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MIAMI OPEN

L'anti-personaggio fa parlare solo la racchetta

Il trionfo di Carlos Alcaraz non è una sorpresa. A meno di 19 anni, possiede già qualità tecniche e mentali da campione. Ha dedicato il successo a coach Juan Carlos Ferrero e ricevuto una chiamata dal Re di Spagna. Non è un gran personaggio, ma forse per il suo tennis è meglio così...

Riccardo Bisti
4 aprile 2022

Carlos Alcaraz ha un solo problema: non è un grande personaggio. Sembra che il suo mondo giri esclusivamente attorno a racchette, palline, allenamenti e partite. Non è un male, per carità, ma dovranno costruirgli un personaggio adeguato, specie se dovesse diventare il prossimo numero 1 del mondo. Per adesso, alla voce attività extra si registra la copertina sulla versione spagnola di Men's Health, in cui mette in bella mostra il suo fisico impressionante. Nulla di più, perché l'intervista a corredo non è esattamente indimenticabile. D'altra parte, la trasformazione atletica del murciano è la chiave del suo impressionante inizio di stagione, culminato nel trionfo al Miami Open e in un ranking ATP che da oggi lo vede al numero 11, a un tiro di schioppo dai top-10. Ci entrerà a breve, ma la seconda posizione nell'ATP Race è più veritiera nel raccontarci l'attuale peso specifico di Alcaraz nel mondo del tennis.

Con un Djokovic a mezzo servizio in nome dei suoi ideali, un Nadal con un costola incrinata, un Medvedev con l'ernia, e uno Zverev sempre sull'orlo di una crisi di nervi, l'arrivo di Alcaraz sembra mettere ordine. Nessun vuoto di potere dopo l'addio dei Big Three, ma l'arrivo di un giocatore che già oggi qualcuno definisce Futuro Dominatore. È presto per dirlo, ma i numeri spingono in quella direzione. Superando 7-5 6-4 Casper Ruud, è diventato il terzo più giovane a vincere un Masters 1000. Avevano aspettato meno soltanto Michael Chang e Rafael Nadal. Come Novak Djokovic, ha scelto Miami per vincere il suo primo torneo importante. Si giocava ancora al meglio dei cinque set quando Nole batté Guillermo Canas nel 2007, dando il là a una carriera leggendaria. Si ricorda spesso quel torneo per fissare l'inizio dell'epopea Djokovic: probabilmente sarà altrettanto per Alcaraz. Tra Indian Wells e Miami, ha smesso di essere una grande promessa. Carlos è già il presente. A rendere ancora più speciale il trionfo, l'arrivo di coach Juan Carlos Ferrero prima della finale.

«Per fare un punto a Carlos Alcaraz bisogna tirare quattro colpi vincenti» 
Casper Ruud
ASICS ROMA

Dopo un inizio difficile, Carlos Alcaraz ha mostrato una certa superiorità nei confronti di Casper Ruud

Aveva giocato il torneo senza di lui, perchè Ferrero era tornato in Spagna per dare l'ultimo saluto a papà Eduardo. Dopo le vittorie nei quarti e in semifinale, Alcaraz non si era dimenticato di lui, mandandogli messaggi d'affetto al momento di autografare la telecamera. Dopo averlo cresciuto sin da ragazzino, JCF non ha voluto perdersi l'appuntamento con il suo primo grande titolo ed è arrivato a Miami in tempo per la finale contro Ruud. Dopo un pizzico di emozione iniziale (3-0 per il norvegese), è parso sempre più a suo agio, mettendo infinita pressione al suo avversario. In svantaggio 4-1, Alcaraz ha vinto nove dei dieci game successivi, spaccando in due la finale. Ruud ha provato a reagire, recuperando uno dei due break nel secondo, ma era troppo tardi. Dopo l'ultima volèe vincente, Alcaraz si è lasciato cadere sul cemento dell'Hard Rock Stadium e poi è corso ad abbracciare sia Ferrero che papà Carlos. “Non ho paura nel dire che voglio vincere uno Slam – ha detto in conferenza stampa – so che sarà difficile, ma non mi vergogno a dirlo”. Gli imprevisti sono sempre dietro l'angolo, ma la sensazione è che sia solo questione di tempo. Lo sa anche Felipe VI, Re di Spagna, che lo ha chiamato per fargli i complimenti.

