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LA STORIA

“Amore, ti stai cacciando in un guaio...”

Stare accanto a una tennista può essere un incubo: quando Irina Fetecau ha iniziato l'attuale relazione, ha messo in guardia il fidanzato. Un anno fa stava per battere la Trevisan, oggi è ferma per un grave infortunio e racconta la cruda realtà di una giocatrice di secondo piano.

Riccardo Bisti
4 gennaio 2023

Chissà cosa le è passato per la testa quando Martina Trevisan è giunta in semifinale al Roland Garros. In quei giorni, Irina Fetecau era nel pieno di una convalescenza (in corso ancora oggi) e postava alcune foto da wannabe influencer. Magari l'avrà raccontato quando ha tenuto una lezione presso la facoltà di giornalismo dell'Università di Bucarest. Già, perché la rumena ha completato gli studi e si sta costruendo una carriera alternativa, visto che un delicato intervento a un ginocchio (la cartilagine era quasi andata via) la tiene ferma dallo scorso febbraio. Poche settimane prima, però, era stata a un soffio dal battere la Trevisan nelle qualificazioni dell'Australian Open. E allora i successi della Trevisan possono rappresentare un segno del destino per questa ragazza di 26 anni che ha un grande pregio: racconta senza tabù la vita di una tennista di seconda fascia. Molti hanno pudore a parlarne. Forse se ne vergognano, forse si sentono in colpa per aver scelto una vita che è quasi sempre un disastro economico. La Fetecau non si è nascosta e ha svelato tutto. Un racconto che può essere molto utile per aspiranti tennisti/e, ma soprattutto per i loro genitori. Perché vedere Djokovic guadagnare milioni può ingolosire, ma arrivare a quei livelli è quasi impossibile.

“Sulla mia carriera sono stati investiti 500.000 euro” sentenzia Irina, mai oltre il numero 207 WTA. Numeri che fanno capire quanto il tennis possa essere un pozzo senza fondo. Milioni di ragazze ci provano col tennis, solo un migliaio hanno classifica mondiale, ma soltanto al numero 150 si inizia a risparmiare qualcosa. “Tra le top-100 finalmente si mettono da parte cifre interessanti, poi tra le prime dieci guadagni milioni. C'è una discrepanza enorme, ed è molto frustrante se si pensa a quanto lavoriamo”. La Fetecau viene da una famiglia della media borghesia rumena, ammesso che si possa usare questo termine per chi è cresciuto sotto il regime di Nicolae Ceaucescu. Papà Adrian è un noto conduttore radiofonico con la passionaccia per il tennis. Negli anni '80 giocava a buoni livelli, ma prima della rivoluzione del 1989 non poteva perseguire ogni sogno. Doveva scegliere: tennis o studi. Ha optato per la seconda, ma gli è rimasto il cruccio. Un pensiero talmente grande che ha chiamato la figlia in onore a Irina Spirlea, che all'epoca era la migliore tennista rumena ed è stata anche numero 7 del mondo. E nel 2017 ha pubblicato un libro dal titolo molto ambizioso: “Tennis, lo sport inventato dal diavolo”. Fanatismo? Forse, ma la Fetecau ha soltanto parole dolci per i suoi genitori. Dice che non l'hanno mai forzata, che le hanno raccomandato di fare solo quello che le piace, addirittura incitandola a divertirsi e condurre una vita normale.

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«i tennisti sono costretti a essere egoisti: lavoriamo tantissimo, ci stanchiamo, dobbiamo riposare e non c'è spazio per altro. Devo andare a letto alle 23 perchè ho bisogno di energie, non posso certo uscire o restare sveglia fino a tardi» 
Irina Fetecau

Irina Fetecau ha completato gli studi in giornalismo e comunicazione all'Università di Bucarest

Ma il concetto di normalità non si sposa con un'aspirante campionessa. A partire dalle enormi spese: “Una famiglia con un reddito modesto non può sostenere le ambizioni di un figlio”. E inizia a snocciolare le spese, mischiando la valuta locale e l'euro. Per comodità, traduciamo tutto nella nostra moneta: un'ora di tennis costa 20 euro (“Ma ce ne vogliono almeno due alla volta, quindi il prezzo raddoppia”). Un paio di scarpe di livello costa 100 euro, così come un completo accettabile, mentre le racchette si trovano a 175 euro. “Ma devi averne almeno cinque, e cambiarne ogni 2-3 anni”. Senza contare i costi per un allenatore, il preparatore atletico, il fisioterapista e il mental coach. “È paradossale che uno sport indviduale richieda un team così vasto – racconta – in Romania c'è ancora una vecchia mentalità, secondo cui andare dallo psicologo è come fare una seduta psichiatrica. In verità parliamo di fiducia, concentrazione, attenzione, analizziamo le partite per capire perché mi è tremata la mano. I grandi giocatori si portano lo staff al completo anche ai tornei”. Il problema della Romania – peraltro comune a molti Paesi – è la privatizzazione del tennis. Giocare costa moltissimo. La Fetecau racconta un aneddoto che l'ha colpita: si è presentata in anticipo allo Us Open 2021 e il club era ancora offlimits, dunque l'hanno mandata in un parco pubblico a pochi isolati di distanza. C'erano circa 15 campi in buone condizioni e chiunque avrebbe potuto giocare.

