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Preault, CEO Tecnifibre: «Daniil è super intelligente. E fa bene al tennis»

Il CEO di Tecnifibre, Nicolas Preault, ci ha aiutato a scoprire alcuni lati della personalità di Daniil Medvedev e a capire quanto un ambassador di questo calibro può essere determinante per un business globale

Intervista di Lorenzo Cazzaniga
29 dicembre 2021

Nicolas Preault, da quattro anni CEO di Tecnifibre, avvicina il suo telefono al laptop, ormai principale strumento di conversazione, e mi lascia ascoltare un messaggio vocale dal suo WhatsApp: «Grazie per il tuo messaggio, ho capito quello che dici e devo solo scusarmi. Ho lottato per tutto il match ed ero molto deluso per com’era finito. Ho visto le immagini e sono veramente dispiaciuto. Farò del mio meglio perché non accada più. Mi spiace davvero tanto». La voce, inconfondibile, è quella di Daniil Medvedev. Risale al 2020, torneo di Vienna: dopo aver perso contro Kevin Anderson, l’attuale n.2 del mondo ha distrutto la sua racchetta con spietata freddezza. Osservando le immagini e dato il loro stretto legame, monsieur Preault gli inviò un messaggio: «Daniil, écoute: siamo al tuo fianco quando vinci e, ancor di più, quando perdi, ma quello che hai fatto ieri a Vienna non è bello per la tua immagine e nemmeno per la nostra. Rompere una racchetta durante un incontro non è una tragedia, capisco che il tennis può far impazzire, ma farlo a match concluso non è accettabile». A distanza di oltre un anno, Preault usa questo aneddoto per spiegare la personalità di Medvedev, principale ambassador del brand che dirige. «Ho lavorato con tantissimi atleti nel mondo del nuoto e dello sci e con personaggi come Alberto Tomba e Deborah Compagnoni – dice Preault -. All’epoca, Daniil era già numero quattro del mondo e poche settimane dopo avrebbe vinto il Masters 1000 di Paris-Bercy e le ATP Finals. Ora, quanti campioni avrebbero reagito in quella maniera? E poi, sai che ti dico, avere giocatori che esprimono le loro emozioni in campo è positivo per il tennis. Semplicemente non bisogna superare certi limiti. Il caso Benoit Paire è indicativo: al principio era divertente, alla fine è diventato patetico».

Monsieur Preault è indubbiamente un interlocutore prezioso per capire la personalità talvolta ambigua di Daniil Medvedev, capace di passare da Dr Jekyll a Mr Hyde in un batter di ciglia. E per capire cosa rappresenta, anche a livello di business, un ambassador di questo calibro.

«Il giorno dopo aver vinto lo US Open mi ha inviato tre minuti di messaggio vocale in cui mi ha detto: “Quell’anno avete investito 50.000 dollari: adesso possono sembrare pochi considerato quanto guadagno, ma in quel momento mi hanno permesso di vivere e continuare la mia carriera”. Però dobbiamo anche guardare avanti e restare allineati alle sue esigenze. Daniil ha delle ambizioni molto grandi»

Qual è il rapporto tra Tecnifibre e Daniil Medvedev?
Siamo un marchio autentico che ama i rapporti a lungo termine, che si tratti di un testimonial o di un partner. Abbiamo firmato Daniil quando aveva solo 20 anni, perché ne abbiamo identificato il potenziale. I responsabili del nostro Sports Marketing passano tanto tempo a bordocampo per scovare giovani promesse che pensiamo possano avere un brillante futuro. È successo anche con Medvedev che nel 2016 è stato inserito nel programma Young Guns e gli ha permesso di ricevere un contributo economico di 50.000 dollari per finanziare la sua attività. E dopo gli siamo rimasti sempre a fianco, accompagnandolo nella sua carriera e cercando di offrirgli il miglior prodotto possibile. Credo sia una bella storia. Lo stesso è accaduto con Iga Swiatek che, tra i sei e i dodici anni, aveva giocato con le nostre racchette ed è stato uno dei motivi che l’ha spinta a tornare con noi dopo aver vinto Roland Garros. Ci piacciono i rapporti molto genuini.

Come si trovano altri Medvedev, altre Swiatek?
Da quando Tecnifibre è entrata nel gruppo Lacoste, è stato lanciato un programma che si chiama Petits Crocos (Piccoli Coccodrilli n.d.r.) con la volontà di ripercorrere la stessa strada con altri giovani. Attualmente seguiamo alcuni dei migliori ragazzi di età compresa tra i 10 e i 14 anni di otto nazioni differenti. Tra questi, anche un italiano Yannick Ngantcha, grande talento che sta vivendo momenti molto difficili (nel 2019 ha perso la madre in un incidente stradale dove anche lui è rimasto ferito e pochi giorni fa anche il padre, causa tumore n.d.r.) e al quale vogliamo rimanere vicini. Ricominciare un’altra storia come quella con Daniil è il nostro obiettivo anche se lo sport non è una scienza esatta e avere un grosso potenziale non significa assicurarsi un futuro al vertice. Ma nella stragrande maggioranza dei casi, i più forti del mondo hanno avuto un certo successo nei tornei giovanili e quindi è fondamentale lavorare costantemente sul campo.

