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ANNIVERSARIO

Il mio Panatta

Domani Adriano Panatta compie 70 anni e gli dedicheremo uno speciale con un’intervista esclusiva di Federico Ferrero. Oggi, il nostro Direktor ha voluto ricordare dieci piccole vicende che lo hanno legato al mito di Adriano Panatta. Dai racconti di Cino Marchese a quella volta che Dalla Vida…

Lorenzo Cazzaniga
8 luglio 2020

Domani Adriano Panatta compirà 70 anni. Per celebrarlo, pubblicheremo uno speciale, partendo dalla bellissima intervista che ha realizzato Federico Ferrero e nella quale si sono toccati tanti punti che Adriano ha affrontato con la solita ironia e savoir faire, ma anche la consapevolezza di chi non vuole fermarsi ma è sempre pronto a cominciare una nuova avventura. In questo caso, la sua nuova vita a Treviso, un nuovo super club da avviare e le sue idee sul tennis attuale. Ma non solo: Marco Bucciantini si era fatto raccontare la sua meravigliosa cavalcata a Roland Garros 1976, match dopo match, con le opportune divagazioni e alcuni aneddoti imperdibili.

E ancora: il sottoscritto ha rispolverato una vecchia intervista, datata 2002, quando Adriano Panatta era il direttore degli Internazionali d'Italia. Avevamo rivisitato il suo 1976 ma anche parlato di tante altre cose («Lo scemo più scemo è quello che vince due tornei di tennis e si crede più importante di Gino Strada. Mi infastidisce il divismo di certi giocatori: c'è chi si crede davvero importante perché tira la palla sulla riga e pensa che altri siano niente perché la mancano di cinque centimetri»). E poi tanto altro ancora, compresi i video dei momenti più importanti della sua carriera. 

Ora però, ecco dieci brevi ricordi che, in qualche modo, mi legano al mito di Adriano Panatta.

01. Tanto per cominciare, la mia (ex) moglie si chiama Veronica. Sarà stato un caso?

02. Fino a una certa età, per rispetto nei suoi confronti, mi alzavo in piedi ogni volta che qualcuno pronunciava il nome di Panatta. Come credo faccia ancora adesso Claudio Pistolesi con Paulo Roberto Falcao.

03. Durante un’intervista mi disse: «Una volta Barazzutti viene da me e chiede: ‘Adria’, tu riesci sempre a mettere in difficoltà Borg, io non ci faccio mai un game: ma dimmi un po’, come fai?’. Gli metto una mano sulla spalla, sospiro e gli rispondo: ‘A’ Corra’, lassa perde’. Però vedi, se lo scrivi non mi parla per altri dieci anni». Mi permetto la citazione, tanto lui e Barazzutti non si parlano lo stesso.

Non si tratta in realtà del match point ma di uno scambio particolarmente spettacolare, in puro stile Adriano Panatta
04. Questa non ricordo bene chi me l’ha raccontata, ma potrebbe essere stato Cino Marchese. Adriano frequentava l’allora bellissima Loredana Bertè, era un periodo di tensione perché vinceva poco e chiese a Paolo Bertolucci di accompagnarlo con un’amica. «Dai Paolo, arriviamo a film già cominciato e ce ne andiamo via un attimo prima che si accendano le luci. Sai che se mi vedono da solo con lei…». Bertolucci, suo malgrado, accettò. Tutto filava liscio, fin quando non si accesero le luci alla fine del primo tempo. La Bertè mise i piedi sulla poltroncina davanti, facendo sparire la già esigua minigonna. Bertolucci si girò dall’altra parte, quasi a non riconoscerli. Dall’alto, un tizio si mise a urlare: «Adrià, mo’ capisco perché nun vinci più ‘na partita!».

05. Altro aneddoto made in Cino Marchese. A Wimbledon, Panatta stava giocando un match sul campo 1. Era distrutto, non ce la faceva più. Era il periodo in cui lo seguiva come coach Ion Tiriac che dalla tribuna continuava a incitarlo: «Adriano, vai a rete! Vai a rete». E lui: «A’ Ion, nun je la faccio più. Non mi reggono le gambe». Risposta: «Allora vai a rete col nome!». Biblico.
06. Ho cominciato a giocare a tennis leggendo un suo libro didattico. Le foto erano anche ben fatte ma, Dio sa come, ho sbagliato lato nell’impugnatura del dritto e al posto di una continental che si sarebbe trasformata in eastern, è una vita che uso la full western. Per fortuna che ora posso usare una Pure Drive e non una Maxima Torneo…

07. Di nuovo Cino Marchese. Allora, Coppa Puma all’EUR di Roma, organizzatore il mitico Carlo Dalla Vida. Sapeva che era importante che Panatta superasse almeno il primo ostacolo, poi il palazzetto nel week-end si sarebbe riempito comunque con gli altri campioni presenti. Ma almeno due match, Panatta doveva giocarli. Ma come impedire che perdesse subito? Prima cosa, non doveva affrontare Mark Cox, giocare modesto che serviva bene, da mancino qual era, e dava noia ad Adriano; invece il nostro si trovava a suo agio contro Frew McMillan, gran doppista ma che non gli dava alcun fastidio. Dalla Vida optò per il sistema del biglietto con lo spillo. Si era al Circolo Tennis Parioli con tante personalità presenti, compreso il giudice arbitro Ferrante Cavriani, oltre al maestro di cerimonia, Vittorio Selmi, e con le ragazze addette all’estrazione adeguatamente istruite da Dalla Vida. Esce il nome di Adriano, la ragazza fruga tra gli altri biglietti e… sbaglia: estrae quello di Mark Cox! Si era già pronti ad appicciarlo sul tabellone fianco a quello di Panatta quando, dal fondo della sala, accorre urlando: «This is not absolutely possible! ». Era Dalla Vida che ributtò nell’urna il nome di Cox e chiese alla ragazza di ripescare. Finalmente, appena si punge, questa estrae il biglietto giusto: Frew McMillan. Dalla Vida guardò la sala e con un sorriso annunciò: «E McMillan sia!».

Ion Tiriac: «Adriano, vai a rete! Vai a rete». Adriano: «A’ Ion, nun je la faccio più. Non mi reggono le gambe». Risposta: «Allora vai a rete col nome!». Biblico.

09. Ho avuto la fortuna di commentare oltre una cinquantina di tornei Slam e la partita più importante della storia del tennis italiano: Pennetta - Vinci a New York, una finale Slam tutta tricolore. Però non mi è mai capitato di fare una telecronaca al fianco di Adriano, e questo resta un cruccio.


10.
 L’ultima volta che ho incrociato Adriano
è stato appena prima del lockdown, a CityLife. Io giocavo a padel, lui aspettava di far palleggiare qualcuno sul campo da tennis vista grattacieli. Mi sono vergognato quando ho sbagliato una facile volée di dritto, una bestemmia davanti ai suoi occhi. Ci ho parlato due minuti: non credo si ricordasse di me, ma è stato cordiale come al solito. «Mi piace ‘sto padel, ci saranno campi anche nel mio centro sportivo a Treviso». Sembrava sereno, come quelli che viv0no come gli pare, con seria ironia. Chapeau.