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IL GIORNO DELL'ADDIO

L’ultimo inchino al Re

Un doppio insieme a Rafael Nadal sancirà l'addio di Roger Federer al tennis giocato. La Laver Cup è lo scenario perfetto, perché farà squadra con gli avversari che più di tutti hanno segnato la sua carriera: contro Nadal, Djokovic e Murray ha giocato la bellezza di 115 partite. Tre rivalità che hanno dipinto la sua grandezza.

Stefano Maffei
23 settembre 2022

Oggi il Tennis saluta il suo figliol prodigo. Oggi il Tennis da l’Arrivederci al suo miglior ambasciatore. Roger Federer è stato per il tennis quello che Alexander Fleming è stato per la medicina: un innovatore. È stato in grado di elevare il tennis oltre lo stato dell’arte portando nei giorni migliori il livello del suo gioco direttamente nella stratosfera, laddove a ogni umana comprensione è vietato l’ingresso, ma preservando allo stesso tempo la nobiltà d’animo dei giusti... una commistione di fattori mai riuscita a nessuno prima di lui. Questo perché, prima di ogni cosa, Federer è sempre stato una persona normale, uno di noi, uno che ci ha fatto pure credere che il suo tennis fosse facile e per questo accessibile. Federer ha letteralmente cambiato lo sport, anzi, lo ha trasceso mettendo d’accordo tutti. Ha saputo essere Re e pedone nello stesso momento, diventando forse il campione unanimemente più amato della storia.

Con l’eleganza e allo stesso tempo l’efficacia dei suoi gesti ha dipinto affreschi lungo tutto il globo e quando il suo tennis girava a pieni giri ha fatto sembrare inadeguati anche gli avversari più agguerriti. Ha costretto Nadal e Djokovic a spingersi in una dimensione ultraterrena per forgiare la loro mente e il loro corpo nell’antimateria, così da rinascere tennisticamente inumani... tutto al solo scopo di poter stare di fronte al Re, di poter battagliare al suo cospetto. Alla fine, un po' per la tempra dei rivali, un po' per grazia reale, Federer ha ceduto il passo alla resilienza dei due Titani, fisicamente e mentalmente, ma mai tennisticamente… perché il tennis del Re non si inchina di fronte a nessuno, nemmeno d’innanzi al Tempo. Perciò, qual miglior modo che rivivere le rivalità coi suoi più grandi contendenti per celebrarne il tennis unico e regale che lo contraddistinguerà anche quando il suo nome rimarrà nei soli libri di storia?

Roger Federer ha costretto Nadal e Djokovic a spingersi in una dimensione ultraterrena per forgiare la loro mente e il loro corpo nell’antimateria, così da rinascere tennisticamente inumani.
ASICS ROMA

103 matchpoint per 103 titoli, quasi quaranta minuti di filmato. Roger Federer è anche questo

FEDERER vs NADAL
Come non cominciare dalla rivalità per antonomasia: il “buono” contro il “brutto”, destro contro sinistro, clava contro fioretto, eleganza contro esuberanza. Federer e Nadal sono stati lo Zenit e il Nadir di questo sport, così diversi eppure così simili. Una forbice divergente che a poco a poco nel tempo si è assottigliata sempre di più sino a fondere le anime dei due tennisti e a farli diventare un binomio inscindibile. ll FEDAL ha vissuto il primo capitolo della sua storica rivalità nel 2004 a Miami. Federer era già il N.1 del mondo ed aveva appena vinto il primo Slam stagionale in Australia, mentre Nadal era ancora un giovane sulla rampa di lancio. Quella partita servì solo per chiarire al mondo la velocità della sua ascesa: 6-3 6-3 per lo spagnolo in poco più di uno sbadiglio. Tante, troppe le partite memorabili giocate dai due, come la finale di Roma del 2006 nella quale lo svizzero si trovò a condurre prima per 4-1 al quinto, poi ad avere on-serve la palla del 5-2, quindi non sfruttò 2 match-point sul 6-5 15-40 ed infine un vantaggio di 5-3 nel tie-break decisivo, perdendo gli ultimi 4 punti e deponendo le armi dopo 5 ore e 5 minuti. O ancora la finale di Wimbledon del 2008, specchio di quella dell’80 (con Federer che annulla match-point nel quarto prima di cedere al quinto, come fece McEnroe con Borg), finita al crepuscolo coi soli flash dei fotografi in grado di immortalare la premiazione finale, e quella del gennaio seguente in Australia che culminò con un bellissimo abbraccio di Nadal all’inconsolabile Federer distrutto per l’ennesimo alloro “scippatogli” dallo spagnolo.