«A livello di fatturato, Tecnifibre chiuderà il 2021 con un +25%. L’anno prossimo l’obiettivo è fissato a +40%, poi di raddoppiare il fatturato attuale entro la fine del 2023 e di triplicarlo per la fine del 2025. Non siamo Daniil-dipendenti ma certamente ci ha dato una bella spinta»

In quali paesi si avverte maggiormente il peso di un ambassador come Medvedev?
In Russia è scontato, ma anche in un mercato fondamentale come quello degli Stati Uniti. La vittoria allo US Open 2021 è stata magica anche perché seguiva quanto era accaduto nel 2019, con quella controversia molto forte con il pubblico. Daniil è così: qualche volta i suoi atteggiamenti possono risultare eccessivi ma poi in quella straordinaria finale contro Rafael Nadal è diventato l’enfant terrible che il pubblico americano apprezza molto, perché sanguigno ma onesto. E due anni dopo? Vince lo US Open! Una sceneggiatura perfetta. E chiaramente crescere nel mercato americano è molto importante 

Diceva che Medvedev è talvolta eccessivo negli atteggiamenti, fatto che peraltro non dispiace agli appassionati, almeno entro certi limiti: è anche un ambassador facile da gestire?
Molto facile perché è un ragazzo intelligente, capace di girare la situazione a suo favore, quello che è accaduto col pubblico di New York nel 2019. I nostri principali testimonial non sono semplicemente dei veicoli commerciali ma dei veri e propri ambassador del marchio e quindi devono sposare i valori di Tecnifibre. Credo che Daniil sia un personaggio autentico perché è esattamente come si mostra, senza finzioni. Quando ha avuto quegli screzi col pubblico di New York, dopo la finale con Nadal ha preso il microfono, si è scusato e ha spiegato le sue ragioni. Ci sono giocatori di tennis straordinari che restano solamente dei giocatori di tennis straordinari. Daniil invece va oltre questa figura, non ha timore di mostrare la sua personalità, nel bene e nel male: è fondamentale in termini di comunicazione.

Ci sono vari giocatori che sono rimasti fedeli allo stesso brand di racchette per tutta la carriera, a partire da Roger Federer e Rafael Nadal: è l’obiettivo di Tecnifibre con Medvedev, considerando che spesso gli atleti hanno alti e bassi nella carriera?
Difficile fare previsioni di questo genere ma posso assicurare che c’è un legame molto stretto tra Daniil, Tecnifibre e anche il sottoscritto. Ci scriviamo spesso: per esempio, il giorno dopo aver vinto lo US Open mi ha inviato tre minuti di messaggio vocale per ringraziare di quanto realizzato insieme e ricordando che quando abbiamo firmato il primo contratto, nessun altro marchio era interessato. Mi ha detto: “Quell’anno avete investito 50.000 dollari: adesso possono sembrare pochi considerato quanto guadagno, ma in quel momento mi hanno permesso di vivere e continuare la mia carriera”. Però dobbiamo anche guardare avanti, continuando a offrire prodotti sempre più performanti e un servizio impeccabile per restare allineati alle sue esigenze. Daniil ha delle ambizioni molto grandi: ha vinto uno Slam ed è numero due del mondo ma non si vuole certo fermare lì.

«Daniil è molto strutturato nelle sue riflessioni ed estremamente divertente. È anche molto educato, con la testa sulle spalle e circondato da persone fidate, a partire da sua moglie Daria»

A livello di racchette, quanto sono personalizzati i suoi telai e state pensando di creare una linea che porti il suo nome?
Daniil gioca con una T-Fight 305, chiaramente adattata alle sue esigenze. Sono dati sensibili e privati. In ogni caso, con Lacoste e Tecnifibre abbiamo avviato dei programmi specifici e già l’anno prossimo vestirà una linea di abbigliamento Lacoste dedicata e molto diversa rispetto a quella di Novak Djokovic e di altri testimonial. Stiamo lavorando sulla sua immagine, come Lacoste e Tecnifibre.

Com’è Medvedev fuori dal campo?
Un ragazzo molto strutturato nelle sue riflessioni ed estremamente divertente per essere un russo. È anche molto educato, con la testa sulle spalle e circondato da persone fidate, a partire da sua moglie Daria che lo ha supportato enormemente, come lui ha sempre sottolineato. Un ruolo importante è anche quello della sua psicologa, Francisca Dauzet che lo aiuta a restare connesso con la realtà. Per un atleta professionista, è decisivo essere circondato da un team di alto livello.

