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MENTAL TENNIS

Cos'è davvero la tecnica? E i fondamentali?

Il luogo comune porta a pensare che “tecnica” sia sinonimo di bellezza estetica. Non è così: ogni colpo, anche il più rabberciato, è frutto di un'esecuzione tecnica. E come tale va apprezzato. Anche la definizione di “fondamentali” andrebbe ridiscussa: perché non inserirci anche gli aspetti mentali? Proviamo ad aprire la mente e scopriremo che...

Gabriele Brambilla
1 aprile 2021

Con una certa cautela vado a trattare l'argomento che nel tennis, e anche altrove, è forse il più frainteso in ambito sportivo e, a mio parere, anche il più sopravvalutato: la tecnica, e di conseguenza i cosiddetti fondamentali. Come mi è consueto in questo spazio dedicato al benessere e all'evoluzione, anche riguardo alla tecnica proverò a dare messaggi sull'andare oltre, sul non fermarsi alla superficie, sullo smuovere una certa mentalità standardizzata che ci porta a non vedere le cose per come realmente sono. William Blake avrebbe detto che le cose sono realmente infinite, io preferisco usare la parola aperte. Ma la sostanza credo sia la medesima. Torniamo alla tecnica. Che cos'è la tecnica? Tra le diverse definizioni cito quella che la descrive come “Modo di lavorare, produrre, realizzare qualcosa”. Ecco, magari ci fermassimo qui quando parliamo di tecnica durante la visione di una partita, o quando parliamo del nostro beniamino! Spesso però con tecnica i più vanno a intendere l'estetica, la bellezza.

Dinanzi all'eleganza di un Federer o di un giocatore amatore bello da vedere giocare i più parlano di tecnica. Tuttavia perché dinanzi ai gesti grezzi di Nadal o di un giocatore amatore che taglia in backspin tutte le palle o fa pallonetti molti dichiarano che non è un giocatore particolarmente tecnico? Naturalmente posso sbagliarmi, ma mi sento sicuro nel dichiarare che chi non apprezza il tennis altrui è più facile che non si renda conto che chi usa un modo singolare di giocare e con gesti lontani a quelli da manuale della tecnica (appunto) forse di tecnica ne ha da vendere, perché ha trovato un suo modo personale per risolvere situazioni, per giungere a degli obiettivi. E poi la bellezza è relativa, e tutti lo sanno, quindi qui c'è un altro asino che cade. Perché non riuscire ad apprezzare il bello di un tennis sporco, grezzo, lento? Forse perché siamo troppo concentrati sul nostro di tennis ed è poi ciò che ci può far perdere una partita o comunque non stimolarci a dare il massimo.

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Perché non si considera tra i fondamentali anche la capacità di rilassare i muscoli prima, durante e dopo l'impatto con la pallina? Io un'intuizione l'ho avuta: perché è facile soffermarsi sulla tecnica, sull'aspetto superficiale delle cose, senza andarci dentro.

Alcuni (fantastici) colpi vincenti di Roger Federer: una delizia per gli occhi. Ma il concetto di "tecnica" non si ferma all'eleganza del gesto

I cosiddetti pallettari (che di pallonetti ne fanno e anche meglio rispetto a un giocatore “di classe”, come se la classe fosse soltanto tirare forte e teso) sanno fare bene i pallonetti che altro non sono che frutto di un gesto tecnico corretto al fine di alzare la palla. Ma pochi riconoscerebbero tecnico un pallettaro. Perché? Perché è brutto a vedersi. Ma brutto da che punto di vista? Da quello di chi riconosce bello solo se stesso (o se stessa) o chi, in qualche modo, sente simile a lui (o a lei). Da qui la non accettazione del gioco altrui, dei gesti altrui e la tensione che ci porta a non fare bene. Trasformiamo quella non accettazione in stimolo per migliorarci! Lo so, non è facile. Ma se in cuor vostro, anche una sola volta, vi siete sentiti giudicanti, lavorateci. Chiedetevi perché apprezzate un giocatore e non un altro. Questo è il mio invito.

E ricordiamoci che tutto è fondamentale. Non solo in fondamentali! Qui c'è un tema fuorviante e molto approssimativo. C'è chi definisce come fondamentali essenzialmente il diritto, il rovescio e il servizio. C'è chi ne inserisce un altro: la volée. C'è chi aggiunge la palla corta. C'è chi concepisce tra i fondamentali anche lo smash, coinvolgendo quasi tutto ciò che per regolamento è possibile fare durante una partita di tennis. E allora tutto è fondamentale? Sembrerebbe di no. Perché quasi nessuno dice che nei fondamentali c'è anche la capacità di gestire la mente, oppure le emozioni. Quasi nessuno inserisce tra i fondamentali anche il corpo umano, la gestione del fisico, senza di cui dubito sia possibile giocare a tennis.

