Corda monofilamento, estremamente rigida e adatta ai giocatori agonisti che cercano controllo (nonostante il nome che porta). Ideale da montare sulle verticali in un’incordatura ibrida. Bisogna fare attenzione nella fase di montaggio
Il nome è di quelli che fa crescere l’interesse perché RPM rimanda immediatamente alla Blast, la corda di Nadal, uno dei monofili più amati e bestseller di un brand che produce corde da oltre un secolo; e la dicitura Power fa inevitabilmente pensare a un monofilo che, oltre al solito controllo, offra un vivo accesso alla potenza. In realtà, non è proprio così. Ma andiamo con ordine. Primo aspetto che la distingue è il colore, un bronzo metallizzato che non si era praticamente mai visto. L’idea degli ingegneri è stata quella di studiare qualcosa di innovativo, che partisse dalla RPM Blast ma sfruttasse l’esperienza di una corda tecnicamente sottostimata dal pubblico come la Origin. Il nucleo della RPM Power è in CO-PET-C, un composto chimico con base in polietilene rivestito esternamente da una struttura che ne aumenta rigidità e resistenza. Ci si accorge di tutto questo appena si comincia a incordarla perché il rumore è abbastanza sinistro, un cigolio che fa tremare, al punto che molti incordatori preferiscono che il cliente... non sia presente al montaggio (ed è meglio affidarsi a mani esperte, anche se questo è un consiglio che vale per tutte le corde).
La corda si avvicina alla Blast, pur essendo meno reattiva. La rigidità resta elevata, ma tiene bene la tensione e le sue caratteristiche peculiari, almeno all’interno delle prime dieci ore di utilizzo. Si tratta essenzialmente di un prodotto adatto a giocatori agonisti che amano spingere e arrotare, che cercano controllo più che power (è meno esplosiva della Blast, per intenderci), nonostante il nome che porta. Ecco perché è amata dai picchiatori senza troppi fronzoli, prima ancora che da giocatori che amano usare sensibilità e tocco. Molto raccomandabile tenere bassa la tensione, in un range compreso tra 18 e 22.
In campo produce sensazioni piuttosto diverse a seconda del telaio dove viene montata e della tensione utilizzata. Le corde sembrano sfregare tanto, la palla non esce così facile e quindi c’è bisogno di qualche tempo per apprezzarne le doti di controllo (e per questo è piaciuta più sulle tubolari stile Pure Drive che su telai più squadrati come la Pure Strike). La resa delle rotazioni è buona ma si avverte meno reattività rispetto alle concorrenti casalinghe come Blast e Hurricane, quindi serve un braccio davvero allenato e swing notevoli per produrre spinta e ottenere profondità e pesantezza di palla.
Il meglio lo offre sulle verticali in un’incordatura ibrida con multifilo o budello naturale: lì, l’equilibrio tra potenza e comfort, spin e sensibilità, raggiunge livelli ottimale.