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DAVIS CUP FINALS

Spagna & Italia, redenzione o baratro?

Le curiose comunanze tra il team spagnolo e quello italiano. Assenze pesanti, dichiarazioni fotocopia dei capitani, esordio perdente. Ma se David Ferrer sembra quasi spacciato contro la Serbia di Djokovic (karma?), Filippo Volandri ha qualche speranza. Si va verso una Final Eight senza i padroni di casa.

Riccardo Bisti
15 settembre 2023

Prima che il colpo di mano Kosmos cambiasse tutto, la Coppa Davis aveva una caratteristica tutta particolare: era impossibile da pronosticare. I bookmakers hanno vita facile nello stabilire quote e favoriti nei tornei del Grande Slam, ma fare altrettanto per l'Insalatiera è un grosso problema. Non sai chi gioca, dove si gioca e mille altri fattori, un po' retorici ma spesso reali. La rivoluzione Kosmos aveva (anche) l'obiettivo di incanalare la competizione sui binari della prevedibilità, visto che l'idea era attirare i più forti. Intanto non è successo (in un senso o nell'altro: il campo di partecipazione è rimasto più o meno lo stesso), ma la competizione continua a sfuggire ai dogmi, con la differenza che – quando non è in campo la formazione di casa – si gioca in un clima surreale. Lo abbiamo visto (anche) giovedì, quando il Canada ha battuto la Svezia in una Unipol Arena pressoché deserta, che oggi si ripopolerà per il match da dentro o fuori tra Italia e Cile. L'imprevedibilità, dicevamo: prima di questa fase a gironi, i bookmakers avevano messo due squadre davanti a tutte: Spagna e Italia.

La vittoria delle Furie Rosse pagava tre volte la cifra giocata. Ci poteva stare: il fattore campo, la tradizione, Carlos Alcaraz, tanti buoni giocatori... L'Italia pagava 4: è opinione diffusa che, al completo, siamo la squadra più forte. Alla vigilia di questo venerdì di passione, Spagna e Italia non sono messe troppo bene. Ma se abbiamo sviscerato nel dettaglio (e continueremo a farlo) la situazione azzurra, la Spagna sta andando incontro a una possibile disfatta. Il forfait di Alcaraz, la luogodegenza di Nadal e Carreno Busta, l'incidente col cavallo di Bautista Agut e l'inesperienza di Davidovich Fokina hanno reso l'esordio in panchina di David Ferrer una sorta di incubo. Hanno perso 3-0 contro la Repubblica Ceca, che si è garantita la qualificazione battendo anche la Corea. Per avere qualche speranza, la Spagna è obbligata a battere la Serbia di Novak Djokovic. Missione ai limiti dell'impossibile, visto che i balcanici hanno ottime opzioni per il secondo singolare: chiunque tra Djere, Lajovic e Kecmanovic partirebbe favorito contro il povero Bernabè Zapata Miralles, all'esordio nella sua città natale, nel momento peggiore.

ASICS ROMA
«Abbiamo fatto il possibile: in questi giorni abbiamo sfruttato tutti i minuti a disposizione per allenarci, 'rubando' anche qualcosa agli altri. Avevamo provato diversi doppi, compreso quello tra Bolelli e Arnaldi» 
Filippo Volandri

Negli anni abbiamo apprezzato David Ferrer, giocatore fantastico e persona ancora migliore. Tuttavia, è inevitabile sottolineare la sua scarsa coerenza. Nell'ultimo stint della gestione Kosmos era diventato direttore delle Davis Cup Finals, sposando appieno il forfat (proprio lui, che aveva scritto pagine d'oro con il vecchio format). Quando gli hanno consegnato le chiavi delle Furie Rosse si è reso conto della realtà. Alla vigilia del girone di Valencia, aveva rilasciato frasi che sapevano di dietrofront: “Spero che questa competizione abbia più spazio in futuro, più libertà in calendario in modo che i giocatori possano esserci. Da bambini, tutti sognavano di giocare in Davis, ma il format andrebbe stravolto. Si potrebbe lavorare per renderlo più attraente”.
Tu quoque, Brute, fili mi! avrebbe detto Giulio Cesare.
Frasi sacrosante ma pronunciate da chi, fino all'anno scorso, non solo aveva sostenuto ma aveva addirittura diretto il forma attuale. E allora vien quasi da pensare che il karma abbia scelto di punirlo con l'estromissione della Spagna dalla Final Eight di Malaga. E pensate a quale scenario potrebbe esserci a novembre, in assenza della squadra di casa.