I due hanno segnato uno spartiacque tra un “Prima” e un “Dopo” di loro, e anche quando sembrava che la musica avesse smesso di suonare sono tornati prepotentemente alla ribalta con una nuova finale da leggenda, sempre in 5 set (i due hanno giocato l’uno contro l’altro 6 finali al quinto: record) giocata nel 2017 in Australia, nella quale le lacrime di Federer stavolta avevano tutt’altro sapore. Iconica l’immagine dello svizzero in ginocchio a metà campo, testa in china riverenza, come un cavaliere medioevale in attesa del riconoscimento attribuitogli dal suo Sovrano, il Tennis. In quella partita hanno ribadito agli occhi del mondo tutta la loro grandezza. Hanno giocato 40 incontri ufficiali con un bilancio di 24-16 favorevole a Nadal. I due si sono anche resi protagonisti del match di esibizione giocato a Città del Capo nel 2020 al quale ha preso parte il pubblico più numeroso mai registrato per una partita di tennis: 51.954 spettatori! Durante questa Laver Cup il mondo del tennis assisterà ad un commiato d’eccezione, un ultimo FEDAL con entrambi gli eroi dallo stesso lato del campo impegnati in un ultimo epico doppio che completerà definitivamente la fusione iniziata oramai 18 anni or sono.

HEAD

Nonostante Djokovic sia in vantaggio negli scontri diretti, i due hanno vinto lo stesso numero di set

"Grand Slam Man" è una canzone dedicata nel 2008 al campione svizzero. Meno di un anno dopo, avrebbe davvero completato il Career Grand Slam

FEDERER vs DJOKOVIC
Il serbo ha in comune con Nadal il fatto di aver recato più dispiaceri che gioie tennistiche allo svizzero. Anche se il computo delle sfide vede Federer dietro di sole quattro lunghezze (27-23) molte di queste hanno rappresentato vere e proprie Sliding Doors che probabilmente hanno cambiato la carriera di entrambi. A differenza di Nadal, Djokovic non è mai riuscito ad annichilire Federer nei loro confronti, su nessuna superficie. Spesso e volentieri è stato costretto a ricorrere agli straordinari.. e sono questi “straordinari” che alla fine hanno fatto pendere la bilancia dalla sua parte. Si pensi alle semifinali di Flushing Meadows datate 2010 e 2011 vinte dal serbo dopo che Federer, nel primo caso, era stato avanti 2 set a 1 e poi 5-4 15-40 al quinto (prima di cedere 7-5), mentre nel secondo addirittura 2 set a 0 e poi 5-3 40-15 nel parziale decisivo (per arrendersi nuovamente 7-5). Curioso che in entrambe le circostanze lo svizzero avrebbe trovato Nadal ad attenderlo in finale e, per uno strano gioco del Destino, quell’incontro non è mai arrivato. New York rimarrà l’unico grande palcoscenico a non aver ospitato un FEDAL. Spostandoci sui manti erbosi i rimpianti di Federer non diminuiscono, se possibile aumentano. La finale del 2019 è già storia (amara per Roger) e anche in questo caso il Destino è sembrato farsi beffa di lui: a seguito delle sconfitte allo Us Open con il serbo, a chi gli ricordava che aveva sciupato match-point in circostanze simili in entrambe le occasioni lo svizzero rispose serafico “È sicuramente un duro colpo perdere partite del genere, ma comunque non è successo in una finale. Lì sarebbe stato tutto un altro discorso”.

