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Il tennista che non cerca scuse

Andrea Pellegrino sta vivendo il miglior momento in carriera: la recente finale a Genova gli ha consegnato il best ranking e il traguardo dei top-100 è sempre più vicino. Sarebbe il giusto premio per un ragazzo che non ha mai cercato scuse e da anni sostiene: “Prima o poi i risultati arriveranno”. Aveva ragione. 

Riccardo Bisti
8 ottobre 2022

È trascorso un anno e mezzo dall'ultima volta in cui un tennista italiano ha fatto il suo esordio tra i top-100 ATP. Fu Lorenzo Musetti, a seguito del grande torneo giocato ad Acapulco. Da allora non ci sono new entry, tant'è che la pattuglia azzurra tra i top-100 si è ridotta a cinque elementi. Ma da dietro spingono in tanti, e le prossime settimane potrebbero essere decisive. Ci sono tanti giocatori non ancora entrati nel Sacro Graal, e non sono troppo distanti dall'obiettivo: quelli messi meglio sono Francesco Passaro, Luca Nardi, Flavio Cobolli e Giulio Zeppieri. Tutti giovanissimi, nati tra il 2001 e nel 2003. Ma in lizza c'è anche un ragazzo del 1997, quel Gianluca Pellegrino che soltanto poche settimane fa ha festeggiato il suo best ranking al numero 136 ATP, coronamento di una bella estate in cui ha quasi dimezzato la classifica, dopo che in primavera era sceso in 257esima posizione.

Il 2022 gli ha regalato il primo titolo Challenger (Vicenza), mentre qualche settimana fa ha forse vissuto il miglior torneo in carriera, cogliendo la finale al ricchissimo evento di Genova. Ha battuto Albert Ramos e Dusan Lajovic (entrambi ex finalisti a Monte Carlo) prima di arrendersi a Thiago Monteiro. La freccia del ranking si è rivolta verso il basso, perché dopo Genova ha colto due eliminazioni al primo turno in settimane in cui aveva parecchi punti da difendere, poiché lo scorso anno colse due finali consecutive a Lisbona e Napoli. Pazienza, anche perché Andrea ha la grande qualità di non demoralizzarsi. Non l'ha fatto nei momenti peggiori, figurarsi oggi che ha trovato uno staff di cui si fida e il traguardo non è così distante. “Ho vinto partite ad alto tasso di difficoltà, ed è il modo migliore per ottenere fiducia” ha detto in questi giorni, in un'intervista con la Gazzetta del Mezzogiorno.

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«Se uno ha veramente voglia di diventare un giocatore, lo diventa. A Tirrenia ti danno tutte le possibilità per riuscirci.. e te ne danno tante»
Andrea Pellegrino

La finale del Challenger di Genova tra Thiago Monteiro e Andrea Pellegrino

Pellegrino piace per due ragioni: intanto gioca molto bene a tennis. Osservandolo, ci si domanda come mai non lo si veda costantemente nel circuito maggiore. Adotta un tennis moderno, potente, muscolare. Ma c'è un'altra ragione, ancora più profonda: non cerca scuse. Non si è mai rifugiato negli alibi, anzi, è grato delle opportunità avute. La FIT ha iniziato a dargli una mano quando aveva 12 anni e gli ha fornito sostegno per anni, ospitandolo a lungo presso il Centro di Tirrenia. Quello stesso Centro spesso oggetto di critiche perché in collocato in posizione periferica, in un ambiente non così... allegro. “Un Centro Tecnico non deve mica essere un villaggio vacanze!” ebbe a dire l'ex cittì Corrado Barazzutti.

Pellegrino la pensa esattamente come lui: “I giocatori non vanno mica a Tirrenia per farsi una vacanza – disse il pugliese quando stazionava sul litorale toscano – trascorrerci molto tempo può essere pesante, ma io sono qui per un motivo ben preciso e so quello che devo fare. Il posto è ottimo per allenarsi, vengono soddisfatte tutte le esigenze di un giocatore, e lo staff tecnico è molto buono”. Nei suoi anni a Tirrenia, gli è capitato di incrociare tennisti che non avessero troppi stimoli. “Davano la colpa al posto, alle persone... sono scuse: se uno ha veramente voglia di diventare un giocatore, lo diventa. A Tirrenia ti danno tutte le possibilità per riuscirci.. e te ne danno tante”. Spirito ammirevole: anche se quella parentesi è terminata, il Pellegrino attuale si è costruito anche lì. E oggi è vicino, come non mai, ai top-100 ATP.

Nelle prossime settimane, Pellegrino giocherà la Serie A2 con il club di Santa Margherita Ligure

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Tutta la grinta di Andrea Pellegrino

“Conosco i miei limiti e le mie potenzialità – dice oggi – posso stare tra i top-100, ma nessuno mi garantisce che ce la farò. Le vittorie danno la spinta, ma nel tennis ci vuole continuità. Non basta vincere cinque partite”. Quest'anno è già a quota 28 e ha colto i primi scalpi di prestigio, sia pure con un obiettivo in testa: migliorare sempre, senza farsi prendere dall'ansia dei numeri. Per questo ha scelto di fermarsi un paio di settimane prima dell'ultimo sprint: lo rivedremo nelle qualificazioni del torneo ATP di Napoli, poi potrebbe chiudere la stagione riassaporando la terra battuta con i Challenger di Valencia, Maia e magari Maspalomas. Occasioni d'oro per intascare punti e magari avvicinarsi ai questi benedetti top-100, che vorrebbe dire ammissione diretta all'Australian Open. “Ok, ma nessuna ossessione. Per adesso, penso che andrò in Australia a giocare le qualificazioni”. Tra ottobre e novembre, poi, c'è un altro impegno da onorare: giocherà il Campionato di Serie A2 con la squadra di Santa Margherita Ligure, da cui è stato appena ingaggiato per dare l'assalto alla massima serie.

Un dream team di cui fanno parte anche Andreas Seppi, Jiri Lehecka, Elias Ymer, Dennis Novak e Andrea Vavassori. Giocare la A2 potrebbe spezzare gli impegni internazionali, ma c'è una parte finanziaria di cui bisogna sempre tenere conto. E allora Andrea si organizzerà nel migliore dei modi con il suo staff, guidato da coach Giovanni Galuppo, supportato anche da Luca Vanni. E non manca il preparatore atletico, quel Mauro Atencio che Pellegrino conosce da tempo, proprio dal periodo di Tirrenia. Ormai lo segue da anni, compreso il periodo in cui era rimasto senza allenatore. “È una persona positiva, che mi dà grande energia”. La condizione fisica, in effetti, è uno dei punti di forza di Andrea. Gli è mancata un po' di continuità, ma adesso sembra aver trovato una certa stabilità anche sul piano mentale. La differenza, nel grande tennis, la fa spesso nel muscolo sistemato tra le orecchie. Andrea lo sa e continua a lavorare con dedizione quasi maniacale, in cerca di un traguardo che insegue da tanti anni. Quando ce l'avrà fatta, sarà un giorno felice per il tennis. E magari quel giorno non è nemmeno troppo lontano.