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IL CASO

Sessismo?

La premiazione del doppio femminile a Madrid, in cui le giocatrici non hanno potuto parlare, ha riacceso l'eterna questione sul presunto sessismo del tennis. I media anglosassoni si sono scatenati. I madrileni hanno sbagliato, prestando il fianco ad accuse non sempre giustificate.

Riccardo Bisti
10 maggio 2023

Altro che allargamento dei tabelloni. Va a finire che la fortuna degli Internazionali BNL d'Italia è un dettaglio di cui nessuno parla: nel 2009 Roma si sono ripresi la storica collocazione in calendario, quella di ultimo grande torneo sulla terra prima del Roland Garros. Gli organizzatori italiani potranno fare tesoro di quanto accaduto nei giorni scorsi ed evitare gli imbarazzi che hanno travolto il Mutua Madrid Open, finito in un vortice di critiche che si è protratto al Foro Italico. Mentre sui campi romani si giocava a tutto spiano, ai piani alti non si è parlato d'altro che di quanto accaduto a Madrid, laddove una serie di situazioni hanno convinto le donne – per dirla con un'antica osservazione di Billie Jean King – di essere considerate cittadine di Serie B. Quattro, in particolare: 1) Il Cake-Gate: qualcuno si è offeso perché gli organizzatori hanno offerto ad Aryna Sabalenka una torta di compleanno più piccola rispetto a Carlos Alcaraz (entrambi sono nati il 5 maggio). 2) In alcuni match i raccattapalle sono stati sostituiti da avvenenti modelle, alimentando accuse di becero sessismo e rievocando gli antichi tempi della Formula 1, quando in griglia di partenza c'erano le ombrelline, vistose ragazze che tenevano – appunto – un ombrello per fare ombra ai piloti. Tale figura è stata abolita nel 2018. 3) Alcune giocatrici si sono lamentate della programmazione, con il torneo femminile percepito come meno importante, quasi un riempitivo. Iga Swiatek era scocciata per aver terminato la semifinale dopo la mezzanotte, mentre Vika Azarenka non ha gradito che un suo incontro di doppio sia iniziato alle 22.50.

4) La goccia che ha fatto traboccare il vaso: dopo la finale del doppio femminile, alle quattro protagoniste non è stato concesso di effettuare il consueto discorso post-match. Sebbene gli organizzatori abbiano rifiutato di commentare, è chiaro che temessero qualche critica per quanto accaduto nei giorni precedenti. “Mi domando in quale secolo vivessero quando hanno preso questa decisione, pensando che non ci sarebbero state conseguenze” ha detto Jessica Pegula, una delle quattro protagoniste insieme alla sua compagna Coco Gauff e alle due vincitrici, Beatriz Haddad Maia e la stessa Victoria Azarenka. Il tema è delicato, perché va a urtare suscettibilità particolarmente sensibili. Per questo, è opportuno premettere – ancora una volta – la nostra posizione: il sessismo e qualsiasi disparità di trattamento sono disgustosi e vanno combattuti. Allo stesso tempo, il tennis di alto livello è uno show-business, e come tale risponde a certe logiche. Se il tennis maschile attrae di più rispetto al femminile, è normale che muova più soldi e venga trattato come main event, con buona pace di chi si lamenta perché ogni torneo combined si chiude con la finale del singolare maschile (e mai con il femminile) o chi auspica un'uguaglianza generalizzata dei montepremi quando è spesso insostenibile. D'altra parte ci sono settori dello spettacolo (pensiamo alle indossatrici o le ballerine) in cui le donne vengono pagate di più, semplicemente perché attirano di più. Non è giusto o sbagliato, è il mercato. Se un giorno dovesse capitare che la finale di Madrid femminile registri il sold out con mesi d'anticipo, mentre quella del maschile rimanga con 4.000 posti vuoti, le tenniste sarebbero legittimate a essere pagate di più. D'altra parte, atlete come Maria Sharapova e Na Li hanno intascato molti più soldi rispetto a colleghi uomini con palmares simili. E la legge del mercato.

«Mi domando in quale secolo vivessero quando hanno preso questa decisione, pensando che non ci sarebbero state conseguenze» 
Jessica Pegula

Fatta la dovuta premessa, il bavaglio alle finaliste del doppio femminile a Madrid è stato un ingenuo autogol degli organizzatori madrileni. Ha ragione la Pegula: come potevano pensare che non ci fossero conseguenze? “Il discorso post-finale viene concesso anche nei tornei da 10.000 dollari – ha detto a Roma – quanto successo è molto deludente. Conosco il dietro le quinte perché io e Vika facciamo parte del WTA Players Council e avevano la sensazione che sarebbe accaduto qualcosa. Ma siamo rimaste sconvolte quando ce l'hanno detto. Il motivo di tutto questo? Un accumulo di cose e di tensioni che si erano sviluppate nei giorni precedenti”. La numero 3 WTA ha poi detto di aver realizzato il tutto solo durante la presentazione. “Dopo che abbiamo preso i nostri trofei ci hanno detto di salire sul podio per scattare alcune foto. In quel momento, Vika si è voltata verso di noi e ci ha detto che non ci sarebbe stato alcun discorso. Non so chi gliel'abbia detto: abbiamo posato per alcuni scatti e siamo andate via. Spero che si possa discuterne e trovare una soluzione, perchè una cosa del genere non deve ripetersi”. La Pegula ha poi chiuso la conferenza stampa con un pizzico di ironia: “Mi hanno mandato una lettera di scuse. Con questo hanno sistemato tutto”. E via una risata amara.

