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ATP NUR-SULTAN

Pezzo da 90

Vincendo anche a Nur-Sultan, Novak Djokovic intasca il titolo numero 90 e diventa il tennista con la migliore percentuale di vittorie nell'Era Open, superando Nadal. La qualità dei suoi risultati non ha patito l'usura del tempo: è ragionevole pensare che in un paio d'anni arriverà a quota 100.

Riccardo Bisti
10 ottobre 2022

Non crediamo che, in questi giorni, Rafael Nadal abbia pensieri diversi dalla paternità. Tuttavia, qualche migliaio di chilometri più a est, Novak Djokovic vinceva il torneo ATP di Nur-Sultan e infilava un sorpasso molto significativo: con 1022 vittorie e 25 sconfitte, è diventato il tennista con la migliore percentuale vittorie-sconfitte nell'Era Open. Le nove partite vinte tra Tel Aviv e l'Astana Open gli ha permesso di superare Nadal, sia pure per dettagli infinitesimali. Il serbo ha vinto l'83,29% dei match nel circuito, appena meglio dell'83,28% fatto registrare da Nadal (1066 vittorie e 214 sconfitte). Entrambi hanno ancora un po' di tennis davanti a sé, dunque il dato sarà oggetto di oscillazioni. Ma non c'è dubbio che la tendenza sia favorevole al serbo, che peraltro ha un anno in meno di Nadal e un fisico meno logoro. Dopo il grande spavento del giorno prima contro Daniil Medvedev, non ha avuto problemi nella finale contro Stefanos Tsitsipas. Un 6-3 6-4 facile facile, senza squilli, maturato piuttosto velocemente. Per Djokovic è il titolo numero 90, che lo porta a due sole lunghezze da Nadal e gli garantisce la certezza matematica di partecipare alle ATP Finals.

Il bottino di punti intascato nel 2022 gli offre la certezza di chiudere la stagione tra i top-20, dunque lo vedremo al Pala Alpitour di Torino. Quando gli hanno detto che probabilmente non avrebbe mai immaginato di raggiungere certi numeri, ha fatto il pignolo. “In realtà ho osato sognare – ha detto – ho sempre sperato di fare una grande carriera. Ovviamente non sapevo quante finali avrei giocato, o quanti titoli avrei vinto. Ma ho sempre avuto l'intenzione di raggiungere le vette più alte del nostro sport”. Ce l'ha fatta e non vuole fermarsi qui. Si concederà tre settimane di relax, poi lo rivedremo a Parigi Bercy, torneo da giocare in scioltezza prima di recarsi a Torino, laddove si è arreso a Zverev nella semifinale del 2021. Nella finale di Nur-Sultan ha continuato a giocare con efficacia la palla corta, soluzione tattica che gli era tornata utile contro Medvedev. Gli sono bastati un paio di break (sul 4-3 nel primo set e sul 2-2 nel secondo) per indirizzare la partita contro uno Tsitsipas che sembra non avere armi per batterlo, almeno sui campi veloci. Il greco ha vinto più partite di tutti nel 2022 (53), ma sembra sempre che gli manchi qualcosa, soprattutto dal lato del rovescio. Pure lui sarà a Torino, i numeri sono dalla sua parte, ma c'è la perenne sensazione che gli manchi qualcosa. O meglio, che ci siano alcuni giocatori con qualcosa in più di lui.

«Ho sempre avuto l'intenzione di raggiungere le vette più alte del nostro sport»
Novak Djokovic
ASICS ROMA

Djokovic non ha concesso neanche una palla break a Tsitsipas 

“Sono grato e fortunato di poter giocare bene in questa fase della mia carriera – ha detto Djokovic – a 35 anni non è come quando ne avevo 25. Però l'esperienza aiuta, soprattutto ad approcciare questo tipo di partite nel modo giusto”. Costretto ai box per tre mesi dalle leggi americane, che impedivano l'accesso ai non vaccinati, ha ammesso di aver maturato una certa fame di vittoria. Non gli era mai capitato di stare fuori così a lungo per ragioni diverse da un infortunio. “Ma non potevo chiedere un rientro migliore. Sono super motivato a chiudere la stagione proprio come ho fatto nelle ultime due settimane". Sul piano tecnico, continua a impressionare con il servizio. Se Medvedev gli aveva creato qualche problema, in finale ha ritrovato percentuali da bombardiere. Ha vinto l'87% dei punti con la prima (33 su 38) e non ha fronteggiato nemmeno una palla break. Inoltre ha commesso appena sette errori gratuiti in tutta la partita. Le idee di Djokovic sono chiare: nel momento in cui ha ottenuto il record di settimane in vetta al ranking, la classifica non gli interessa più di tanto. Preferisce piantare altre bandierine nel Risiko della storia.

