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ROLAND GARROS

30 grammi di cereali e un frutto non bastavano. Adesso Martina lo sa

La commovente vicenda di Martina Trevisan trova il suo dolce compimento a Parigi: dieci anni dopo aver abbandonato il tennis e sofferto di anoressia, coglie il terzo turno al Roland Garros battendo la super-sponsorizzata Coco Gauff. Ma oggi, soprattutto, è una giovane donna che ha saputo vincere una malattia.

Riccardo Bisti
1 ottobre 2020

Scappa un brivido, nel raccontare questa storia. Perché Martina Trevisan ha vissuto la sofferenza vera, una malattia subdola che la stava consumando dentro e fuori. Di solito un tennista teme gli infortuni, o magari una crisi di rigetto che porta a odiare lo sport. Per Martina no, l'amore per racchette e palline non è mai venuto meno. D'altra parte, sin da piccola, la sua seconda casa era il Circolo Tennis Perignano, minuscola frazione a due passi da Pontedera, in provincia di Pisa. Era una piccola principessa, poi erano tutti pronti a incoronarla quando si è capito che aveva un talento fuori dal comune: mancina, dritto esplosivo, atleta naturale (papà Claudio era stato un ottimo calciatore). In tempi d'oro per il nostro tennis rosa, quando si vincevano Fed Cup (pardon, Billie Jean King Cup) a raffica, si pensava che il futuro fosse Martina, che a 16 anni raggiungeva semifinali a Parigi (guarda un po') e Wimbledon junior. Ma poi qualcosa si è rotto. Non un ginocchio, una caviglia o cos'altro. Si è rotto qualcosa dentro di lei, perché il suo equilibrio familiare si era disintegrato.

Per anni ha scelto di non parlarne, anzi, detestava l'insensibilità di chi le chiedeva con insistenza: “Marti, cosa è successo?”. Oggi, dall'alto del terzo turno al Roland Garros, può guardare con serenità al passato. In un articolo-confessione uscito qualche mese fa, ha ammesso di aver faticato ad accettare un nuovo equilibrio familiare, con il padre a cui è stata diagnosticata una malattia degenerativa e la madre che intraprendeva un nuovo percorso di vita. Troppo, per una ragazzina di 16 anni. E allora, nel 2010, ha detto basta. Addio tennis, meglio tornare alla vita normale. E punire il mondo crudele, oltre a se stessa. Senza neanche accorgersene, è finita nel tunnel dell'anoressia. Ha iniziato a odiare il suo corpo, a trovare un modo malsano per attirare l'attenzione su di sé. Sulla sua sofferenza. E allora si è infognata in un'alimentazione al limite della sopravvivenza: 30 grammi di cereali e un frutto di sera. Dimagriva, come se la sua progressiva sparizione fisica fosse un modo per avvicinare gli altri al suo malessere.

Martina si era infognata in un'alimentazione al limite della sopravvivenza: 30 grammi di cereali e un frutto di sera. Dimagriva, come se la sua progressiva sparizione fisica fosse un modo per avvicinare gli altri al suo malessere.
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Ha passato brutti momenti, la Trevisan. Come quando ha iniziato a curarsi, con l'aiuto di una psicologa e una progressiva rieducazione al cibo. Quando ha messo piede per la prima volta alla clinica Stella Maris, è rimasta per un'ora con un piatto di carne e piselli davanti a sé. Non l'ha toccato ed è andata via. Ma Martina non ha mai smesso di volersi bene ed è progressivamente tornata alla vita. Quella vera, quella bella. Fatta di gioie e dolori, certo, ma sana. Il tennis si può amare in tanti modi, e lei ha ripreso nelle vesti di maestra. Al Circolo Tennis Pontedera l'hanno accolta a braccia aperte. Lezioni a bambini, principianti, adulti, agonisti... Nessun problema. Tornava a casa col sorriso sulle labbra. Ma certe esperienze l'hanno segnata. E così ha avuto l'intelligenza di capire che certe domande interiori (“Sei sicura di volere questa vita?”) arrivavano perché dentro di sé era cambiato qualcosa. E così ha scelto di ricominciare laddove aveva smesso. Solo per se stessa, senza ego altrui da soddisfare. “Let's start a New Beginning” scriveva su Facebook il 25 febbraio 2014. Informava che avrebbe ripreso a giocare, a oltre quattro anni dall'ultima volta. Ha trovato sponda al Centro FIT di Tirrenia e piano piano ha ripreso con l'attività internazionale. E a vincere.