Un dato in particolare riassume bene la loro rivalità: nonostante Federer sia in svantaggio negli scontri diretti, il computo dei set totali è in perfetta parità, 73-73! Questo significa che Federer nei suoi momenti migliori è riuscito con il suo gioco a sottomettere il serbo e a rifilargli severe lezioni, ma significa anche che Djokovic si è aggiudicato il maggior numero di partite epiche o caratterizzate da un sottile equilibrio: per esempio tutti e 4 i quinti set (ai tre già citati va aggiunto quello della finale di Wimbledon 2014, partita nella quale Federer ha quasi sempre rincorso ma nella quale la “solita” chance non è mancata, stavolta sotto forma di palle break sul 3-3 del quinto set) e tutti e 4 i tie-break decisivi. Se ne evince che il bilancio della loro rivalità è stato deciso da singoli episodi, a volte, letteralmente, da singoli punti. Detto ciò, il loro match più bello a parere di chi scrive, non è però nessuno di quelli precedentemente citati, bensì la splendida semifinale del Roland Garros del 2011 vinta dal miglior Federer su terra rossa che la storia ricordi. Djokovic era ancora imbattuto da inizio anno e Federer, giocando in controbalzo per quasi 4 ore, chiuse la contesa con un ace nel tie-break del quarto set. Djokovic si inchinò ad un Federer stellare, che diede sfoggio anche di una cattiveria agonistica forse mai più riscontrata. Un concentrato di perfezione.

FEDERER vs MURRAY
Nonostante un inizio di rivalità ad handicap anche col Ringo Starr dei Fab Four (sei dei primi otto confronti diretti sono andati allo scozzese), col passare degli anni Federer è riuscito a prendere le misure a Murray e si è riappropriato, seppur in minima parte, di quanto privatogli dal duo serbo-spagnolo. I due si sono affrontati in ben tre finali Slam, la prima a New York nel 2008 che sancì la rinascita di Re Roger dopo le ripetute scoppole inflittegli da Nadal, la seconda in Australia due anni dopo con la quale Federer firmò il suo sedicesimo alloro Slam (cifra che allora sembrava anche solo inavvicinabile) e la terza a Wimbledon, sempre a distanza di due anni, nella quale finalmente il britannico si concesse il lusso di strappare un set allo svizzero. A livello Slam si sono affrontati sei volte con cinque affermazioni d Federer (l’unica vittoria di Murray risale alla semifinale australiana del 2013, vinta 6-2 al quinto), mentre il computo totale degli scontri diretti si è concluso a favore di Roger 14-11. Al di là del bilancio generale favorevole, rimane la tendenza da una parte a perdere match lottati (anche con Murray alla fine saranno 6 le sconfitte al parziale decisivo sulle 7 giocate), e dall’altra ad impartire autentiche “lezioni” nelle giornate nelle quali lo svizzero non gioca ma crea tennis (incredibile al riguardo l’incontro di round robin giocato a Londra nel 2014, di fronte al pubblico di Sir Andy, terminato 6-0 6-1 ma nel quale Federer si è issato 6-0 5-0 0-30... a due soli punti da un clamoroso doppio bagel!).

Anche la casella “rimpianti” è spuntata e non fa eccezione neppure in questo caso, infatti Murray è stato protagonista di una delle sconfitte pù amare nella carriera dello svizzero: la sconfitta in finale ai Giochi Olimpici di Londra 2012 disputata sui prati di Wimbledon. Federer veniva dalla semifinale fiume con Del Potro, conclusasi solo per 19-17 al terzo set dopo più di 4 ore (la più lunga di sempre 2 su 3 con long set), e il giorno della finale parve scarico, quasi smunto, e il verdetto fu impietoso: 6-2 6-1 6-4 in favore dello scozzese. Federer non vi era mai approdato e non approdò più nemmeno in seguito all’atto finale dei Giochi Olimpici. La mancata medaglia d’oro in singolare rimane ad oggi il suo più grande rammarico.
Queste tre rivalità raccontano un’infinitesimale parte del contributo che Federer ha apportato alla storia del tennis. Non basterebbe un enciclopedia per spiegare la sua spettacolare carriera e forse è proprio quello che lo ha sempre contraddistinto da tutti quelli che lo hanno preceduto e succeduto: RF non si può spiegare, lo si può solo amare. Ma Federer tennista non sarebbe tale senza l’uomo, e la sua vita fuori dal campo è stata ineccepibile anche senza una racchetta in mano. È qui che si compie il miracolo: perché è “facile” essere il N.1, un po' meno lo è rimanendo un uomo giusto.

Luglio 1998-Settembre 2022 è uno spartiacque che ha segnato un’Era.. Ventiquattro anni di risposte alla domanda che tormenta l’umanità da sempre: gli alieni esistono? Si... e noi ne siamo stati testimoni.
Grazie, Roger.