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Coach’s Corner: il servizio

Il servizio è un colpo fondamentale, talvolta (ancora) trascurato, ma che si può migliorare costantemente. A patto di aver chiaro tutti gli aspetti che compongono un gesto per nulla banale dal punto di vista tecnico e coordinativo

di coach Christian Persico
3 novembre 2023

Il servizio è un colpo fondamentale, lo è sempre stato. Don Budge ci ha costruito intorno uno slam nel 1939, Pancho Gonzalez una vagonata di vittorie negli anni 50 e 60 e così via, fino ad arrivare ad autentici aceman come Roscoe Tanner (l’unico ad aver abbattuto una rete con un servizio a 225 km/h, allo US Open 1979), Goran Ivanisevic, Pete Sampras, Andy Roddick e John Isner. Oggi, il servizio continua a essere un fattore determinante, anche perché i nuovo attrezzi consentono di rispondere con traiettorie sempre più complesse e quindi servire con efficacia è essenziale per difendere i propri turni di battuta.

In Italia, è un colpo che è stato troppo spesso trascurato e che solo negli ultimi anni viene insegnato e allenato come si dovrebbe. Non a caso, abbiamo sempre avuto carenza di grandi battitori, mentre adesso siamo ben rappresentati dai vari Berrettini e Sonego. E lo stesso Jannik Sinner sta facendo progressi straordinari in questo senso. Essere un paese dove la stragrande maggioranza dei campi è in terra rossa non ha aiutato a creare questa necessità, essendo la superficie dove il servizio incide meno (infatti, quasi tutti gli aceman citati sono americani perché, crescendo sugli hard court, imparano fin da ragazzi l’importanza di questo fondamentale). Per anni, il servizio è stato un colpo relegato a fine lezione, quasi si trattasse di un’appendice obbligatoria. Oggi, a livello agonistico, si impostano intere sessioni su come sfruttare al meglio questo colpo.

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Per anni, il servizio è stato un colpo relegato a fine lezione, un’appendice obbligatoria. Oggi, a livello agonistico, si impostano intere sessioni su come sfruttare al meglio questo colpo

A livello di giocatori di club, la situazione è ancora più complessa. Il servizio è un colpo meccanicamente non banale, dove serve coordinazione con entrambe le braccia ed entrano in gioco movimenti che non sempre riescono naturali. Infatti è il colpo dove si notano le maggiori personalizzazioni del gesto, non sempre funzionali al rendimento. Però è anche l’unico colpo che è consentito ripetere (benché l’area di gioco valida sia limitata) e che si esegue da fermo. Proprio quest’ultima caratteristica permette di lavorarci costantemente e anche da soli, benché le sessioni di solo servizio non siano le più divertenti. Però, quando poi si riescono a conquistare tanti punti facili e diretti, si viene ampiamente ripagati.

Ora, nel video qui di seguito, vi spiego passo dopo passo come costruirvi un servizio come Dio comanda, tenendo presente alcuni aspetti fondamentali:

01. La posizione dei piedi: bisogna scegliere tra foot back e foot up, a seconda anche delle vostre sensazioni

02: Il lancio di palla: sembra facile, non lo è in senso assoluto. E a un lancio mediocre corrisponde un servizio pessimo

03: Le due parti: il movimento si divide in due parti, la prima che va eseguita lentamente, la seconda in piena accelerazione (ecco, Roscoe Tanner faceva tutto a una velocità folle, ma fa parte di quegli skills che non sono replicabili)

04: Il punto di impatto: deve essere il più alto possibile, sopra la testa o leggermente avanti (rispetto a quanto si insegnava anni fa, quando si ripeteva di colpire molto davanti al corpo)

05: Il servizio non finisce col servizio: bisogna imparare ad atterrare col piede davanti (il sinistro per un destrorso) e a riconquistare una buona posizione con uno step back all’indietro. Al contempo, se vi costruite una buona prima palla, dovete essere pronti ad approfittarne col colpo immediatamente successivo.

Vi è poi un aspetto psicologico che può fare la differenza, cioè l’atteggiamento col quale si va a servire. Anche mentalmente, bisogna esprimere determinazione, cattiveria. Lo spirito deve essere del giocatore che cerca il punto diretto, non una semplice rimessa in gioco. Quindi, anche la fase di preparazione deve essere applicata con rigore e l’intensità del gesto deve sempre essere adeguata.

Qualche anno fa, quando si era ventilata l'ipotesi di spostare il Roland Garros da Parigi, in tanti avevano storto il naso. Rimane la sensazione di malinconia per chi ama la sede attuale, storico teatro di un torneo ormai entrato nel costume e nelle abitudini deli appassonati francesi. “Capisco le esigenze dell'ATP, ma per me resta un torneo leggendario – ha detto Ugo Humbert – ci vengo sin da giovane e per me è sempre stato un luogo speciale. Spero che resteremo qui”. Il comune di Parigi e la comunità locale non hanno preso bene le iniziative FFT, anche perché sembra esserci in progetto la costruzione di nuovi campi presso il Parc de Bercy, ma la legge del business prevale sul sentimentalismo. E la federtennis francese sembra sufficientemente dinamica da comprendere che il bene del torneo viene prima della tradizione. Ormai va così.

Coach Christian Persico con Niccolò Festini, classe 2004, alla Canottieri Milano