È probabile che accada, perché è dura pensare che la Spagna ferita riesca a battere la Serbia. Va detto che Ferru è stato sfortunato: lo scorso anno, il suo predecessore Sergi Bruguera aveva avuto Carlos Alcaraz, giunto a Valencia subito dopo lo Us Open vittorioso. Perse contro Auger-Aliassime, ma almeno contribuì al passaggio del turno. Senza Carlitos, infatti, persero subito nei quarti contro la Croazia. Ferrer ha avuto doppia sfortuna: non solo gli manca Alcaraz (che lunedì è stato visto a una corrida presso la Fiera di Murcia. Con lui c'erano il torero Pepìn Liria e l'ex CT della Spagna José Antonio Camacho. La faccenda ha creato polemiche e indignazione, soprattutto da parte delle associazioni animaliste). Come se non bastasse l'assenza di Alcaraz, avrà la sfortuna di affrontare Novak Djokovic. Peggio di così non poteva andargli. Le dichiarazioni pre-partita di Ferrer erano sorprendentemente simili a quelle di Filippo Volandri: “Alcaraz non sarà con noi, ma preferisco parlare dei miei giocatori, della bella atmosfera di Valencia e di come stiamo lavorando”.

Quelle dopo lo 0-3 contro la Repubblica Ceca sono addirittura identiche a quelle del livornese: “Fa sempre male perdere, però sono orgoglioso dei miei giocatori” ha detto, salvo poi fare i complimenti ai cechi e sostenere che ci sono delle opzioni in vista del match con la Serbia: “Oggi si vede tutto nero, ma domani uscirà il sole e sarà un altro giorno. Sarà difficile, è l'avversario più duro, ma dobbiamo avere fede. Lecchiamoci le ferite e riprendiamoci. Ho l'obbligo che la mia squadra sia al meglio per affrontare quello che verrà”. Probabilmente medita di gettare nella mischia Roberto Bautista Agut (che ha battuto tre volte Djokovic ma non lo potrà affrontare) per sfidare il numero 2 serbo, e deve sperare in un miracolo di Davidovich Fokina. Anche lui ha battuto Nole, ma sulla terra di Monte Carlo, al secondo torneo del serbo dopo il putiferio post-Covid. Impresa ben più complicata di quella a cui è chiamata l'Italia di Filippo Volandri. Inutile fare troppi calcoli prima della sfida al Cile, salvo una considerazione scontata: bisogna vincere 3-0 perché un 2-1 potrebbe non bastare. Un risultato simile (dopo il 3-0 del Canada alla Svezia) metterebbe cileni e canadesi nella condizione di fare un biscotto: un eventuale 2-1 del Cile, infatti, preserverebbe il primo posto del Canada e manderebbe il Cile a Malaga a discapito dell'Italia.

Scenario a cui Volandri non vuole nemmeno pensare. Rispetto a Ferrer ha un vantaggio: davanti non c'è la corazzata serba, ma una squadra buona ma abbordabile. Nicolas Jarry è molto pericoloso sul cemento indoor di Bologna (che Elias Ymer ha definito ghiaccio), ma Cristian Garin sembra lontano dalla migliore condizione. Chi ha giocato (e vinto) il doppio contro la Svezia (Alejandro Tabilo e Tomas Barrios Vera) non lo gioca abitualmente nel circuito. Insomma, se Ferrer sembra spacciato, Volandri può ancora sperare. Per progettare la Grande Rimonta, pare si sia convinto a inserire Matteo Arnaldi in singolare e confermare Lorenzo Sonego (nonostante la sconfitta contro Galarneau). Giusto: il Musetti visto mercoledì ha confermato di patire un campo così rapido, almeno contro un gran battitore, oltre ad aver perso contro Jarry sulla terra di Rio de Janeiro. Per Sonego è diverso. E poi, ahinoi, non ci sono alternative. Dovessimo strappare il 2-0 dopo i singolari, ci sarà grande curiosità nel conoscere le scelte per il doppio. O meglio, se Andrea Vavassori tornerà a essere disponibile dopo che è stato costretto a saltare quello contro il Canada. Sull'asse Valencia-Bologna sarà un venerdì di passione. Ma non nel senso più dolce di una parola dal doppio significato.

Matteo Arnaldi in azione a Bologna (Foto Giampiero Sposito / FITP)