Intervista

I segreti della Pure Drive

Da oltre 25 anni, la Pure Drive è una racchetta bestseller del mercato, grazie soprattutto a una polivalenza che la rende adatta a un pubblico molto ampio di giocatori. Come si è arrivati a tanto? E come è cambiato il modello 2020? L’abbiamo chiesto a Antoine Ballon, Tennis Global Marketing Director, e Olivier Carlier, EMEA Export Manager di Babolat

di Lorenzo Cazzaniga
23 settembre 2020

Ogni minuto che passa, nel mondo si vende una Pure Drive, modello di racchetta nato al principio degli anni 90 e che ha rivoluzionato il gioco o, quantomeno, ne ha sfruttato la naturale evoluzione, adattandosi al sempre maggior desiderio di potenza e spin, condizioni ormai essenziali per essere performanti, non solo a livello professionistico. Ma come nasce la nuova versione 2020? Quali novità presenta? E cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo futuro? L’abbiamo chiesto a Antoine Ballon, Tennis Global Marketing Director, e Olivier Carlier, EMEA Export Manager di Babolat.

Quando si studia una nuova versione della racchetta besteller del mercato, è meglio provare a migliorarla ulteriormente o è più saggio lasciare tutto uguale, senza correre rischi?
Antoine. In assoluto è una racchetta molto apprezzata e quindi la tentazione di non cambiare nulla è normale che esista ma bisogna fare attenzione perché restare fermi può significare restare indietro. Per salire i gradini del successo ci vuole tempo e perseveranza, ma per cadere giù basta molto meno. Bisogna ricordarsi che non sta cambiando solo il modo di giocare a tennis ma l’intera società e il modo di approcciare uno sport e, inevitabilmente, i suoi prodotti. Era più semplice cambiarne solo la grafica ma pensiamo che sia sempre possibile migliorare un prodotto, per quanto appaia performante. Chiaramente non si può creare una nuova tecnologia ogni sei mesi ma è opportuno lavorare sui dettagli, tenendo presente quelle che sono le esigenze dei consumatori.

Dunque, cosa è cambiato in questo nuovo modello?
Olivier. La tecnologia più importante che abbiamo integrato è la HTR, High Torsional Rigidity: abbiamo migliorato la stabilità del telaio all’impatto con la palla, lavorando sul carbonio presente in alcune specifiche zone dell’ovale in modo da ottenere un ritorno di energia più efficace. Sui colpi impattati a forte intensità, la racchetta risulta più stabile e reattiva. Per questo non parliamo di maggior potenza ma di maggior esplosività. E anche nei colpi impattati fuori dallo sweet spot, il grado di tolleranza consente comunque di ottenere un’uscita di palla rapida.

Nota dell’autore. Questo è un aspetto che va sottolineato: la Pure Drive ha già un livello di potenza molto alto quindi serviva migliorare il controllo dei colpi, obiettivo raggiunto grazie a questa maggior stabilità all’impatto. Per quanto si tratti di un telaio universale, il target di questa racchetta non sono i giocatori principianti ma coloro che giocano con una certa continuità e il controllo è un aspetto imprescindibile. Maggior stabilità all’impatto vuol dire una maggior precisione della traiettoria, tanto che l’angolo di uscita della palla dall’ovale appare più contenuto e il rischio che questa scappi, sicuramente inferiore.

«Quando una racchetta è molto apprezzata, la tentazione di non cambiare nulla è normale che esista ma bisogna fare attenzione perché restare fermi può significare restare indietro. Non si può creare una nuova tecnologia ogni sei mesi ma è opportuno lavorare sui dettagli» Antoine Ballon, Tennis Global Marketing Director

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Ma questa maggior stabilità all’impatto potrebbe aver creato qualche fastidio nella facilità di imprimere spin alla palla?
Antoine. Nessun test di laboratorio che abbiamo realizzato ha evidenziato problemi di questo genere, e nemmeno i playtest sul campo che organizziamo regolarmente. Dal punto di vista delle rotazioni, la Pure Drive è una garanzia.

L’altra tecnologia è legata alle vibrazioni.
Olivier. Lavoriamo con una società che ha grande esperienza nel settore aeronautico e delle auto sportive, la SMAC, specializzata nella gestione delle vibrazioni. In sostanza, è necessario filtrare le vibrazioni negative in modo da migliorare il comfort senza perdere in feeling. Nel nostro caso, nei layer di carbonio a livello degli steli abbiamo inserito un materiale viscoelastico e il risultato è un feedback ideale perché si sente l’impatto senza creare fastidi al braccio. È un dettaglio molto apprezzato soprattutto dai giocatori agonisti che amano impatti pieni.

Ogni Pure Drive ha presentato qualche novità tecnologica, ma i dati tecnici sono rimasti sostanzialmente identici nel tempo: avete mai pensato di cambiare peso, bilanciamento, swingweight, profilo...
Antoine. Certo che ci abbiamo pensato! Infatti abbiamo creato il modello VS che ha specifiche diverse. Però bisogna fare una scelta precisa: se cambiamo radicalmente il telaio, potremmo attirare giocatori che fin qui hanno scelto altri attrezzi, ma potremmo perdere chi già la utilizza da tempo e che col nuovo modello si troverebbe bene fin dal principio, senza alcun dubbio. Alla fine il rischio sarebbe quello di perdere tutti quanti e non ne vale la pena.

