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IL PERSONAGGIO

L'altro vincitore dell'Australian Open

Buona parte del miracolo Djokovic a Melbourne si è concretizzato grazie al lavoro di Ulises Badio, fisioterapista personale del numero 1. Argentino, con un lungo trascorso in Italia, ha conosciuto Nole a Roma e da allora sono inseparabili.

Riccardo Bisti
27 febbraio 2021

Secondo alcuni, è il vero vincitore dell'Australian Open. “Uli ha davvero a cuore me e la mia carriera. Da una settimana, sta lavorando 24 ore al giorno”. Parola di Novak Djokovic prima della finale, quando il peggio era ormai passato. Il peggio è stato l'infortunio al muscolo obliquo, da lui definito strappo e che si sarebbe aggravato giocandoci sopra. Uli è il suo fisioterapista Ulises Badio, argentino, che lo segue a tempo pieno dal 2017. Tra i due si è creata una chimica tale da convincere Djokovic ad affiancarlo allo storico fisioterapista Miljan Amanovic, definito una sorta di padrino. “Lui e Ulises si compensano, pur avendo approcci diversi. Ma hanno una cosa in comune: mi fanno stare bene e pronto a ogni necessità”. Durante l'Australian Open, Djokovic ha dato diversi segnali su quanto sia prezioso Badio.

Lo ha fatto verbalmente, definendo “magiche” le sue mani dopo il match contro Alexander Zverev. E lo ha dimostrato tramite le immagini che arrivavano dalla pancia della Rod Laver Arena. La TV aveva telecamere piazzate ovunque, tra palestre e corridoi, e Djokovic veniva pizzicato sempre in compagnia di Badio. Esercizi, riscaldamento, stretching... Qualsiasi cosa passava tra le mani di questo 42enne argentino nato a Santa Fe e formatosi a Cordoba, laddove si è laureato in kinesiologia e fisioterapia. Un argentino che ben presto è diventato cittadino del mondo. Per anni ha lavorato negli Stati Uniti, presso alcune cliniche in Arizona, poi si è spostato in Spagna, laddove ha curato i muscoli dei calciatori del Valencia.

ASICS ROMA
Badio non si limita a svolgere il ruolo di fisioterapista, ma programma gli esercizi di Nole, oltre a prendersi cura di pasti e bevande energetiche. E poi pratica terapia manuale e chiropratica, nonché agopuntura e medicina cinese.
Durante il match contro Taylor Fritz, il numero 1 del mondo si è procurato un infortunio addominale. Sembrava sull'orlo del ritiro, invece...

Nel 2011 si è trasferito in Italia, in Veneto, tra Treviso e Motta di Livenza. Sei anni lungo i quali è arrivato l'incontro che – col senno di poi – gli ha cambiato vita. Ha conosciuto il dottor Giovanni Di Giacomo, responsabile medico degli Internazionali BNL d'Italia dal lontano 1995, il quale gli ha proposto di entrare nello staff del torneo. Badio ha iniziato nel 2014, poi nel 2017 gli è capitato di conoscere Djokovic. Era il momento più difficile nella carriera del serbo: aveva appena chiuso con Marian Vajda e si era affidato ad Andre Agassi, inoltre aveva un problema ricorrente al gomito. Il punto più basso si è toccato due mesi dopo, con l'eliminazione negli ottavi a Wimbledon. Nole si sarebbe rivisto solo l'anno dopo. Ma in quei mesi d'assenza i metodi di Badio, uniti alla sua vicinanza professionale e umana, hanno convinto Djokovic a prenderlo con sé.

Addio Veneto, nuova vita tra Monte Carlo (dove Nole risiedeva) e Belgrado. “Sapevo di essere preparato: è da tutta la vita che studio per un'opportunità come questa” ha detto in una delle rare interviste. In effetti, ha colto risultati miracolosi. Grazie alla sua vasta competenza, non si limita a svolgere il semplice ruolo di fisioterapista, ma programma gli esercizi di Nole, oltre a prendersi cura di pasti e bevande energetiche. E poi pratica terapia manuale e chiropratica, nonché agopuntura e medicina cinese. Un approccio filosofico, orientale, che ben si sposa con le visioni di Djokovic: ama lo yoga, praticato anche da Djokovic. Appassionato di filosofia orientale, cita spesso Buddha: “Ciò che pensi, diventi. Ciò che senti, attiri. Ciò che immagini, crei”.

Djokovic festeggia con il suo clan dopo il trionfo in Australia: al suo angolo c'erano Goran Ivanisevic, Edoardo Artaldi e Ulises Badio
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    I titoli ATP conquistati da Novak Djokovic da quando lavora con Ulises Badio. Tra questi ci sono sei Slam e altrettanti Masters 1000.
Grazie all'attento lavoro di Ulises Badio, Novak Djokovic ha potuto giocare senza dolori la finale dell'Australian Open

Musica per le orecchie di un campione che tempo fa si era affidato al guru Pepe Imaz, che peraltro continua a far parte del suo staff. I più attenti avranno notato che Djokovic ha spostato la sua residenza a Marbella e si allena presso il resort Puente Romano, laddove insegna anche Imaz. “Badio conosce a fondo il suo lavoro – dice Marian Vajda, il cui approccio è ben più pragmatico e guarda alla sostanza – ha rappresentato un aiuto enorme per il problema al gomito di Nole, e per questo si è guadagnato il suo posto”.

Da quando Badio lavora a tempo pieno con Djokovic, la carriera del serbo ha ripreso i ritmi vincenti degli anni d'oro: da allora ha intascato 15 titoli, tra cui sei Slam e sei Masters 1000. Non era scontato mantenere questi ritmi in uno stint di carriera piuttosto delicato come quello tra i 30 e i 33 anni. Per intenderci, nello stesso lasso di tempo Rafael Nadal ne ha vinti altrettanti, ma con uno Slam in meno, mentre Roger Federer ha vinto qualche torneo in più (18), però intascando soltanto uno Slam (Wimbledon 2012). Anni cruciali, che hanno permesso a Djokovic di tornare in piena lizza per lo scettro che gli interessa di più: quello di più vincente di tutti i tempi. Se è stato possibile, è merito (anche) delle mani fatate di Ulises Badio.