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IL PERSONAGGIO

La rivoluzione pacifica di Miomir Kecmanovic

Lo strano sodalizio con David Nalbandian sta pagando: Miomir Kecmanovic è tra i giocatori del momento e punta a diventare il prossimo Slammer serbo. “David mi ha rigenerato, oggi sono un giocatore nuovo”. Il nonno generale non voleva la Guerra nei Balcani, lui vuole i top-20 e un Masters 1000 entro il 2022.

Riccardo Bisti
8 aprile 2022

L'occhio di un campione ha sempre qualcosa in più. Da quando si è ritirato – ormai nove anni fa – David Nalbandian ha ricevuto diverse proposte. “Rispondevo a tutti allo stesso modo: non mi voglio prendere la responsabilità di allenare un giocatore a tempo pieno”. Scelta in linea con un carattere un po' provinciale, legatissimo alla sua Unquillo e alle grigliate di asado. D'altra parte, una vecchia canzonetta satirica (a cui collaborò) diceva che senza il tennis avrebbe fatto il cassiere al McDonalds di Unquillo... E poi c'è quella passione per il rally, coltivata a dovere soltanto dopo il ritiro. “Ma quando mi ha contattato Miomir e mi ha detto che accettava le mie condizioni, ho studiato qualche video e ho trovato un potenziale molto interessante”. Aveva visto giusto. Se l'uragano Alcaraz non avesse travolto il tennis, oggi Miomir Kecmanovic sarebbe il tennista del momento. È stato a un paio di punti dall'esserlo comunque, se avesse battuto proprio Alcaraz nei quarti del Miami Open, nel match più bello del 2022. Si è arreso al tie-break decisivo. “Mi ha tradito il servizio, ma la sconfitta non mi ha abbattuto – dice il serbo, rientrato a Belgrado – è una lezione da cui devo imparare.

Dal match contro Alcaraz non mi aspettavo niente di diverso. C'era un'atmosfera fantastica, spero di saranno altre partite come questa”. Uno spagnolo contro un serbo, come è già accaduto 58 volte tra Nadal e Djokovic. Magari non si svilupperà una rivalità analoga, ma partite come quella di Miami ci ricordano che il tennis sopravviverà benissimo. Lo farà anche grazie a giocatori come Kecmanovic: non si può parlare di Nuovo Nadal, ma nemmeno di Nuovo Djokovic. Eppure la stampa serba aveva riposto tante aspettative su di lui nel 2016, quando strappò in extremis la leadership junior a Stefanos Tsitsipas, vincendo Eddie Herr e Orange Bowl in rapida successione. Forte del titolo mondiale Under 18 con un anno d'anticipo, è passato professionista nel 2017. “A fine anno vorrei essere tra i top-300 ATP” diceva. Detto, fatto: dodici mesi dopo era numero 207. La crescita è rimasta lineare fino a vincere il suo primo titolo ATP (Kitzbuhel 2020) ed entrare tra i top-50. Ma se giochi a tennis e vieni dalla Serbia, ormai, non basta più.

«David mi ha rianimato. Ha portato diverse novità al mio gioco, sono molto più creativo. Gli ultimi risultati non sono un caso, ma sono frutto di un processo» 
Miomir Kecmanovic
ASICS ROMA

Il meglio di Miomir Kecmanovic a Indian Wells e Miami

Lasciata la IMG Academy e l'ex coach Miro Hrvatin, lo scorso anno ha contattato Nalbandian. La strana coppia è partita un po' in sordina, ma non si sono fatti condizionare dei risultati. Durante le Davis Cup Finals dello scorso anno, un membro (anonimo) del team serbo scrisse un messaggio a un cronista di Blic. “Il 2022 sarà l'anno di Kecmanovic. È un ottimo ragazzo e si allena alla grande”. Partito al numero 69, in tre mesi ha quasi dimezzato la sua classifica: si presenta alla stagione sul rosso da numero 38, sua miglior classifica di sempre. Ottavi a Melbourne, quarti a Rio de Janeiro e Santiago, poi di nuovo a Indian Wells e Miami. “Il lavoro ha iniziato a dare i suoi frutti – dice Kecmanovic – lavorare duro paga sempre, non è una frase fatta. Il mio tennis è più maturo e ho accumulato grande fiducia. Io ci ho messo disciplina e dedizione, il che mi ha permesso di migliorare molto fisicamente. Oggi sono più veloce e resistente”. Un telaio più robusto gli ha permesso di eseguire le indicazioni di Nalbandian, che sin dal primo allenamento ha insistito sulla varietà. “David mi ha rianimato. Ha portato diverse novità al mio gioco, sono molto più creativo. Gli ultimi risultati non sono un caso, ma sono frutto di un processo”.