Naturalmente le mie sono provocazioni, ma rimane la mia verità: perché non li si chiama semplicemente “gesti tecnici fondamentali” invece di soltanto fondamentali come se non vi fosse altro di fondamentale? In tal caso almeno si alluderebbe ai gesti, alla tecnica, e sarebbe più precisa la definizione, anche se mi si dovrebbe spiegare il perché allora non si considerino gesti tecnici fondamentali anche il servizio dal basso o la volée di dritto e quella di rovescio, invece di dire soltanto “volée” senza forse considerare che nei colpi a rimbalzo ne vengono dichiarati due di gesti fondamentali: diritto e rovescio. E questo perché? Perché sono più fondamentali i colpi a rimbalzo? Sono più importanti rispetto a quelli al volo? Importanti da che punto di vista? Non sono stupido, certamente alla prima lezione, al primo approccio al tennis è più semplice, anche al fine di fare in modo che il giocatore possa anche divertirsi di più colpendo anche qualche palla con gli amici, invitare o insegnare i colpi a rimbalzo. Tuttavia un'allusione ai colpi al volo perché no? Anche perché imparando i gesti al volo si migliora anche la coordinazione, il tempo sulla palla, così da migliorare anche di conseguenza i colpi a rimbalzo.

Perché non stimolare fin da subito un principiante al benessere, al divertirsi, al superare i suoi limiti, ad affrontare la paura di sbagliare? Perché non si considera tutto fondamentale quando sappiamo che senza una buona testa (meglio centratura o capacità di gestire le emozioni) “il fondamentale” del diritto funzionerà poco? Perché non si considera tra “i fondamentali” anche la capacità di rilassare i muscoli prima, durante e dopo l'impatto con la pallina? Io un'intuizione l'ho avuta: perché è facile soffermarsi sulla tecnica, sull'aspetto superficiale delle cose, senza andarci dentro. Il lavoro sull'andare oltre è difficile, è complesso da capire così come da esprimere, è faticoso. Richiede un sentire, un lavoro su stessi e non soltanto uno studio di un gesto da manuale da copiare e incollare, che poi sarebbe comunque da personalizzare perché la biomeccanica non è uguale per tutti. Ogni corpo è diverso. Certo, se rimango solo rilassato ma non conosco il gesto corretto, forse non sarò soddisfatto del risultato. Appunto. Tutto è fondamentale. Non solo i fondamentali. A risentirci tra quindici giorni circa per un nuovo approfondimento nella direzione benessere ed evoluzione. Il tema sarà il “Qui ed ora”, l'essere totalmente in un momento.


Puntate precedenti

- Il vortice delle emozioni
- Devo giocare il mio tennis!
- Benessere ed evoluzione
- Il benessere nel colpire

L'autore, Gabriele Brambilla.
Attraverso l'attività di maestro di tennis ho sempre cercato di esprimere una filosofia, un pensiero che andasse oltre certi rigidi schemi che credo limitino l'esprimerci al meglio, dentro e fuori il campo da tennis. Sin dalle mie prime esperienze di insegnamento ho provato a unire la mia passione per il tennis con la mia predisposizione a temi quali la psicologia, l'introspezione e l'ascolto di se stessi, frutto di percorsi di vita tra scrittura, psicoterapia, recitazione, creazioni musicali. Di recente ho deciso di definire queste tematiche come Benessere ed evoluzione pur non avendo piena fiducia nelle definizioni dato che corrono il rischio di schematizzare qualcosa che ha infinite pretese.

Benessere ed evoluzione vanno nella direzione dello stare bene e della crescita, due valori che nella nostra cultura sono spesso visti come incompatibili. Qualcosa sta finalmente cambiando nella nostra società e molte persone sanno ammettere che si può migliorare attraverso il sorriso.

Ma attenzione: lo spazio da me curato su Tennis Magazine Italia non vuole essere un manuale su cosa fare per arrivare a un risultato dentro e fuori il campo da tennis. Vuole essere innanzitutto l'espressione di una filosofia che su di me ha funzionato e che mi ha portato a ottenere tante soddisfazioni, pur intervallate da grandi delusioni. Non ho la pretesa di voler imporre un metodo valido per tutti: il percorso è personale, sempre. Io metterò in luce ciò che credo sia stato utile per la mia crescita.

A volte descriverò esercizi pratici che credo possano portare a risultati positivi. Tuttavia voglio rimanere nell'umiltà di pensare che la mia filosofia possa non essere valida per alcuni o possa essere soltanto di spunto, di ispirazione per altri, i quali proseguiranno comunque in una loro strada fatta di personali intuizioni.

Da poco è sul web il mio podcast Tennis Benessere ed Evoluzione dedicato a questi temi. Lo si può trovare su Spreaker e su altre piattaforme (Spotify, iTunes), così come sul mio sito www.gabrielebrambilla.net.