci diamo la mano e non c'è nessun astio. Merita tutto il credito possibile per questa vittoria”. Avrà bisogno di un po' di tempo per metabolizzare la sconfitta, ma la sensazione è che non rappresenti un grosso problema per Parigi. Intanto perché manca più di un mese, poi perché 3 su 5 è un altro sport. Al pari di Nadal, finalizzerà la sua preparazione per arrivare al 100% nelle prime due settimane di giugno.

Il resto sono appuntamenti di contorno, quasi trascurabili. Il modo in cui ha liquidato Madrid fa capire quali sono i suoi ragionamenti. Semmai, questa partita potrebbe portare Karatsev in una nuova dimensione: “È la più bella vittoria della mia carriera – ha detto – contro il numero 1 del mondo devi mostrare tutto quello che hai. Novak è come un muro, quindi devi giocare al 150%. E ci sono riuscito”. Ha dato ragione a papà Kazbek, che un paio di mesi fa aveva detto la sua dopo la netta sconfitta a Melbourne. “Ha giocato per la prima volta contro il numero 1 del mondo ed è andata così. Ma la seconda dovrà vincere”. Sembrava una frase buttata lì, dettata dall'euforia del momento. A quanto pare, invece, non bisogna mai sottovalutare le sensazioni di un padre.