Negli Stati Uniti è normale, persino una finalista Slam (Danielle Collins) è partita da lì. Secondo la Fetecau, il problema del tennis è l'enorme discrepanza tra costi e benefici se non si entra nell'elite. “La gente vede solo le partite, ma c'è molto di più: preparazione atletica, massaggi, stretching, recupero e terapie quando necessario. La preparazione invernale dura un mese e mezzo: le prime due settimane prevedono 3-4 ore di carico atletico e solo un'ora di tennis, ma a volte sei talmente stanco che non riesci a scendere in campo. Ultimato questo ciclo, i tempi di ribaltano”. Il livello medio è sempre più alto: ergo, è difficilissimo emergere. Lei ce l'aveva quasi fatta: nel 2021 si era portata a ridosso delle top-200 e ha potuto respirare l'aria degli Slam. “Quando ci arrivi, può succedere di tutto. Emma Raducanu ha vinto lo Us Open partendo dalle qualificazioni”. La sconfitta contro Martina Trevisan le ha fatto male, ma poteva essere carburante psicologico per giocare ancora meglio. Poi sono arrivati i problemi fisici che la tengono ferma da quasi un anno. “Non essendo vascolarizzata, la cartilagine fa molta fatica a rigenerarsi. Allora ho scelto di operarmi perché la medicina è progredita e offre ragionevoli speranze – racconta – però pensavo di rientrare dopo 2-3 mesi...”. Invece tre settimane di immobilizzazione le hanno fatto perdere il tono muscolare, quindi il tempo stimato si è raddoppiato a sei mesi. Come non se non bastasse, sono comparsi problemi all'altro ginocchio e dunque il recupero non è ancora ultimato. “Anche se dovremmo esserci quasi...”. Potrà riprendere con il ranking protetto, ma chissà in quali condizioni.

Irina Fetecau è molto legata a papà Adrian, scrittore e conduttore radiofonico

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La Fetecau ha trovato nel fidanzato Silviu Traian la comprensione di cui ha bisogno un'atleta del suo livello

Volendo essere pignoli, ha un po' tradito se stessa. Quando aveva 20 anni si è aggiudicata i Campionati Assoluti rumeni e disse che avrebbe giocato fino a 24-25 anni: non fosse entrata tra le top-100, avrebbe smesso. Non ce l'ha fatta eppure va avanti, forse perché spera di restituire ai genitori quello che hanno fatto per lei. Il padre sogna una casa a Monte Carlo e lei vorrebbe accontentarlo, ma ormai sembra un'utopia. Si dibatte spesso sulla difficoltà di trovare il momento giusto per smettere: è complicatissimo per un campione, figurarsi per chi vede nel tennis una chance di riscatto economico e sociale. E che – in nome del sogno – ha bruciato una buona fetta di gioventù. “Gli sportivi non sono persone normali – sospira la Fetecau – i tennisti sono costretti a essere egoisti: lavoriamo tantissimo, ci stanchiamo, dobbiamo riposare e non c'è spazio per altro. Devo andare a letto alle 23 perchè ho bisogno di energie, non posso certo uscire o restare sveglia fino a tardi”. Anche le relazioni sono un problema: è fidanzata da tre anni e mezzo, ed è quasi brutale nel descrivere la sua relazione. “Quando ci siamo messi insieme, ho detto detto al mio fidanzato che si stava cacciando in un guaio. Posso andare via per tre settimane, poi al rientro capita di non uscire per due sere di fila perché sono stanca, non c'è tempo per gli svaghi...

Lui è un preparatore atletico e fisioterapista, da due anni collaboriamo anche a livello professionale. Molte tenniste hanno legami di questo tipo, perché la nostra vita è difficile da capire per chi viene da un altro ambiente”. È impossibile capire fino a dove potrà spingersi Irina Fetecau: ripartire da zero è dura, e in tutta la carriera ha affrontato soltanto tre top-100 WTA (Konjuh, Rus e Sorribes Tormo), raccogliendo altrettante sconfitte. Sembra difficile che possa raggiungere l'agognato confine delle top-150, oltre il quale il suo lavoro trova un senso. “Ho iniziato a 5 anni perché ero un po' fuori forma, allora era il caso che facessi sport. I miei genitori mi hanno spinto verso il tennis: all'inizio non mi piaceva, ma poi le cose sono cambiate e sin da quando avevo 8 anni sogno di diventare una campionessa”. Quel sogno è rimasto tale, prima da ragazza e poi da giovane donna. L'ostinazione con cui va avanti potrebbe sembrare pericolosa, non fosse per quel pezzo di carta che potrebbe aprirle nuove strade. “Quando avevo 14-15 anni mi sono allenata a Barcellona, con il tecnico che ha seguito Moyà e Nadal – conclude – mi disse di non trascurare gli studi: non è che se giochi a tennis l'istruzione non ha più importanza, anzi, è l'educazione a formare quello che sei sul campo da tennis”. Dice che il master in giornalismo le ha dato un bel po' di sicurezza e che non è solo il tennis a definirla. Meno male, altrimenti l'ossessione avrebbe potuto diventare pericolosa.