Dopo i recenti successi, è cambiato almeno un po’?
Per niente. Quando arriva al club per allenarsi, è il primo a salutare chiunque. Non solamente il presidente dell’accademia, ma tutti quanti. E anche quando partecipa a delle iniziative di Tecnifibre, ha un modo di porsi molto simpatico nei confronti delle persone.

«Ci sono momenti in cui qualcosa scatta nella testa di un fuoriclasse. Come è capitato a Daniil che a un certo punto ha deciso di voler diventare il numero uno del mondo e ha pianificato tutti gli step, dalla disciplina negli allenamenti a una vita sana ed equilibrata»

Pensa che fuoriclasse di questo livello abbiano qualcosa di speciale?
Ci sono momenti in cui qualcosa scatta nella loro testa. Come è capitato a Daniil che a un certo punto ha deciso di voler diventare il numero uno del mondo e ha pianificato tutti gli step, dalla disciplina negli allenamenti a una vita sana ed equilibrata, creandosi uno staff intorno che seguisse questo progetto per arrivare a centrare l’obiettivo.

Cosa è cambiato dall’acquisizione del brand Tecnifibre da parte di Lacoste? Nel settore dell’attrezzatura ci sono tre, quattro brand che monopolizzano il mercato: quale può essere il ruolo di Tecnifbre?
Al principio abbiamo pensato a riorganizzarci dal punto di vista strategico, sul modo di sviluppare i prodotti e creare una certa sinergia con Lacoste. Medvedev ne è un chiaro esempio perché gioca con racchetta Tecnifibre e veste abbigliamento Lacoste. Così come per gli eventi, dove siamo diventati co-partner insieme a Lacoste del Miami Open, uno dei tornei più importanti al mondo. E da qualche mese Tecnifibre distribuisce i prodotti sport performance di Lacoste, scarpe e abbigliamento, sia nel tennis sia nel golf. Attualmente questa distribuzione è attiva negli Stati Uniti e in vari paesi europei come Francia, Spagna, Portogallo, Germania e Austria. Dall’anno prossimo apriremo ad altri paesi con l’obiettivo di globalizzare l’iniziativa. In Italia, per adesso Lacoste continuerà con il suo partner (Manifattura Mario Colombo n.d.r.), più avanti sarà uno dei punti di discussione. In ogni caso, tutto ciò ci ha permesso di accelerare lo sviluppo di Tecnifibre. Le prospettive sono dunque di triplicare il fatturato per la fine del 2025 e di posizionarci come un marchio top nel mondo tennis, squash e padel.

L’acquisizione di Lacoste ha avuto effetti piacevoli e immediati, ma ha pure aumentato la pressione sulle vostre spalle visto che sono cambiati gli obiettivi?
Potremmo fare un paragone con quanto accaduto a Daniil: ora che ha vinto uno Slam ed è arrivato al numero due del mondo, gli obiettivi sono diventati sempre più ambiziosi. Lo stesso sta accadendo in Tecnifibre. C’è più pressione, soprattutto per trovare il giusto equilibrio tra lo sviluppo commerciale dall’azienda in rapporto ai mezzi che dobbiamo utilizzare, a partire dalle risorse umane, ma anche dei punti vendita necessari per indirizzare correttamente una crescita così forte. Siamo come una start-up che cresce rapidamente e, per esempio, dobbiamo reclutare nuove risorse allo stesso ritmo di crescita, altrimenti rischieremmo di avere dei problemi di redditività.

Questa crescita sarebbe stata possibile senza la liason con Lacoste?
No. E io non avrei potuto rispondere perché senza l’acquisizione di Lacoste, non sarei venuto a lavorare per Tecnifibre. Lacoste è stata la chiave per aprire tante porte e accelerare il ritmo delle nostre ambizioni.

Quando un marchio cresce in maniera così importante, si lavora tanto sul marketing, la comunicazione, i testimonial: a livello tecnico di prodotto invece, ci saranno novità?
Ci definiamo gli artigiani del tennis e il pensiero quotidiano è rivolto agli appassionati di questo sport. Siamo giocatori-centrici e quindi il nostro primo obiettivo è suddividere i praticanti in varie categorie e capire le loro esigenze. Partendo da questo concetto, dobbiamo trasferire i pensieri in prodotti estremamente tecnici e performanti e quindi identificare nuove tecnologie che possano anche rompere gli schemi classici. Daniil ci ha aiutato a diventare sempre più conosciuti e rispettati ma vogliamo continuare a creare prodotti che permettano a tutti i giocatori di esprimersi al meglio.

Capitolo padel: cosa rappresenta per il brand Tecnifibre?
Un anno fa ti avrei detto che si trattava semplicemente di un’opportunità per fare più business. Ora la situazione è cambiata perché il padel è realmente esploso in alcuni paesi, come in Italia e in Scandinavia, ma ci si aspetta una forte crescita anche in mercati importanti come gli Stati uniti e l’Asia. E quindi è diventato un asset strategico: abbiamo firmato il numero uno di Francia, Benjamin Tison, e vogliamo posizionarci al meglio anche su questo mercato.