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MIAMI OPEN

Boom Alcaraz: “Vorrei diventare uno dei più grandi di sempre”

Per la prima volta, Carlos Alcaraz esprime il desiderio di avvicinarsi a Nadal e Djokovic. “Anche se potrebbe essere impossibile”. Il tempo trascorso fuori dal campo lo ha aiutato, tra psicologo e sneakers. Secondo Andy Murray può restare al vertice “per tutto il tempo che vuole”. A Miami esordisce contro un avversario che non vuole più allenarsi con lui...

Riccardo Bisti
24 marzo 2023

Gli occhi saranno tutti su di lui, per almeno tre motivi. Il primo è fin troppo banale: Carlos Alcaraz è il numero 1 del mondo, nonché campione in carica del Miami Open. L'unico modo per restare in vetta è vincere il torneo, quindi sarà uno dei temi di un torneo che lo vedrà esordire tra poche ore contro l'argentino Facundo Bagnis. Il secondo è l'investitura di Andy Murray. Lo scozzese ama parlare di tennis, ama guardarlo e si diverte nel valutare i giocatori, magari avventurandosi in previsioni. Lo fece con Caroline Garcia, in tempi più recenti con Jenson Brooskby. Stavolta è andato sul sicuro. “Carlos Alcaraz può restare ai vertici per tutto il tempo che vuole” ha sentenziato lo scozzese, che ha perso al primo turno contro Dusan Lajovic. “Ha un gioco eccellente, a tutto tondo, penso che sarà efficace su tutte le superfici – ha detto Murray – non è il più alto, ma può servire alla grande e poi è un atleta incredibile, adotta un tennis vario e sente molto bene la palla.

Spero che mantenga questa qualità, anche se so per esperienza che è più facile fare certe cose a 18-19 anni perché il corpo non ha cicatrici. Io spero che ci riesca perché è davvero bello da guardare”. Murray ha concluso il suo ragionamento provando a toglieregli un pizzico di pressione. “Oggi la gente si aspetta campioni da 20 Slam, come se fosse normale. In verità non lo pronosticherei per nessuno. Ma lui, beh, può restare al top per tutto il tempo che vuole”. Quello della longevità è un tema importante, già toccato dopo la vittoria a Indian Wells: nonostante qualche acciacco, ci sono ottime chance che Alcaraz possa durare parecchio. I sistemi di recupero, integrazione e tutto il resto permettono di allungare le carriere. E poi il suo tennis – a parità di età – è meno dispendioso di quello di Rafael Nadal. L'ultimo punto è un assist perfetto per il terzo motivo per cui sarà l'osservato speciale dell'Hard Rock Stadium: per la prima volta, Carlitos ha ammesso di voler diventare uno dei più grandi di sempre.

«Grazie all'infortunio ho capito che dovevo tornare alla routine di prima. Adesso lo sto facendo, e non è un segreto che se fai le cose giuste i risultati arrivano» 
Carlos Alcaraz
ASICS ROMA

La curiosa scarpa con le tre "C" disegnata da Nike per Carlos Alcaraz

Mentre il dibattito sul tema impazza, lui ha scelto di rilanciarlo. E lo ha fatto a modo suo, sincero ma senza apparire presuntuoso. Lo ha fatto in un'intervista esclusiva per Eurosport, nella rubrica-cult Players' Voice. “Vorrei affrontare e battere Nadal e Djokovic, ma non voglio impedire loro di lottare per il GOAT – ha detto – voglio solo scrivere la mia storia. Il mio sogno è essere uno dei più grandi di sempre e avvicinarmi a loro. So che sarà complicato, o magari impossibile, ma in questo mondo devi pensare e sognare in grande”. È una frase da copertina, ma non c'è spacconeria e nemmeno presunzione. Non trasmette la spocchia con cui Holger Rune, qualche anno fa, disse che avrebbe voluto battere il record di Roland Garros di Nadal. Carlitos è un ragazzo semplice, che oltre alle enormi qualità ha saputo conservare (fino a oggi!) l'umiltà di bambino, poi tramutata in fame di successi.

