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INTERNAZIONALI BNL D'ITALIA

Dove può arrivare Lorenzo Sonego?

Numeri alla mano, la semifinale romana di Sonego vale più del Miami di Sinner e del Madrid di Berrettini. Se riuscirà a mantenere il livello espresso contro Thiem, Rublev e Djokovic, il torinese può ambire a traguardi che sembravano fuori portata.

Riccardo Bisti
16 maggio 2021

Per un lungo attimo, ci abbiamo sperato: l'ultimo italiano a giocare la finale a Roma era stato Adriano Panatta nel 1978. Altra Italia, altro tennis, altro mondo. Perse in cinque set contro Bjorn Borg, poi siamo piombati in un deserto di risultati che negli ultimi anni è tornato a essere un giardino fiorito. Alla vigilia di questo torneo, nessuno – davvero nessuno – pensava che a farci vivere quel lungo attimo di speranza sarebbe stato Lorenzo Sonego. A inizio settimana avevamo tre cartucce importanti, potenziali semifinalisti: Matteo Berrettini, Jannik Sinner e Fabio Fognini. Stanchezza, sfortuna e demeriti li hanno via via cancellati dal tabellone. Nessuno pensava che l'orgoglio azzurro sarebbe stato Lorenzo Sonego da Torino, la cui semifinale – numeri alla mano – vale ancora di più delle finali raccolte da Sinner e Miami e Berrettini a Madrid. Esageriamo? Per niente: a Miami Sinner ha battuto Gaston (n.162), Khachanov (22), Ruusuvuori (82), Bublik (44) e Bautista Agut (12) prima di perdere da Hubert Hurkacz. Classifica media degli avversari battuti: 64,6. Alla Caja Magica, Berrettini ha superato Fognini (28), Delbonis (77), Garin (25) e Ruud (22), per una media-ranking di 38. Nella sua cavalcata romana, Sonego ha abbattuto Monfils (15), Mager (90), Thiem (4) e Rublev (7). A parte la media migliore (29) è stato l'unico a battere dei top-10.

E come li ha battuti! I dati non servono a sminuire gli ottimi tornei di Sinner e Berrettini, ma a far capire la straordinarietà del percorso di Sonego. E quando ha vinto il secondo set contro Novak Djokovic, portandosi 0-40 nel primo game del terzo, (più di) qualcuno ha pensato che l'Italia avrebbe ritrovato un finalista 43 anni dopo Re Adriano. Dopo aver battagliato per mezza mattinata contro Rublev, irretito dal pubblico in delirio e domato alla distanza (3-6 6-4 6-3), Sonego ha messo piede sul Centrale contro il numero 1 del mondo, già cinque volte vincitore del torneo. Ok, anche Djokovic aveva giocato al mattino, ma conosce molto meglio di lui l'ambiente di quel campo. Però Sonego aveva con sé 2.500 appassionati che ha fatto innamorare con il suo atteggiamento che conquista. Impossibile non fare il tifo per lui, al di là del passaporto: combatte su ogni palla, dà sempre tutto quello che ha, non parla a vanvera, non lancia racchette, sa creare una connessione emotiva con la gente. Cadendo in banalità, è come un gladiatore nell'arena. Un Mister Hyde che fuori dal campo torna ad essere Dottor Jekyll: utilizzo ponderato delle parole e atteggiamenti mai sopra le righe.

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Sonego riuscirà a esprimere con continuità il tennis mostrato a Roma? Non sarà facile. Dovesse mantenere questo ritmo, può entrare tra i top 15 ATP e concedersi – perché no – una capatina tra i top 10.

Gli highlights delle semifinali del Foro Italico: Sonego ha impegnato Djokovic molto più di quanto Opelka abbia fatto con Nadal

Sonego è un caso da studiare perché sembra confermare la tesi secondo cui è bene non pensare troppo sul campo da tennis. È opportuno insistere su questo punto, perché Sonny dà l'impressione di giocare senza conoscere il punteggio. Affronta ogni singolo punto con lo stesso coraggio, uno spirito garibaldino supportato da una crescita tecnica impressionante. Facciamo mea culpa: pensavamo che le tante interviste concesse alla stampa (soprattutto quella torinese), in cui gli facevano dire che sognava di giocare il Masters nella sua città, fossero poco più di una boutade. Oggi i fatti dicono che Sonego è 13esimo nell'ATP Race, la classifica valida per mettere piede al Pala Alpitour. Certo, i suoi 880 punti sono ben distanti dai 1.460 di Hubert Hurkacz (ottavo), ma oggi chi si sente di escluderlo a priori?