Non ha voluto entrare nel merito Coco Gauff: “Mi hanno spiegato che erano accadute situazioni che non mi riguardavano – ha detto – non voglio entrarci, ma per me non era un motivo tale da impedirci di ringraziare il pubblico e gli sponsor. Forse temevano qualche critica, ma io non avrei detto nulla. Anzi, non sapevo cosa fosse successo perché non sono su Twitter”. Quello stesso Twitter che però ha utilizzato poche ore dopo per far conoscere l'accaduto. “È stata soprattutto una questione di principio”. Pegula e Gauff hanno ragione: gli organizzatori di Madrid hanno fatto una brutta figura e si sono esposti a critiche evitabilissime, peraltro per mettere a tacere eventuali lamentele che – con ogni probabilità – non avrebbero avuto chissà quale risonanza. Inoltre il modo non è piaciuto: si sussurra che i funzionari WTA abbiano appreso della premiazione monca soltanto a metà della finale, senza che ci fosse il tempo per un contradditorio. È interessante vedere come la questione sia stata affrontata in modo diverso dai media spagnoli e quelli anglosassoni. I primi hanno ignorato l'evento, oppure l'hanno trattato in modo decisamente soft. I secondi hanno dato grande spazio al tema, con articoli molto severi e parlando apertamente di sessismo.

Feliciano Lopez dice la sua sul "Cake Gate", mostrando la torta offerta pochi giorni prima a Holger Rune

Le raccattapalle-modelle accolgono l'ingresso in campo di Carlos Alcaraz

A parte i luoghi comuni di natura culturale (il presunto machismo dei Paesi latini, così diverso rispetto alla sensibilità di quelli anglosassoni), crediamo che l'unico vero autogol degli organizzatori madrileni sia quello appena descritto. I primi tre punti, elencati qualche riga fa, possono essere confutati senza risultare per forza sessisti. Andiamo con ordine.
1) Le dimensioni delle torte di compleanno. Alcaraz ha ricevuto un trattamento speciale in quanto spagnolo, non certo in quanto uomo. È stato celebrato sul campo dopo aver giocato nel giorno del suo compleanno, era l'idolo, il frontman del torneo. Al contrario, la bielorussa aveva giocato il giorno prima. Non abbiamo la controprova, ma a passaporti invertiti sarebbe stata la donna ad avere una cerimonia più sontuosa. Anche se non è stato un capolavoro di eleganza, il tweet di Feliciano Lopez (vedi sopra) era condivisibile. Ed è comprensibile la sua ironia sulle dimensioni della torta consegnata qualche giorno prima a Holger Rune.
2) Le raccattapalle-modelle. Polemica fuori tempo massimo, utilizzata per strutturare ancora di più le accuse di sessismo. La verità è che le ragazze vengono utilizzate dal 2004 e sono ormai parte integrante del torneo. A parte l'ovvio scetticismo iniziale, l'esperimento ha funzionato. Non si tratta di belle statuine come le ombrelline (o le modelle utilizzate durante la cerimonia della prima edizione delle Next Gen Finals, per le quali l'ATP si scusò), ma svolgono un'intensa preparazione per arrivare preparate al torneo e sono spesso sportive. A suo tempo qualcuno storse il naso, ma in venti edizioni non hanno mai dato alcun motivo di lamentela sul loro operato. Le polemiche si erano sgonfiate, salvo riapparire magicamente in questi giorni. E pochi ricordano che nel 2006-2007, quando Madrid ospitò le WTA Finals, per l'occasione furono reclutati dei modelli uomini. E a occuparsi del casting fu Maria Sharapova. Pensate cosa succederebbe se oggi un Alcaraz o un Rune svolgessero un ruolo simile... In altre parole, la polemica sulle raccattapalle ci è parsa un tantino strumentale.
3) La programmazione degli incontri. Anche qui, non siamo d'accordo. Da anni, ormai, la sessione serale è stata democratizzata ovunque preveda due match (uno maschile e uno femminile). Un giorno giocano prima le donne, quello dopo giocano prima gli uomini. Giusto. È vero che a Madrid si finisce molto tardi, ma è un problema unisex che ha ragioni culturali: come ha detto la Pegula, in Spagna c'è l'abitudine di cenare molto tardi e questo condiziona la programmazione degli incontri. “Forse si potrebbe fare uno sforzo per venirsi incontro” ha detto. In effetti a Roma si parte alle 19, così come a Melbourne e New York. Ma è tutto fuorché una questione di sessismo. E non è pertinente menzionare il Roland Garros, laddove la sessione serale comprende un solo match e lo scorso anno ci furono nove incontri maschili e uno solo femminile. Ma lì è una questione di mercato, audience e tutela di chi ha acquistato il biglietto.

Madrid ha sbagliato a non concedere il microfono e due minuti di speech alle finaliste del doppio, prestando il fianco a critiche che sono deflagrate oltre il lecito e che – come spesso accade – sono dettate da sentimenti di pancia, senza essere troppo argomentate. Fossimo nei dirigenti WTA, oltre a vigilare (e ci mancherebbe!) su un corretto trattamento delle donne nell'universo tennis, ci preoccuperemmo soprattutto delle difficoltà commerciali di un circuito che non sembra in perfetta salute, al punto da essere stato quasi costretto a tornare in Cina nonostante l'infinita questione legata a Shuai Peng. “È una questione di soldi” ha detto chi conosce meglio di noi le dinamiche. Intanto a Roma hanno preso appunti, e siamo certi che eviteranno qualsiasi scivolone di questo tipo. I vantaggi di giocarsi una settimana dopo...