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OLIMPIADI

Capolavoro Zverev!

Dando continuità al successo contro Djokovic in semifinale, Alexander Zverev si prende il titolo olimpico con una finale impeccabile. Doppio orgoglio: da una parte, la gioia regalata ai tedeschi. Dall'altra, una sonora risposta ai critici. E se la sua carriera cambiasse da qui?

Riccardo Bisti
1 agosto 2021

Non poteva che finire così. Abbiamo trascorso mesi a evocare il Golden Slam di Steffi Graf, minacciato da Novak Djokovic. A proteggere il primato della tedesca non poteva che essere un connazionale. Pur arrivando da una famiglia russa, Alexander Zverev è tedesco a tutti gli effetti. E non poteva lasciare il compito a metà dopo aver bloccato i sogni di Djokovic in semifinale. In un gold medal match privo dell'epica del 3 su 5, ha avuto bisogno di poco più di un'ora per battere Karen Khachanov, evitando che sull'Ariake Coliseum risuonasse ancora una volta il pianoforte di Pyotr Tchaikovsky, inno scelto dal Comitato Olimpico Russo in sostituzione di quello nazionale. Non fosse stata una finale olimpica, il 6-3 6-1 con cui Zverev ha chiuso la kermesse sarebbe ricordato come un match di routine, in cui ha espresso una superiorità piuttosto netta su un avversario che aveva fatto il suo dovere – e forse qualcosa di più – per arrivare in finale.

Difficilmente Khachanov sarebbe andato così avanti se il campo di partecipazione fosse stato migliore, ma gli assenti hanno sempre torto. Al contrario, Zverev ha legittimato la sua medaglia d'oro con il successo su Djokovic in semifinale. Da quando si è trovato in svantaggio di un break nel secondo set contro il serbo, è entrato in una sorta di trance agonistica che lo ha condotto a un successo più che meritato. È anche un piccolo indennizzo per lo Us Open dello scorso anno, unico grande evento nella storia del tennis a essersi giocato a porte chiuse. Arrivò a due punti dal vincerlo, poi lasciò strada a Dominic Thiem. Stavolta il silenzio giapponese, sporcato soltanto da i componenti dei vari team (e da alcune proteste anti-olimpiche fuori dallo stadio), lo ha premiato fino alla consegna delle medaglie.

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"Credo che non sarò mai in grado di descrivere quello che sto provando in questo momento”
Alexander Zverev

La netta vittoria di Alexander Zverev nella finale olimpica

Sulla partita c'è poco da dire: troppo forte, troppo completo e troppo concentrato Zverev. Ha continuato a servire benissimo, poi ha dato spettacolo con il rovescio. Una volta intascato il primo set, ha giocato il secondo su una nuvola. Dritti vincenti, pallonetti millimetrici, persino qualche giocata di fino. Successo limpido, senza alcuna discussione. “È il più bel successo della mia carriera, ho sempre sognato di vincere le Olimpiadi e adesso sono qui, con una medaglia d'oro al collo – ha detto – credo che non sarò mai in grado di descrivere quello che sto provando”. Non era mai capitato che un tennista tedesco vincesse il singolare maschile alle Olimpiadi. Nemmeno Boris Becker e Michael Stich, che nel 1992 firmarono un armistizio per vincere l'oro a Barcellona. Ma era il doppio.

Gli altri ori sono arrivati altrove: quello mitico di Steffi Graf e Seul, poi un antichissimo trionfo in doppio misto a Stoccolma 1912, con Dora Koring e Heinrich Schomburgk. “Direi che i miei ultimi quattro set sono stati decisamente buoni – dice Zverev – credo che adesso ci siano davvero poche persone più felici di me. È stato difficile vincere questa medaglia, però è una soddisfazione immensa. Non me la toglierò fino a quando arriverò a casa”. Atterrerà alle 5 del mattino a Monaco di Baviera, poi si concederà qualche giorno di pausa prima della partenza per gli Stati Uniti. Zverev nutre un particolare attaccamento per la Germania, tipico dei figli di immigrati. Non è solo un legame affettivo, ma c'è anche quel senso di riconoscimento per un Paese che ha accolto la sua famiglia nel 1991, subito dopo lo sgretolamento dell'Unione Sovietica. Ha sempre amato giocare in Coppa Davis, almeno fino a quando non hanno deciso di rovinarla in nome del business.

Il podio del singolare maschile a Tokyo 2020. La medaglia di bronzo è andata a Pablo Carreno Busta

Seul 1988: Steffi Graf centra il Golden Slam. Ci voleva un tedesco per proteggere l'unicità del suo titolo

Ma la passione per la Germania non è mai venuta meno. “Ci siamo sostenuti gli uni con gli altri, siamo una vera famiglia – ha detto, parlando degli atleti tedeschi – questo oro non è soltanto per me, ma per tutta la Germania. Non ho giocato un solo secondo per me stesso, ma per tutti quelli che erano nel villaggio olimpico. Ho giocato per tutti: i miei genitori, la mia famiglia, mia figlia, tutti quelli che ci hanno seguito da casa. Per questo ho giocato così bene”. Ha poi rispedito al mittente chi gli faceva notare le tante assenze del torneo olimpico. “I migliori c'erano tutti, mancava soltanto Nadal che però aveva saltato anche Wimbledon”. Non è proprio così, ma non è il caso di mettere i puntini sulle I. Le assenze non tolgono nulla al successo di Zverev. La vittoria su Djokovic spazza via qualsiasi dubbio: è un certificato di legittimità, un bollino che definisce la qualità del suo successo.

A 24 anni, gli manca soltanto un titolo del Grande Slam: ha già vinto 16 titoli, tra cui quattro Masters 1000 e le ATP Finals. Con il titolo olimpico in tasca si candida al ruolo di miglior tennista della sua generazione. “Molti esperti ed ex giocatori sostengano che altri giocatori siano meglio di me – puntualizza, alludendo a Medvedev e Tsitsipas – ma io ho vinto quello che ho vinto. Per me possono dire quello che vogliono”. Gli manca soltanto uno Slam, e dopo quanto visto a Tokyo (e, tutto sommato, negli ultimi mesi), a New York potrebbe essere il principale avversario di Novak Djokovic, l'ostacolo numero 1 verso la caccia al grande Slam del serbo. L'oro olimpico può dare energie inaspettate: nel 2012 lanciò Murray verso il suo primo titolo Slam (arrivato poche settimane dopo, proprio a New York), e nel 2016 lo proiettò vierso un clamoroso finale di stagione che lo avrebbe portato al numero 1 del mondo. Chissà che la carriera di Alexander Zverev non possa prendere una direzione tutta nuova. Mai sottovalutare la magia a Cinque Cerchi.