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Djokovic vuole prendersi l'America. Già a marzo

Il numero 1 del mondo ha richiesto un'esenzione per entrare negli Stati Uniti (da non vaccinato) già per i tornei di Indian Wells e Miami. I direttori di entrambi i tornei sono dalla sua parte, così come diversi volti noti dell'ambiente. Tommy Haas: “Se non potesse giocare sarebbe una vergogna”

Riccardo Bisti
26 febbraio 2023

Novak Djokovic ha già messo piede a Dubai, laddove giocherà il suo primo torneo dopo l'Australian Open. Per lui è una tappa importante, visto che l'anno scorso gli diedero l'opportunità di riprendere a giocare dopo il putiferio di Melbourne 2022. Ma c'è un pizzico di apprensione per quello che accadrà a marzo: prima di partire per gli Emirati, il serbo ha tenuto una conferenza stampa in cui ha fatto il punto della situazione. Nole ha informato di chiesto un'esenzione speciale al governo americano in modo da poter giocare a Indian Wells e Miami, i primi due Masters 1000 dell'anno. “La questione non è nelle mie mani, sto aspettando una risposta – ha detto – quello che so è che il processo è in corso, ma sono contento di avere il sostegno dei direttori di entrambi i tornei. Spero solo che la terza parte, chi prenderà la decisione, la pensi allo stesso modo”. In questo momento, le autorità americane chiedono che tutti i cittadini stranieri provenienti dall'estero abbiano completato il ciclo di vaccinazione contro il Covid-19.

Tale obbligo cadrà l'11 maggio (dunque Djokovic potrà giocare regolarmente i tornei estivi, su tutti lo Us Open). Tuttavia c'è un forte dibattito interno: lo scorso 8 febbraio, la Camera dei deputati (controllata dai repubblicani) ha approvato un disegno di legge per cancellare immediatamente l'obbligo, ma lo stesso non è passato al Senato (che è gestito dai democratici). Djokovic ha chiarito più volte la sua posizione: non ha intenzione di vaccinarsi e non è disposto a farlo per giocare qualche torneo in più. Per la verità, gli Stati Uniti sono rimasti l'unico Paese ad attuare determinate restrizioni. Da parte sua, Djokovic è particolarmente motivato a tornare a Indian Wells e Miami: per un motivo o per l'altro, non vi prende parte dal 2019. L'anno successivo sono stati cancellati a causa della pandemia, nel 2021 li ha saltati e lo scorso anno non ha potuto giocare per le restrizioni ancora in essere.

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«Penso che questo divieto sia uno scherzo. È assurdo. L'anno scorso l'hanno buttato fuori dall'Australia. Io mi sono vaccinato, ma rispetto la sua decisione. Al posto suo l'avrei fatto, ma questa è un altra questione» 
John McEnroe

L'ultimo successo di Djokovic a Indian Wells risale al 2016. In finale batté Milos Raonic

Nonostante abbia giocato poco, i suoi risultati negli ultimi mesi gli hanno permesso di tornare al numero 1 del mondo. Tra poche ore diventerà il tennista ad aver trascorso più tempo al numero 1 del mondo, uomini e donne compresi: dopo aver raggiunto Steffi Graf a quota 377 settimane, lunedì firmerà il sorpasso. L'onda emotiva è tutta a suo favore: Tommy Haas, direttore del BNP Paribas Open, ha detto pubblcamente che sarebbe una vergogna se Djokovic non ottenesse l'autorizzazione. È della stessa opinione anche John McEnroe, il quale ha parlato in queste ore: “Sarebbe assurdo se Djokovic non potesse giocare a Indian Wells e Miami, o qualsiasi altro torneo negli Stati Uniti. Stiamo vivendo un momento storico per il tennis, con lui e Nadal a quota 22 Slam – ha detto McEnroe – penso che questo divieto sia uno scherzo.

È assurdo. L'anno scorso l'hanno buttato fuori dall'Australia. Io mi sono vaccinato, ma rispetto la sua decisione. Al posto suo l'avrei fatto, ma questa è un altra questione. Nel 2021 ha giocato lo Us Open, nel 2022 gliel'hanno impedito e adesso non gli è ancora permesso di giocare. Secondo me è assurdo”. È della stessa opinione, sia pure con un linguaggio maggiormente diplomatico, il fratello Patrick. “Spero che ottenga un'esenzione – ha detto il capitano dell'ultima Davis vinta dagli americani – io mi auguro che possa entrare nel Paese e giocare. Non sono un medico e nemmeno un esperto, ma mi sembra che la fase peggiore della pandemia sia ormai passata. Inoltre Novak ha la possibilità di giocare in qualsiasi altro Paese. Per il bene dello sport, penso che tutti vorrebbero vederlo in campo senza limitazioni”.

Tommy Haas sta spingendo affnché Novak Djokovic possa entrare negli Stati Uniti

I primi allenamenti di Novak Djokovic a Dubai

Il nome di Djokovic è regolarmente nell'entry list di Indian Wells e Miami, ma questo non è un particolare indizio: tutti i top-player sono automaticamente iscritti ai Masters 1000 (ad eccezione di Monte Carlo). “Sarebbe bello se le restrizioni fossero revocate in anticipo e Novak possa venire da noi – ha detto Tommy Haas – lui vuole giocare, gli andrebbe data la possibilità di farlo”. Il suo arrivo nel deserto della California sarebbe molto importante anche per il turismo. Secondo il politico Ken Calvert (tra i promotori del disegno di legge poi bocciato al Senato) ha detto che la pandema ha dato un duro colpo alla zona di Coachella Valley, stimato in 3,5 miliardi di dollari e nella perdita di 24.000 posti di lavoro. “Per fortuna il turismo è ripreso, ma rimane un ostacolo: l'obbligo del vaccino per i cittadini stranieri. La rimozione di questo aspetto è fondamentale per eventi di grande partecipazione come il BNP Paribas Open”.

Il torneo raccoglierà numeri importanti a prescindere, ma in effetti la presenza di Djokovic darebbe un ulteriore impulso a quello che è considerato il Quinto Slam per la qualità delle strutture e il montepremi. Tra l'altro, Djokovic è il giocatore più titolato a Indian Wells, essendosi imposto in cinque occasioni. L'ultimo successo, tuttavia, risale al 2016. Sette anni in cui è successo di tutto, ma soprattutto un lasso di tempo eccessivo per uno come lui. Per adesso ripartirà da Dubai, laddove esordirà contro un qualificato, poi negli ottavi avrebbe uno tra Griekspoor e Lestienne. Nella sua parte di tabellone ci sono Hurkacz (potenziale avversario nei quarti) e Daniil Medvedev, in striscia vincente con i successi a Rotterdam e Doha.