La holding di Berrettini a Monte Carlo: perché darne notizia solo ora?

ATTUALITÀ

17 agosto 2021

Riccardo Bisti

Il sito del Corriere della Sera informa che Matteo Berrettini ha aperto una società nel Principato di Monaco, preposta a curarne ogni interesse. La società, tuttavia, è stata costituita oltre un anno fa e la notizia è pubblica dallo scorso 30 ottobre. Difficile capire perché esca soltanto adesso.

Nel giorno di Ferragosto, il sito del Corriere della Sera ha pubblicato un articolo in cui si informa di una holding aperta da Matteo Berrettini nel Principato di Monaco. Si tratta di una SRL, denominata ACEMAT, che si occupa di tutti gli aspetti legati alla carriera del numero 1 azzurro: marketing, merchandising, comunicazione, pubblicità, relazioni con media e sponsor, diritti d'immagine, oltre a tutte le operazioni finanziarie e immobiliari legate a Berrettini. L'articolo a firma di Mario Gerevini dice: “Insomma, lui è il top player nazionale che vola da un torneo all'altro tenendo alto il vessillo dell'Italia, ACEMAT è il motore commerciale che nel Principato monetizza i successi tenendo basso il carico fiscale”.

Tutto vero, ma Berrettini risiede a Monte Carlo già da qualche anno e fatichiamo a capire dove sia la notizia, soprattutto viste le tempistiche: ACEMAT è stata creata il 23 giugno 2020 (oltre un anno fa) con una scrittura privata, ed è stata registrata nel Principato di Monaco sei giorni dopo. La sua costituzione è stata poi pubblicata (e le notizie del Corsera sembrano arrivare proprio da lì, vedi pagina 75) nel numero 8510 del Journal De Monaco, uscito il 30 ottobre 2020, oltre nove mesi fa. Difficile capire per quale ragione una notizia piuttosto datata esca proprio adesso: come è noto, buona parte dei top-10 ATP ha la residenza a Monte Carlo. Berrettini ha buona compagnia: oltre a lui hanno residenza fiscale Novak Djokovic (per un periodo era stato segnalato residente a Marbella, adesso è collocato di nuovo a Monte Carlo), Daniil Medvedev, Stefanos Tsitsipas e Alexander Zverev, senza dimenticare Hubert Hurkacz e i nostri giovani Jannik Sinner e Lorenzo Musetti.

Jannik Sinner e Matteo Berrettini al Country Club di Monte Carlo: entrambi risiedono nel Principato

È pacifico che le ragioni di questo esodo siano soprattutto di natura fiscale, ma non c'è nulla di illegale: rispettando determinati parametri (proprietà di un immobile, residenza effettiva e un reddito adeguato) si può risiedere a Monte Carlo, con tutti i benefici del caso. A Monte Carlo, inoltre, si può giocare all'aperto per 12 mesi all'anno e la presenza di tanti tennisti di alto livello è un ulteriore incentivo. L'approccio al discorso tasse è molto personale: qualcuno può pensare che la scelta di un paradiso fiscale sia indice di scarsa moralità, altri sostengono che gli atleti sono spesso in giro e non hanno un reale rapporto con il proprio Paese d'origine. Esempio: perché pagare un servizio sanitario che un professionista non utilizzerà praticamente mai? La mossa di Berrettini e di altre decine di professionisti è focalizzata sul guadagno ed è perfettamente legittima: se la legge consente di mantenere quasi tutto il proprio guadagno abitando a Monte Carlo, anziché versare una grossa percentuale al fisco italiano... perché no?

Prima di giudicare Berrettini, con frasi più o meno velate, bisognerebbe auspicare un intervento deciso dei governi. Se si ritiene immorale questa pratica, la si può vietare. Il governo francese ha fatto qualcosa del genere, ma i migliori tennisti transalpini hanno aggirato il divieto prendendo la residenza in Svizzera, laddove hanno un'accoglienza fiscale ben più amichevole. Attualmente, la Francia ha nove top-100 ATP e ben sei risiedono all'estero: tre in Svizzera (Monfils, Gasquet, Tsonga), uno in Lussemburgo (Humbert), uno a Malta (Mannarino) e uno a Londra (Chardy), senza dimenticare la residenza svizzera di Herbert e quella a Dubai di Pouille. Insomma, il successo nello sport apre molte strade: tra queste, quella che porta a pagare meno tasse, a prescindere dalla nazionalità. Giusto? Probabilmente no. Ma è pienamente legittimo: per questo sarebbe il caso di non farci troppa retorica.

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