E chissà che non abbia fatto cambiare idea all'argentino, che a dicembre parlava di un mezzo disimpegno. “Nel 2022 vorrei viaggiare meno, stiamo cercando di capire come andare avanti senza seguirlo troppo in giro per i tornei. Vedremo”. Intanto il Rey David era a Miami, poi i due si rivedranno in Europa, probabilmente a Madrid. Di sicuro non sarà a Belgrado, prossimo impegno di Kecmanovic. Stanco dopo la campagna americana, salterà Monte Carlo per poi giocare quattro tornei di fila: Serbia Open, Monaco di Baviera, Madrid e Roma. Una settimana di pausa, poi il Roland Garros. “Quest'anno vorrei entrare tra i top-20 ATP e vincere un Masters 1000” ha detto ai connazionali, specificando di non essere per nulla appagato di quanto ottenuto fino a oggi. Dopo l'uscita di scena di Janko Tipsarevic (ex n.8 ATP) e Viktor Troicki (n.12), la Serbia sta cercando disperatamente un vice Djokovic. L'ex baby fenomeno Krajinovic (migliore amico di Nole) non ha raggiunto i top-20, il volenteroso Laslo Djere sembra ancorato alla terra battuta e Dusan Lajovic è troppo discontinuo. E allora puntano forte su Kecmanovic, peraltro il più giovane del gruppo. Compirà 23 anni il 31 agosto ed è uno che sa cogliere le occasioni.

Kecmanovic-Alcaraz a Miami è stato il match più spettacolare del primo trimestre 2022

Un viaggio nei luoghi d'infanzia di Miomir Kecmanovic

All'Australian Open avrebbe dovuto affrontare proprio Djokovic al primo turno, ma la celeberrima esclusione del connazionale gli ha aperto il tabellone. Ne ha approfittato ed è arrivato negli ottavi, peraltro dopo aver sempre perso al primo turno nelle sette precedenti apparizioni Slam. Gli accadde qualcosa di simile tre anni fa, a Indian Wells: entrato come lucky loser al posto di Kevin Anderson, colse il suo primo risultato di rilievo, raggiungendo i quarti. Ma Kecmanovic è un tipo deciso, che non si tira mai indietro. Quando il suo storico manager Alexei Nikolaev lo notò in un torneo giovanile a Mosca, prospettandogli la possibilità di trasferirsi negli Stati Uniti, non ha esitato a cogliere l'attimo. E così ad appena 13 anni si è spostato a Bradenton, presso la IMG Academy, laddove si è formato come persona e come tennista. I genitori (entrambi medici chirurghi) storsero un po' il naso, Miomir è figlio unico, ma sapevano che era la scelta giusta. Dissero sì, ma a una sola condizione: che non andasse da solo. E così è stat accompagnato dalla zia Tanja Pavlov, sorella della madre, che ne ha monitorato crescita e disciplina.

C'è qualcosa di romantico, nella crescita impetuosa di Kecmanovic in questo periodo storico. Mentre prosegue l'orribile conflitto russo-ucraino, la sua famiglia è simbolo di pace. Già, perché il nonno materno Jovan Pavlov era un generale dell'esercito jugoslavo e nei primi anni '90 fu tra i grandi oppositori della Guerra dei Balcani. Non voleva che la sua terra fosse infangata da sangue e distruzione. Non poté nulla, al punto che i suoi familiari (che risiedevano in Croazia) furono costretti a riparare in Serbia, perché non erano più graditi. Magari tra qualche anno scopriremo storie simili da parte di chi – in questi giorni – sta drammaticamente sfollando dall'Ucraina. Per adesso, il tennis osserva con attenzione l'impetuosa crescita di Miomir Kecmanovic, il serbo del futuro. “Djokovic è il migliore di sempre, come posso essere paragonato a lui?”. Ha ragione, ma non esiste solo Nole come termine di paragone. E con la genialità di Nalbandian al suo fianco, certi traguardi non sono più un miraggio. “Vorrei entrare nella lista dei campioni Slam”. Lui l'ha detto, noi prendiamo atto.