Test Corde

Babolat RPM Blast

La corda di Rafael Nadal: molto rigida, offre gran controllo e soprattutto rotazione, grazie alla forma ottagonale. Consigliata ai giocatori agonisti, ancor meglio in incordatura ibrida. Perde abbastanza velocemente le sue caratteristiche

di Staff Padel Magazine
8 giugno 2020

Ormai quasi una decina di anni fa, la RPM Blast è stata la risposta Babolat ai monofili Luxilon che stavano monopolizzando il circuito pro. La prima mossa fu quella di convincere Nadal che questo monofilo ottagonale gli avrebbe regalato ancor più accesso alle rotazioni, rispetto a quel Duralast che il campione spagnolo utilizzava e che Babolat era decisa a smettere di produrre (era una corda rigidissima, senza mercato fuori da Manacor). Un testimonial di quel genere (insieme all’ultimo Andy Roddick e al nostro Fabio Fognini) ha certamente aiutato questo armeggio a imporsi e, ancora oggi, resta il monofilo per eccellenza del brand francese.

In co-poliestere, la particolarità è data dalla forma ottagonale che permette un ottimo grip sulla palla e quindi di imprimere ancora maggior spin (se il braccio supporta, sia chiaro). Ottimo lo snap-back (la capacità della corda di tornare in posizione originale dopo l’impatto con la palla), è ideale per giocatori agonisti che amano pestare duro la palla e quindi cercano controllo e rotazioni, perché la spinta viene dal braccio. Appena montata (e dopo un’oretta di assestamento) offre tutto quello che si cerca, compresa una buona reattività; il problema è la perdita di tensione e di caratteristiche che arriva abbastanza presto, anche entro le prime cinque ore. In ogni caso, restate bassi con la tensione (tra 18 e 22 kg) e considerate con grande attenzione l’idea di usarla in incordatura ibrida con budello o multifilom, ancor più che in versione fullbed.