Olivier. La Pure Drive ha caratteristiche che la rendono così universale da obbligare a profonde riflessioni quando mai si decidesse di modificarle. Cambiare certi equilibri vuol dire rischiare di perdere la propria identità.

La Pure Drive è utilizzata da Slammer e giovani promesse, giocatori di club e signore con scarso feeling con il tennis: quali sono i segreti?
Olivier. Vero, è la racchetta polivalente per eccellenza e anche i professionisti adeguano peso e bilanciamento alle loro esigenze ma il telaio resta quello. Il segreto è stato trovare iil giusto mix tra le varie caratteristiche affinché possano utilizzarla tutte le tipologie di giocatori. Molti la amano per la sua manovrabilità, altri perché possono picchiare forte dal fondo, tanti doppisti per come si muove sotto rete...

Carlos Moya, primo testimonial a vincere un titolo Slam con la Pure Drive, ha detto di aver scelto questa racchetta in due minuti: l’immediata facilità di gioco aiuta ad avere successo col consumatore finale?
Antoine. Moya ci ha impiegato due minuti, ma se va bene basta un minuto e mezzo!

Olivier. La prima impressione è spesso fondamentale nella scelta e la polivalenza della Pure Drive è un vantaggio notevole. Non dimentichiamo che è un telaio nato al principio degli anni 90 quando la maggior parte delle racchette era di stampo molto differente, con ovali più piccoli, pesi maggiori, profili più stretti. Poi di colpo è arrivato Carlos Moya con questa racchetta molto più leggera ma con la quale riusciva a ottenere potenza e spin con grande facilità, al punto da rivoluzionare il modo di giocare. Perché la Pure Drive è stata una rivoluzione.

E ha sfruttato, forse anche determinato, un’evoluzione del gioco: per come sta cambiando attualmente, resta un modello di riferimento anche per il prossimo futuro?
Antoine. Parliamo spesso con i nostri giocatori, soprattutto quelli più giovani, per capire quali modifiche potremmo apportare perché il gioco evolve continuamente. Nel corso degli anni, c’è un fuoriclasse come Federer che ha allargato l’ovale della sua racchetta e Serena Williams che l’ha appena ridotto. Noi alla fine pensiamo di aver trovato degli equilibri ottimali ma cerchiamo sempre di curare qualche piccolo dettaglio per adeguarci ai tempi e agli stili di gioco che si impongono. Però credo che si debba studiare particolarmente l’interazione tra telaio e corda, il segmento dove si possono compiere dei progressi notevoli. Parliamo di un progetto pluriennale ma nel quale siamo convinti sia corretto investire.

Dunque quale tipo di corda consigliate per questa nuova Pure Drive?
Olivier. Un giocatore agonista che cerca potenza, rotazioni e rompe abbastanza spesso, si affiderà a un monofilo; il giocatore di club o il veterano si troverà invece meglio con il budello naturale. C’è poi la possibilità, sempre più utilizzata anche a livello professionistico, di mixare le due corde con l’ibrido.

Soluzione ibrida che sulla carta appare la più logica visto che sfrutta le migliori qualità di ciascun armeggio.
Antoine. Sulla carta è esattamente così, però ancora non ha passato la barriera di diffidenza che accompagna spesso un nuovo prodotto, pur con tutti i presupposti corretti. C’è bisogno di fare ancora più educazione verso il consumatore finale perché capisca appieno i vantaggi di questa soluzione.

Quando si deve studiare un nuovo modello di racchetta, quante persone e per quanto tempo sono coinvolte nel progetto?
Antoine. Due anni, due anni e mezzo. Per dire, noi stiamo già cominciando a studiare la prossima versione. Però questo è il periodo di tempo necessario per studiare, testare e realizzare un prodotto di alto livello. Però vale la pena aspettare i primi feedback dai consumatori sul modello 2020 per capire in quale direzione muoverci in futuro.

«La Pure Drive ha caratteristiche che la rendono così universale da obbligare a profonde riflessioni quando mai si decidesse di modificarle. Cambiare certi equilibri vuol dire rischiare di perdere la propria identità» Olivier Carlier, EMEA Export Manager di Babolat

Babolat ha sempre contenuto la gamma dei suoi prodotti, per numero di linee e modelli di racchette: è la strategia ideale
Antoine. Abbiamo sempre cercato di facilitare la scelta dei giocatori e moltiplicare la nostra proposta non ci sembra utile, anche perché la riteniamo già sufficientemente completa. Se poi nei prossimi anni svilupperemo una nuova tipologia di telai, vedremo se ci sarà l’occasione di ampliare ulteriormente la nostra offerta. Ma dovrà essere qualcosa di estremamente innovativo e performante. Senza contare che, per esempio, la Pure Drive è una racchetta così polivalente che già cattura una base di utenza piuttosto ampia e varia, ed è declinata in vari modelli.

Quanto è complicato scovare nuove soluzioni, considerando anche che vi sono limiti ben precisi da rispettare nella produzione delle racchette?
Antoine. Non è facile ma credo che l’aspetto principale sia studiare meglio il binomio telaio/corda. E poi ci sono alcuni studi che stiamo portando avanti ma di cui ancora non possiamo parlare. In ogni caso, per adesso non si è trovato un materiale più performante della grafite; facciamo spesso dei test e studiamo nuove possibilità ma anche solo per pensare di attuarle bisogna essere convinti che possano apportare qualcosa di determinante al gioco.