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“Senza antinfiammatori rimango zoppo”

Il dolore al piede sinistro travolge Nadal durante il match contro Denis Shapovalov. Lo spagnolo crolla alla distanza e arriverà a Parigi con soli 5 match “rossi” sulle gambe. Preoccupano le sue parole: “Andrò avanti fino a quando la mia mente accetterà tutto questo, ma prima o poi dirà basta”.

Riccardo Bisti
13 maggio 2022

Tornano in mente le parole di Gilbert Versier, medico del Tour de France. Quando emerse la notizia che Rafael Nadal soffre della sindrome di Muller-Weiss al piede sinistro, affermò che l'intervento chirurgico non sarebbe stata una buona opzione, almeno per uno sportivo di alto livello. Disse che l'osso perde vascolarizzazione e va in necrosi, anche se si tratta di un processo molto lento. “L'operazione si fa in casi estremi, quando il paziente non è quasi in grado di camminare. In quel caso, però, il piede smette di adattarsi al suolo e correre sarebbe impossibile. E anche le altre soluzioni non sono compatibili con l'attività sportiva”. A suo dire, la combinazione riposo+plantare avrebbe permesso a Rafa di continuare a giocare. Qualche settimana dopo, lo spagnolo pubblicò un'immagine di sè in stampelle, reduce da un trattamento al piede. Non specificò esattamente cosa avesse fatto, ma parlò di qualche giorno di riposo e alcune settimane fuori dal campo. Il resto è storia. La paura di smettere, narrata più volte durante la campagna australiana, poi un inizio di stagione strepitoso, con 20 vittorie consecutive prima della sconfitta a Indian Wells contro Taylor Fritz.

In California è emerso il problema a una costola che gli ha rovinato la preparazione sulla terra battuta. Già certo di arrivare al Roland Garros con pochi match rossi sulle gambe (in carriera non ne aveva mai giocati meno di 14), adesso Rafa piomba di nuovo nella preoccupazione. Più che la sconfitta contro Denis Shapovalov (1-6 7-5 6-2, e già lo score dice tutto) resteranno impresse le sue espressioni e le sue smorfie, un mix di dolore e preoccupazione, sia in campo che in conferenza stampa. Non era mai capitato che Nadal parlasse in modo così esplicito di un disagio fisico. “Non sono infortunato, bensì devo convivere con un infortunio” ha detto. Come se non bastasse, ha spaventato i suoi sostenitori esprimendo un concetto mai utilizzato in quasi 20 anni di carriera: quello della resa. “La mia quotidianità non è facile da capire, ma non voglio fare la vittima. Ho un problema, domani sarà un risveglio difficile perché non prenderò nulla. Prendo un mucchio di antinfiammatori, altrimenti non potrei allenarmi”. E aggiunge: “Se non prendessi nulla, sarei zoppo. Andrò avanti fino a quando la mia mente lo accetterà, ma a un certo punto dirà basta”.

«Prendo un mucchio di antinfiammatori, altrimenti non potrei allenarmi. Se non prendessi nulla, sarei zoppo. Andrò avanti fino a quando la mia mente lo accetterà, ma a un certo punto dirà basta» 
Rafael Nadal
ASICS ROMA

La sofferenza di Nadal durante il match contro Shapovalov

Dire basta è un concetto che Nadal ha menzionato più volte, ma solo in modo astratto. Adesso il timore è concreto e arriva nel momento più importante della sua stagione, in cui conquista titoli a ripetizione e si presenta a Parigi con lo status di favorito. Quest'anno non è così, se non altro perché ha giocato appena cinque partite sulla terra battuta europea, perdendone due. “Se smetto di giocare per qualche mese, allora sto bene. Ma quando riprendo, ho di nuovo bisogno di antinfiammatori”. Al netto del trattamento dello scorso settembre, confermerebbe quanto detto da Versier: la Sindrome di Muller-Weiss, processo di necrosi al piede sinistro, può essere combattuto soltanto con il riposo. Ma la carriera di un tennista non è compatibile ai riposi prolungati, e lo stesso Nadal – qualche mese fa – ebbe a dire: “Dovessi ridurre ulteriormente la mia attività, non potrei più nemmeno essere considerato un tennista”.

E pensare che aveva iniziato bene, benissimo, contro un avversario che in più di un'occasione gli aveva dato filo da torcere. A Roma lo scorso anno, certo, ma anche qualche mese fa in Australia. Pronti, via, un netto 6-1 con giocate degne del miglior Rafa, rese ancora più impressionanti dai modesti out del Centrale romano. Con così poco spazio tra il campo e le tribune, è andato a giocare alcuni colpi fin quasi a spazzare via le fioriere o abbracciare il pubblico. Ma poi qualcosa è cambiato. Shapovalov ha giocato meglio, certo, ma l'esito del match è dipeso da lui. La qualità del suo movimento è gradualmente scesa fino a crollare nel terzo set: dopo aver preso un break di vantaggio, ha perso gli ultimi cinque game e ha lasciato il campo quasi di fretta. Fatto inusuale per lui, anche dopo una sconfitta.

Pur descrivendo il suo disagio, Nadal ha fatto i complimenti a Denis Shapovalov

Le parole di Nadal dopo la sconfitta contro Shapovalov. "A volte è dura accettare la mia quotidianità"

“Ci sono giorni in cui non posso allenarmi bene. Oggi il problema è comparso a metà del secondo set – ha detto – per competere ai massimi livelli devi essere in grado di muoverti bene, e io non posso farlo del tutto. Adesso sono triste, questo torneo mi piace molto e non è bello essere eliminato. Però bisogna guardare il lato positivo, accettarlo e andare avanti”. Frasi che cozzano un po' con lo spirito del Nadal attuale, espresso nell'intervista con Fabio Fazio e poi ribadito nella conferenza di giovedì notte, un mix tra sfogo e auto-bollettino medico. “Io gioco per essere felice, ma il dolore ti toglie la felicità, non solo nel giocare, ma nel vivere. E il mio problema è che spesso devo convivere col dolore. Mi piace quello che faccio, ma in questo momento mi condanna a tanti giorni di infelicità”. La frase finisce agli atti, è opportuno tenerne conto, ma è stata pronunciata in un momento di particolare disagio emotivo. I suoi fan sperano che possa riprendersi a breve, come gli è accaduto mille volte in carriera. Perché Nadal è stato spesso un Lazzaro del tennis, riprendendosi da acciacchi e infortuni di vario genere.

Ha sempre saputo risollevarsi. Se ne è ricordato prima di alzarsi e tornare in albergo, a cena, o magari a sottoporsi a qualche trattamento. “Per un po' ho giocato al mio massimo livello. Non smetterò di crederci o di lottare per crearmi una chance. In questo farò il massimo. Se anche ci fosse una remota chance, combatterò. Il futuro? Non so cosa succederà domani, e nemmeno tra un paio di settimane”. Di certo si recherà a Parigi, e nella capitale francese si ritroverà con la sua equipe medica. “E sarà un aiuto notevole. Continuo a credere che avrò le mie chance. Devo soltanto assicurarmi che i miei piedi mi permettano di giocare”. Troppo spesso le sensazioni ci hanno ingannato. Troppo spesso Nadal è stato dato per finito. Lui ha sempre trovato la forza di tornare, più forte di prima. Ma certi sguardi, certe smorfie, certi atteggiamenti, non li avevamo quasi mai visti. E tra ventuno giorni Rafa compirà 36 anni. Prima o poi, arriverà il momento in cui non potrà più fare miracoli. Starà a lui capire quando.