Nel suo intervento, Alcaraz – solitamente poco interessante con la stampa, specie quando deve parlare in inglese (un po' come accadeva al primo Nadal) – ha rivelato che il periodo fuori per infortunio è stato molto prezioso nel suo processo di maturazione. “Quando ero fuori, ho realizzato un sacco di cose. Quando salti un grande torneo (l'Australian Open, ndr), pensi sempre a cosa hai sbagliato. Un infortunio può capitare, ma quando ho analizzato la situazione con il mio team ci siamo detti che bisogna fare le cose giuste fuori dal campo, e io non sempre le ho fatte al 100%”. Come, prego? L'irreprensibile Alcaraz, il baby-robot del tennis mondiale, il più giovane numero 1 della storia, il ragazzo che continua a vivere in un appartamento di 90 metri quadri, ha commesso qualche errore fuori dal campo? “Parlo di aspetti come riposo, cibo e integrazione – confessa Carlitos – alcune cose non le ho fatte bene. Grazie all'infortunio ho capito che dovevo tornare alla routine di prima. Adesso lo sto facendo, e non è un segreto che se fai le cose giuste i risultati arrivano”. Nel 2023 ha giocato tre tornei e ne ha vinti due (Buenos Aires e Indian Wells), perdendo una rocambolesca finale a Rio de Janeiro contro Cameron Norrie, più per un risentimento muscolare che per i meriti dell'avversario.

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Secondo lo spagnolo, i tre mesi e mezzo senza tennis sono stati un processo di apprendimento. “Sono stati giorni molto difficili, ho lavorato con uno psicologo che mi aiuta molto fuori dal campo. Credo che sia fondamentale lavorare su questo aspetto, perché passiamo molto più tempo fuori che dentro al campo. In quel periodo ho pensato molto a Nadal, perché i più grandi hanno la capacità di vincere subito dopo uno stop per infortunio. Volevo essere uno di loro: il suo grande ritorno all'Australian Open mi ha motivato molto, e anche i grandi ritorni di Novak Djokovic sono stati una fonte d'ispirazione”. Non si conosce molto della vita privata di Alcaraz: questa intervista ci ha permesso di conoscere la sua passione per le sneakers. Le ha sempre amate e da qualche tempo le colleziona. “Ho la fortuna di lavorare con Nike, che ha grande cultura e tradizione. Credo che potrebbero andare avanti ancora lungo soltanto ristampando i grandi classici”. Carlitos ha avuto la fortuna di visitare il quartier generale Nike in Oregon, e gli hanno regalato diversi modelli. Oltre ad alcune rarità realizzata da Virgil Abloh, lo hanno omaggiato con un paio di modelli esclusivi, uno che celebra il suo successo allo Us Open, uno con le tre C che rappresentano il motto di suo nonno, che poi è diventato il suo grido di battaglia: Cabeza, Corazon, Cojones. Testa, cuore e attributi.

Ma non c'è soltanto questo nel tennis di Alcaraz: l'altra parola chiave è felicità. “Sono molto competitivo, però cerco di essere felice. Se sono felice fuori dal campo, provo a mettere felicità nel mio gioco. Il tennis di oggi è molto dinamico: io cerco di divertirmi e non rendere tutto monotono, provando a giocare colpi belli e particolari. Vorrei essere ricordato come una persona normale, naturale e felice. Vorrei giocare con istinto e gioia: se non lo faccio, non rendo come dovrei”. A 20 anni ancora da compiere, è bello ammirare uno spirito del genere. Speriamo che Carlitos (e chi lo segue da vicino) sappia mantenersi così, un personaggio sempre positivo, umile e sorridente. Un personaggio che è stato costretto a smettere di allenarsi con Bagnis: i due hanno un ottimo rapporto, si sono già affrontati tre volte, ma a un certo punto l'argentino ha smesso di essere disponibile. “Perché non riuscivo più a tenere il suo ritmo. Perdevo sempre 6-0, 6-1 o 6-2. A un certo punto ho detto basta”. Suo malgrado, non potrà rinunciare di affrontarlo nel catino di Miami. Il problema è che Carlos vuole ripetere la scena che vedete qui sotto...