“Ero più nervoso rispetto a quando ero sul campo” ha detto Alcaraz, che compirà 19 anni il prossimo 5 maggio, nel bel mezzo del Masters 1000 di Madrid. Qualcuno ha scritto che potrebbe presentarsi al Roland Garros da favorito: la sua crescita impetuosa non è sfuggita ai bookmakers che lo danno già come terzo favorito, alle spalle di Nadal e Djokovic. Mancano ancora sette settimane e le quote potrebbero cambiare ancora, naturalmente a favore di Carlos. La sua ascesa era all'orizzonte da anni, almeno da quando ha intascato i primi punti ATP a 14 anni. Nell'ambiente si diceva che una versione rivista e aggiornata di Nadal si stesse evolvendo sotto la guida di Ferrero ad Alicante. Lui ha compreso l'ineluttabilità del paragone e sembra pronto a imitare il connazionale, ultimo teenager a vincere uno Slam. Per farcela, dovrà vincere almeno uno dei prossimi quattro Major. Se i Big Three hanno calpestato la generazione dei tennisti nati tra il 1990 e il 1995, si pensava che quelli del lustro successivo (Medvedev, Zverev e Tsitsipas su tutti) potessero prendere in mano il tennis, favoriti da un fisiologico ricambio generazionale. L'arrivo di Alcaraz sembra cambiare il paradigma.

Carlos Alcaraz è già secondo nell'ATP Race. Gli sta davanti solo Rafael Nadal: superati Medvedev, Fritz e Tsitsipas.

L'emozionante abbraccio tra Carlos Alcaraz e Juan Carlos Ferrero

La sua potenza è devastante: Stefanos Tsitsipas ha detto che ha avuto bisogno di un set, allo scorso Us Open, per abituarsi al suo ritmo. La sua fase difensiva è fantastica: secondo Casper Ruud, bisogna tirare quattro vincenti per fargli un punto. Eppure, il suo colpo-simbolo potrebbe diventare la palla corta. Mentre i suoi avversari di questi giorni annaspavano, allontanati dalla linea di fondo dalla sua potenza, lui li beffava con smorzate millimetriche. “È folle quanto sia bravo” ha detto Hubert Hurkacz, campione in carica del Miami Open, che in semifinale gli ha tenuto testa ma ha perso in due tie-break. L'unico che è stato a un passo dal batterlo è stato Miomir Kecmanovic nei quarti, in un alternativo Spagna-Serbia tennistico. Il match più intenso e spettacolare del 2022. In svantaggio 5-3 nel tie-break del terzo, ha trovato il modo di vincere la partita. Ha chiuso con un vincente lungolinea, lasciando di stucco – e con lo sguardo spiritato – il povero Kecmanovic.

Giocare contro di lui è logorante. A metà del secondo set della finale, Ruud ha chiamato il fisioterapista ed è rimasto sdraiato per diversi minuti. Sembrava più stanchezza che il dolorino all'anca sinistra. Pochi minuti dopo stringeva tra le mani il trofeo per il finalista. Quello più grande ce l'aveva Carlitos da Murcia, il cui profilo Instagram parla soltanto di tennis e concede le briciole a tutto il resto. Per trovare qualcosa che riguardi la vita di tutti i giorni, bisogna andare fino allo scorso 4 febbraio, quando ha celebrato l'ottenimento della patente di guida, o al 22 dicembre, quando stava vedendo una partita di basket nella sua Murcia. “Io faccio parlare la racchetta da tennis” diceva Pete Sampras quando lo accusavano di non essere un grosso personaggio. Siamo certi che Pistol Pete sia orgoglioso di questo ragazzo. Ora si concederà un paio di giorni di relax giocando a golf, poi lo rivedremo a Monte Carlo. “Adesso arriva il difficile, perchè sarà facile distrarsi: molte persone lo avvicineranno – dice il saggio Ferrero – per questo noi dovremo essere bravi a creare una bolla attorno a lui e fare in modo che resti calmo e tranquillo”. Non dovrebbe essere difficile: nella testa di Carlos sembra esserci spazio solo per il tennis.