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ATP FINALS

Aspirante numero 1

Gli ultimi due anni hanno dato una risposta forte e chiara: in attesa del ricambio generazionale, Dominic Thiem sembra essere il principale indiziato a raccogliere l'eredità dei Big Three. Negli ultimi due anni, li ha battuti nove volte su dodici. Sarà lui il nuovo leader ATP? Intanto oggi si gioca il titolo al Masters.

Riccardo Bisti
22 novembre 2020

Comunque finirà il Masters, il numero 1 del mondo rimarrà Novak Djokovic. Alle sue spalle, Rafael Nadal. Per la prima volta dopo una vita, tuttavia, c'è la sensazione che qualcuno possa scippare la leadership a uno dei Big Three (più uno). Da quando Roger Federer è diventato numero 1 nel febbraio 2004, soltanto lo svizzero, Rafael Nadal, Novak Djokovic e (per poco) Andy Murray si sono alternati al numero 1 del mondo. Fino a poco tempo fa, era azzardato anche solo pensare alla possibilità del sorpasso. Prima o poi sarebbe avvenuto, ma con chi? Gli ultimi due anni del circuito hanno dato una risposta, sublimata dalle ATP Finals: il nome tanto atteso è Dominic Thiem. Nello stesso torneo, giocando due partite fantastiche, ha battuto ancora una volta il numero 1 e il numero 2.

Ha superato Rafael Nadal nel girone (7-6 7-6) e Novak Djokovic in semifinale (7-5 6-7 7-6, rimontando da 0-4 nel tie-break finale). Si giocherà il titolo contro Daniil Medvedev, cercando di artigliare la vittoria numero 301 nel circuito ATP. L'austriaco è il secondo giocatore dopo Andy Murray ad aver raccolto almeno cinque vittorie contro ciascuno dei Big Three. Un timbro sul biglietto da visita che già comprende il successo allo Us Open, primo Slam intascato da un giocatore nato negli anni 90. Negli ultimi quindici anni c'erano stati Del Potro, Murray, Wawrinka e Cilic: gli unici capaci di interrompere la striscia dei tre grandi. Ma ce l'hanno fatta in modo estemporaneo, mentre i numeri di Thiem sono ben più solidi: negli ultimi due anni è avanti 3-2 con Djokovic, 3-1 con Nadal e 3-0 con Djokovic. Statistiche incomplete ma chiare: la tendenza è evidente.

Fino al 2018, il bilancio di Thiem contro i top-10 era 15-32. Nelgli ultimi due anni si è trasformato in 17-8. Non può essere un caso.
I colpi più belli della straordinaria semifinale del Masters tra Dominic Thiem e Novak Djokovic

“Battere così spesso i tre migliori della storia è qualcosa di speciale – ha detto Thiem – ma ogni singolo match contro di loro è un privilegio. Ogni volta c'è qualcosa d'imparare: se li batti, è una grande iniezione di fiducia”. Fino a un paio d'anni fa, i numeri raccontavano altro. Thiem ha iniziato il 2019 con un bilancio di 7-15 contro i migliori, ma lo ha trasformato in un perentorio 9-3. Certo, in mezzo ci sono state due finali Slam perdute (Parigi 2019 e Melbourne 2020), ma la sensazione è che anche quei match facciano parte del processo. Lo ha dimostrato sabato pomeriggio, riprendendo per i capelli il tie-break del terzo contro Djokovic dopo aver bruciato quattro matchpoint nel secondo. “Quello che Dominic ha fatto è surreale – ha ammesso Djokovic – non penso di aver giocato male, lui ha semplicemente spaccato la palla. L'ha tenuta lontana da me. Lo ha meritato. Devo togliermi il cappello e fargli i complimenti”.

Con il suo atteggiamento tranquillo – forse un po' banale – Thiem è molto popolare nello spogliatoio. Perdere contro di lui non scatena mai rabbia e/o invidia. Non gli si può voler male. Ha compiuto 27 anni a settembre, ma certi risultati potevano arrivare anche prima. La carriera di Thiem è cambiata da quando ha iniziato a lavorare con Nicolas Massu, coach giovane e motivatissimo, mettendo progressivamente da parte Gunther Bresnik. Si pensava che il guru austriaco potesse essere il coach di una vita. In fondo era stato lui a notarlo quando era un ragazzino, gli aveva inculcato la mentalità del sacrificio, imponendogli l'importante passaggio dal rovescio bimane alla soluzione a una mano.

Contando i punti ottenuti nel 2020, Dominic Thiem si trova alle spalle del solo Novak Djokovic
Sempre più spesso, Dominic Thiem offre il meglio di sé contro Djokovic, Nadal e Federer

A un certo punto non gli bastava più: forte di enormi ambizioni, l'austriaco ha scelto di fare qualcosa di più. Rischiare. Investire su se stesso. Ha trovato un coach che aveva gli stessi obiettivi. Risultato? Fino al 2018, il bilancio contro i top-10 era 15-32. Nel 2019 e nel 2020 si è trasformato in 17-8. Non può essere un caso. Una volta, il noto regista Luis Bunuel disse: "L'età non conta... a meno che tu non sia un formaggio” . Thiem ha avuto bisogno di un po' di tempo per trovare la maturità psicofisica. Difficilmente andrà in doppia cifra di Slam e il suo tennis non è così adatto all'erba (anche se una volta ci ha battuto Federer), ma i dati sulla carta d'identità gli sono ancora amici: ha 6 anni meno di Djokovic e 7 di Nadal. Con Federer, la distanza è siderale. Significa che ha tanti anni davanti, ed è possibile che possa trascorrerne qualcuno al numero 1. In fondo ha imparato a vincere anche lontano dalla terra battuta.

La vittoria allo Us Open ha confermato una tendenza visibile da quando ha vinto Indian Wells nel 2019. Non l'avrebbero detto in molti: non sono lontani i tempi in cui rispondeva in braccio ai giudici di linea, e utilizzava aperture molto ampie. Oggi sa tenere i piedi sulla riga, all'occorrenza sa accorciare i movimenti e non ha perso granché in potenza. Una crescita che potrebbe valergli la leadership in un futuro non troppo lontano. Già adesso, la classifica ripulita dalle norme-covid lo vedrebbe non troppo distante da Djokovic. Se consideriamo i punti reali raccolti nel 2020 sarebbe già al numero 2, poiché ha superato Nadal. Ma poco importa. In Austria, nessuno pensava che Thomas Muster avrebbe avuto un erede in così poco tempo. Invece l'hanno trovato e non ci sono grossi dubbi sul fatto che Thiem sia più potenzialmente forte. Lo ha raggiunto nel numero di Slam, ma su certi dati è ancora indietro: 44 tornei a 17, oltre a otto titoli Masters 1000 a uno e quel numero 1 che non è ancora arrivato. Ma Dominik sembra pronto alla sfida.