"Fusione ATP-WTA? Non se ne parla, non è in programma”

ATTUALITÀ
16 gennaio 2021
Riccardo Bisti

Secondo Kevin Anderson, non è in corso nessuna discussione per unire ATP e WTA: l'argomento non è all'ordine del giorno nel Players Council. Non condanna la PTPA, ma è convinto che il sistema debba essere migliorato dall'interno. “Bisognerà sempre trattare con i tornei”

La suggestione lanciata nove mesi fa da Roger Federer sembra destinata a rimanere tale. In un'intervista con Tennis Majors, il presidente uscente del Players Council ATP ha detto che non ci sono idee in questo senso. “Non c'è stata una reale discussione perché non c'è niente di concreto, a parte qualche vaga nozione – ha detto Kevin Anderson – ci sarebbe molto da lavorare. Immagino che lo sport vada meglio se si lavora insieme, ma non ho le competenze necessarie dal punto di vista commerciale. So che l'ATP vuole lavorare insieme alle altre entità, e la WTA è certamente un partner importante. Tuttavia, non so se la fusione sia un argomento di cui si vuole parlare”.

Non è una pietra tombale sull'idea, ma quasi. In questo momento, l'ATP ha altre priorità. Per esempio, la sopravvivenza dei tornei più piccoli. In questo senso, è importante che ci sia collaborazione tra i giocatori e i tornei stessi. “Ci siamo trovati bene sul discorso dei montepremi – prosegue Anderson – alcuni sono in perdita, ma se riescono a giocarsi lo stesso è un'ottima cosa. Dobbiamo capire che, in caso di assenza di pubblico, i montepremi saranno ridotti. Non è la situazione ideale, ma è importante che sopravvivano”. Per apprezzare gli effetti dell'accordo, basta dare un'occhiata alla distribuzione dei montepremi: sono rimasti più o meno invariati i soldi per chi perde al primo turno, mentre c'è stata una forte riduzione per vincitori e finalisti.

Il biennio 2021-2022 sarà il sesto con Kevin Anderson nel Players Council. Il sudafricano punta a restare presidente

Anderson ha poi toccato diversi altri temi, dai vaccini (“È un argomento di discussione, ma è ancora presto”) alla necessità di investire più soldi a tutela della salute mentale dei giocatori, oltre all'ingombrante presenza della PTPA. “Mi auguro che si possa collaborare, ma come logistica non è possibile, anche per come sono strutturate le due entità. Non conosco la loro visione, posso dire che in questo momento l'ATP è divisa al 50% tra tornei e giocatori. Se anche ci fosse un'entità al 100% dei giocatori, dovrà comunque negoziare con i tornei. Ammetto che l'attuale sistema non è perfetto, ma so che la nuova gestione ATP vuole intervenire su questioni come i mandati e i conflitti d'interesse.

Tuttavia, credo che tutto questo vada fatto all'interno del tour. Forse 30 anni fa c'era spazio per un intervento più incisivo, ma oggi l'ATP è una multinazionale. Non la si può paragonare a una piccola attività”. Frasi da buon politico, anche perché punta a essere confermato nel ruolo di presidente. Quando gli hanno chiesto se si candiderà, è stato chiaro: “Credo di sì. Mi occupo da tempo di queste cose, è il mio sesto mandato e credo che sia un record. Mi piace molto, credo di comprendere abbastanza bene le dinamiche e i prossimi due anni saranno molto importanti. Quindi sì, sarei interessato”.

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