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ATP CUP

Berrettini, un fulmine azzurro nella notte

Con una prestazione fantastica, Matteo Berrettini lascia sei giochi a Dominic Thiem e coglie la più importante vittoria in carriera. Il 6-2 6-4 finale è quasi esclusivamente merito dell'azzurro, magicamente tornato ai fasti del 2019. Il suo compito sarà mantenere questo livello. Intanto vince anche il doppio con Fognini e l'Italia batte l'Austria.

Riccardo Bisti
2 febbraio 2021

Matteo Berrettini aveva detto la verità, alla vigilia di questa strana edizione dell'ATP Cup: “Mi sono allenato bene”. Non solo lo ha dimostrato, ma sembrerebbe aver spazzato via le illazioni secondo cui ad Adelaide si sarebbe lavorato meglio. Non è parso così nel 6-2 6-4 rifilato a Dominic Thiem, numero 3 del mondo e finalista in carica dell'Australian Open. L'austriaco ha avuto il privilegio di allenarsi in condizioni migliori, ma non si è visto. Anzi, Berrettini lo ha dominato e ha dato il via alla rimonta italiana nel match inaugurale dell'ATP Cup, poi vinto dagli azzurri con un doppio impeccabile: Berrettini-Fognini hanno lasciato poco spazio a Thiem-Novak, messi da parte con un netto 6-1 6-4. Ma con tutto il rispetto per i punti e i dollari in palio, ciò che conta è la qualità espressa. Berrettini ha preso la macchina del tempo e ci ha ricondotto nel 2019, in cui si era conquistato il soprannome di hammer, martello, perché raccoglieva una caterva di punti con il servizio e il dritto.

Se aggiungiamo una condizione atletica sfavillante (che gli ha permesso di non soccombere nel dialogo da fondocampo) e un campo piuttosto veloce, la somma degli ingredienti produce una delle vittorie più importanti in carriera. Sul piano numerico, la più importante: non gli era mai capitato di battere il numero 3 del mondo. Thiem temeva la partita: alla vigilia, aveva detto che Berrettini non era l'avversario ideale per il primo match dell'anno. Inoltre l'austriaco ha un tennis che necessita un po' di tempo per entrare a regime. Ma è anche un grande professionista: la vittoria di Matteo, dunque, non può essere derubricata in alcun modo e ne rilancia le ambizioni. Non solo per l'Australian Open, ma per tutta la stagione. Berrettini raccoglierà sempre buona parte del bottino con servizio e dritto, ma la qualità atletica e le discese a rete gli forniscono quel plus che può fare la differenza a certi livelli.

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Berrettini ha preso la macchina del tempo e ci ha ricondotto nel 2019, in cui si era conquistato il soprannome di hammer, martello, perché raccoglieva una caterva di punti con il servizio e il dritto.
La bella vittoria di Matteo Berrettini contro Dominic Thiem

Matteo ha preso il largo brekkando sul 2-2, dando il via a un parziale di nove giochi consecutivi che ha spaccato la partita. Non ci sono state particolari sofferenze, salvo un game ricucito da 0-30 in avvio di secondo set. Con orgoglio, Thiem ha ridotto lo svantaggio: sul 6-2 4-0 ha colto il suo unico break, si è riavvicinato sul 4-3, ma negli ultimi game non ha avuto reali chance. Berrettini ha interpretato meglio di lui le condizioni, sfruttando al massimo una superficie piuttosto rapida. Al di là dei numeri al servizio (buonissimi, ma neanche travolgenti) ha impressionato il suo modo di stare in campo: aggressivo, spavaldo, deciso. Il destino dello scambio era sempre nelle sue mani. Davvero una bella partita, l'ideale per iniziare la stagione. Lo stimolo di coach Vincenzo Santopadre nelle vesti di capitano, nonché di Fabio Fognini a fare il tifo, gli hanno dato una spinta in più di cui aveva un gran bisogno, al di là di come terminerà l'ATP Cup. Nel match inaugurale, Fognini aveva combattuto con un fastidioso dolore alla spalla destra, emerso durante il match contro Dennis Novak.

Un 6-3 6-2 troppo netto per essere vero, in cui il numero 100 ATP ha avuto bisogno di poco più di un'ora per sbarazzarsi di un Fognini scarico, a tratti rassegnato. “Ero nervoso, non avevo dormito bene – ha detto l'austriaco – penso che si sia visto nel mio primo game di servizio, poi però ho continuato a lottare e ho giocato un match solido”. Tutto vero, per carità, ma è stato aiutato da un Fognini fuori palla, autore di ben 38 errori gratuiti. Neanche la presenza in panchina di Alberto Mancini, capitano aggiunto, è servita a dargli vigore. Per fortuna, il problema fisico non sembra troppo grave: nel doppio, Fabio ha ripreso a giocare bene e ha guidato un Berrettini meno abituato di lui alla specialità. Non c'è voluto molto per mostrare di essere il più bravo di tutti nella specialità. Con questo successo, l'Italia si presenta con grande ottimismo al match contro la Francia: in caso di successo, sarebbe semifinale. Ipoteticamente, contro la Spagna di Rafa Nadal. Che inizio col botto.

Fabio Fognini ha giocato una brutta partita contro Novak, ma si è riscattato in doppio