Nel 6-3 6-7 6-2 con cui ha ceduto a Djokovic, nonostante l'asticella delle difficoltà decisamente più alta, ha confermato le qualità che avevano fatto indemoniare Dominic Thiem e bruciato il cervello tennistico di Rublev: grandi botte al servizio, dritto in spinta, rovescio il cui miglioramento è quasi paranormale. E di là c'era un Djokovic al pieno della motivazione: un po' perché non voleva vanificare gli sforzi compiuti per battere Tsitsipas, un po' perché non aveva dimenticato la sconfitta di sette mesi fa a Vienna. Un Djokovic che ha dovuto dare fondo a ogni energia nervosa per non farsi travolgere dall'ambiente, e che si è lasciato andare a esplosioni di gioia degne di una finale Slam quando ha brekkato (vanamente) Sonego sul 5-5 del secondo. Nessuno avrebbe immaginato che si sarebbe fatto acciuffare al momento di servire per il match (con 2 matchpoint annullati) e perdere il tie-break, peraltro dopo essere stato avanti 3-0.

Pensate che Novak Djokovic avrebbe celebrato così un match di routine?

L'evoluzione del servizio di Lorenzo Sonego dal 2008 al 2011

Ma Sonego è così: più c'è lotta, più si esalta. Sembra quasi che goda nella pugna. Ma per lui era soltanto il match numero 105 nel circuito ATP. Djokovic ne ha giocati oltre mille in più (1145) e conosceva la chiave per risolvere l'enigma: tenere duro. Ha tenuto il delicato primo game del terzo (sulle tre palle break sciupate, Sonego ha rimpianti solo sulla seconda), poi ha vinto di pura esperienza. Però l'azzurro l'ha tenuto in campo un'ora più del dovuto, per la gioia di un Rafa Nadal già in hotel dopo il 6-4 6-4 a Reilly Opelka. “Lorenzo ha mostrato perché ha raggiunto la sua prima semifinale in un Masters 1000 – ha chiosato Djokovic – è un giocatore di qualità, non è facile affrontarlo. Ovviamente la gente era per lui. C'era un'atmosfera elettrica”. Già, l'atmosfera. Nonostante una capienza ridotta al 25%, il pubblico si è fatto sentire. La sessione serale del sabato è la più ambita dell'intero torneo: è la prima ad andare esaurita in prevendita, è frequentata da politici e vip e molti vanno più per farsi notare che per reale interesse. Il virus è una maledizione, ma ha riservato l'accesso ai soli appassionati. A quelli che aspettano il Foro Italico per tutto l'anno.

E c'era uno splendido clima, molto adatto a Sonego. Rumoroso, appassionato, ruspante. Ha restituito quel sano clima di Coppa Davis che ci hanno tolto, e che tanto avrebbe esaltato Sonego. Non c'è dubbio che il pubblico gli abbia dato una mano, ma oggi è lecito domandarsi dove può arrivare. Ha compiuto 26 anni durante il torneo, ma tennisticamente è più giovane. Ha iniziato a giocare ad appena 11 anni e ha messo il naso nei grandi tornei soltanto da tre anni. Adesso c'è un solo dubbio: riuscirà a esprimere con continuità il tennis mostrato a Roma? Non sarà facile. Al Foro, onestamente, le condizioni ambientali erano perfette. Il suo box era pieno sin dal primo turno, salvo poi essere arricchito dai familiari. La gente era tutta per lui. Ha sfruttato un generale effetto-sorpresa. Non sarà sempre così: andrà all'estero con 1-2 accompagnatori, giocherà in campi secondari contro avversari forti e in condizioni non così motivanti. Se riuscirà a tenere questo ritmo, può entrare tra i top-15 ATP e concedersi – perché no – una capatina tra i top-10. È questa, forse, la notizia più bella dell'avventura romana di Lorenzo. Una settimana che sarà ricordata per lui, non certo per l'ennesima finale tra Rafael Nadal e Novak Djokovic. Che soddisfazione.

INTERNAZIONALI BNL D'ITALIA – Semifinali
Rafael Nadal (SPA) b. Reilly Opelka (USA) 6-4 6-4
Novak Djokovic (SRB) b. Lorenzo Sonego (ITA) 6-3 6-7(5) 6-2