Arrivare a 100 titoli può essere un buon obiettivo, poi a quel punto i 103 di Federer sarebbero a un passo. C'è un dato incoraggiante: sin dal primo successo (Amersfoort 2006) è sempre stato piuttosto costante nel sommare un titolo dopo l'altro. E l'invecchiamento anagrafico non è stato accompagnato da un diradamento delle vittorie. Per passare da 80 a 90 titoli ha impiegato due anni e un mese, perfettamente in linea con la sua carriera. La motivazione c'è, il tennis anche: se il fisico regge (e non ci sono ragioni per pensare il contrario), potrebbe raggiungere la tripla cifra nel 2024. Vale la pena fare un rewind e analizzare quanto tempo ha impiegato per raccogliere dieci titoli lungo l'arco della sua carriera.

Dal primo al decimo (Roma 2008) – Un anno e dieci mesi
Dal decimo al ventesimo (Dubai 2011) – Due anni e nove mesi
Dal ventesimo al trentesimo (Miami 2012) – Un anno e un mese
Dal trentesimo al quarantesimo (Parigi Bercy 2013) – Un anno e sette mesi
Dal quarantesimo al cinquantesimo (Indian Wells 2015) – Un anno e quattro mesi
Dal cinquantesimo al sessantesimo (Doha 2016) – Dieci mesi
Dal sessantesimo al settantesimo (Cincinnati 2018) – due anni e otto mesi
Dal settantesimo all'ottantesimo (Cincinnati 2020, giocato a New York) – due anni
Dall'ottantesimo al novantesimo (Nur-Sultan 2022) – Due anni e un mese

Il cambio di attrezzo nel 2009 aveva richiesto un periodo di adattamento a Novak Djokovic

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Alcuni dei record più significativi di Novak Djokovic

In due sole occasioni ha impiegato più di due anni e mezzo per vincere dieci titoli, ma le ragioni sono chiare e difficilmente ripetibili. Tra il 2008 e il 2011 c'è stato il cambio di attrezzatura (nel 2009 è passato da Wilson a Head). Djokovic ha avuto bisogno di tempo per trovare il giusto feeling con la nuova racchetta, anche se – va detto – quell'anno ha vinto cinque titoli (e solo due nel 2010). Al contrario, tra il 2016 e il 2018 c'è stato il momento più delicato della sua carriera: l'addio a coach Marian Vajda, l'infortunio al gomito e le infelici parentesi con Andre Agassi e il guru Pepe Imaz. Entrambi i fattori sono ampiamente superati, dunque è possibile che possa restare in media e arrivare in un paio d'anni a quota 100. Non è dato sapere quanto abbia ancora intenzione di giocare. Forse non lo sa neanche lui, però un piccolo indizio arriva da una sponsorizzazione: giusto un anno fa ha rinnovato l'accordo con Lacoste fino al 2025, il che fa pensare che non abbia intenzione di smettere prima di allora. Dovesse essere così, avrebbe a disposizione altri tre anni pieni (e dodici Slam) per raggiungere i suoi obiettivi.

La vittoria a Nur-Sultan, tuttavia, sarà ricordata per lo storico sorpasso a Nadal e per la qualità dei suoi successi: su 90 titoli, infatti, in ben 55 occasioni ha battuto almeno due top-10 lungo il percorso. In questa speciale classifica è già ampiamente davanti a Federer (39) e Nadal (37). Non significa necessariamente che i suoi successi abbiano più valore, ma il dato è interessante. E non c'è dubbio che adesso proverà a conservare il primato appena strappato a Nadal, in una classifica che comprende soltanto leggende. Appena sette uomini hanno vinto almeno l'80% dei match giocati: alle loro spalle troviamo Bjorn Borg (82,4%), Roger Federer (82%), Jimmy Connors (81,8%), John McEnroe (81,7%) e Ivan Lendl (81,5%). Come detto, Nur-Sultan gli ha garantito la qualificazione a Torino: è la quindicesima in carriera. Soltanto Federer (18), Nadal e Connors (entrambi 16) si sono qualificati più volte di lui. Avrà grandi motivazioni, perché un successo a Torino gli permetterebbe di eguagliare il record di vittorie al Masters (sei, appartenente a Federer) e bloccherebbe un digiuno che va avanti da ben sette anni. Un po' troppo, per uno come lui.

ATP 500 NUR-SULTAN- Finale
Novak Djokovic (SRB) b. Stefanos Tsitsipas (GRE) 6-3 6-4