Test Corde

Babolat RPM Power

Corda monofilamento, estremamente rigida e adatta ai giocatori agonisti che cercano controllo (nonostante il nome che porta). Ideale da montare sulle verticali in un’incordatura ibrida. Bisogna fare attenzione nella fase di montaggio

di Staff Padel Magazine
8 giugno 2020

Il nome è di quelli che fa crescere l’interesse perché RPM rimanda immediatamente alla Blast, la corda di Nadal, uno dei monofili più amati e bestseller di un brand che produce corde da oltre un secolo; e la dicitura Power fa inevitabilmente pensare a un monofilo che, oltre al solito controllo, offra un vivo accesso alla potenza. In realtà, non è proprio così. Ma andiamo con ordine. Primo aspetto che la distingue è il colore, un bronzo metallizzato che non si era praticamente mai visto. L’idea degli ingegneri è stata quella di studiare qualcosa di innovativo, che partisse dalla RPM Blast ma sfruttasse l’esperienza di una corda tecnicamente sottostimata dal pubblico come la Origin. Il nucleo della RPM Power è in CO-PET-C, un composto chimico con base in polietilene rivestito esternamente da una struttura che ne aumenta rigidità e resistenza. Ci si accorge di tutto questo appena si comincia a incordarla perché il rumore è abbastanza sinistro, un cigolio che fa tremare, al punto che molti incordatori preferiscono che il cliente... non sia presente al montaggio (ed è meglio affidarsi a mani esperte, anche se questo è un consiglio che vale per tutte le corde).

Il nucleo della RPM Power è in CO-PET-C, un composto chimico con base in polietilene rivestito esternamente da una struttura che ne aumenta rigidità e resistenza

La corda si avvicina alla Blast, pur essendo meno reattiva. La rigidità resta elevata, ma tiene bene la tensione e le sue caratteristiche peculiari, almeno all’interno delle prime dieci ore di utilizzo. Si tratta essenzialmente di un prodotto adatto a giocatori agonisti che amano spingere e arrotare, che cercano controllo più che power (è meno esplosiva della Blast, per intenderci), nonostante il nome che porta. Ecco perché è amata dai picchiatori senza troppi fronzoli, prima ancora che da giocatori che amano usare sensibilità e tocco. Molto raccomandabile tenere bassa la tensione, in un range compreso tra 18 e 22.

In campo produce sensazioni piuttosto diverse a seconda del telaio dove viene montata e della tensione utilizzata. Le corde sembrano sfregare tanto, la palla non esce così facile e quindi c’è bisogno di qualche tempo per apprezzarne le doti di controllo (e per questo è piaciuta più sulle tubolari stile Pure Drive che su telai più squadrati come la Pure Strike). La resa delle rotazioni è buona ma si avverte meno reattività rispetto alle concorrenti casalinghe come Blast e Hurricane, quindi serve un braccio davvero allenato e swing notevoli per produrre spinta e ottenere profondità e pesantezza di palla.

Il meglio lo offre sulle verticali in un’incordatura ibrida con multifilo o budello naturale: lì, l’equilibrio tra potenza e comfort, spin e sensibilità, raggiunge livelli ottimale.