Si era convinta che il treno buono dovesse ancora arrivare. È arrivata abbastanza rapidamente intorno al numero 200 WTA, poi si è un po' fermata. Per diverse volte ha sfiorato il traguardo-svolta. Ha esordito in nazionale, poi gli infortuni le hanno impedito di progredire, di andare oltre la 144esima posizione. Nel frattempo, però, cresceva a metteva a posto i tasselli della sua vita. A settembre 2019 è andata a vivere da sola, mentre la vita privata si è stabilizzata grazie alla relazione con Marco, amore adolescenziale che non si è mai spento e adesso ha trovato la definitiva maturazione. Certi puzzle hanno 100 pezzi, altri ne hanno 10.000. Quello di Martina era molto, molto complesso. C'è voluto tempo per completarlo, ma quando si è sistemato è arrivato il passo decisivo: a Melbourne ha passato le qualificazioni ed è arrivata a sfidare Sofia Kenin, che un paio di settimane dopo avrebbe vinto il torneo.

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Poi è arrivato il COVID, la ripresa, e adesso la fiaba parigina. La vittoria contro Coco Gauff è un gioiello denso di simbologia. L'americana ha 16 anni, l'età a cui Martina scelse di smettere. Ma l'americana è già iper-professionale e iper-professionista, al punto che hanno ingaggiato una battaglia per farle giocare più tornei del consentito. Ha sponsor, visibilità, tutto. Sul Campo intitolato a Simonne Mathieu, donna tennista che si unì alla resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale, zia Martina (il fratello Matteo è diventato papà un paio d'anni fa) ha resistito al fuoco avversario e ha replicato colpo su colpo. Illuminata dai flash dei fotografi, si è messa l'elmetto e ha vinto la battaglia degli urletti, scacciando via i fantasmi quando la giudice di sedia Marijana Veljovic ha giudicato buona una palla della Gauff quando la Trevisan era a due punti dal match (5-3 e 40-40 nel terzo set). Ha provato a protestare, si è distratta ed è stata ripresa sul 5-5. Ma... cosa vuoi che sia una chiamata sbagliata di fronte all'anoressia? Una partita di tennis di fronte all'incubo della bilancia?

Dare il giusto valore alle cose le ha permesso di ritrovare serenità e vincere la partita, urlare di gioia, abbracciare chi le vuole bene. Il maxi-assegno di 126.000 euro, spettante a chi arriva al terzo turno, è quasi secondario. Così come il best ranking WTA che spunterà accanto al suo nome il 12 ottobre (adesso è virtualmente numero 128) sarà un semplice regalo di compleanno anticipato, poiché il 3 novembre compirà 27 anni. Ciò che conta sono i simboli: Martina Trevisan è una donna serena, che è stata capace di superare i drammi adolescenziali. Un'ex ragazza che ha avuto il coraggio di chiedere aiuto quando ha capito che da sola non ce l'avrebbe fatta. C'è stato un momento in cui la madre, disperata per lo stato in cui versava la figlia, coglieva le pesche dagli alberi pur di vederla mangiare qualcosa. Adesso Martina potrà tornare su quel prato e guardarlo con un sorriso, magari con una lacrimuccia di commozione mentre tiene la mano di Marco. Sono queste le cose che contano, ancor più del match più importante della sua vita contro Maria Sakkari. In palio ci sarà la seconda settimana di uno Slam.