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US OPEN

Il ritorno al passato di American Fognini

16 anni dopo, Fabio Fognini torna a giocare le qualificazioni di uno Slam. L'ultima volta risaliva proprio allo Us Open, laddove fece l'esordio assoluto e in cui ha vissuto alcune delle emozioni più grandi. Se la vedrà con Jakub Mensik, 18 anni più giovane di lui. In campo altri diciassette azzurri.

Riccardo Bisti
22 agosto 2023

Al contrario di quanto suggerirebbe uno sguardo superficiale, Fabio Fognini ha sempre tenuto per sé i sentimenti più intimi. Appoggiandoci all'abusata retorica di Dottor Jekyll e Mister Hyde, sappiamo che esistono due versioni ben distinte del Fogna. In tanti anni di carriera, si è limitato a manifestare le sensazioni più superficiali, talvolta concedendosi qualche eccesso. Ma sarebbe bello entrare nella sua mente e capire cosa gli passerà per la testa in queste ore, costretto a giocare le qualificazioni di uno Slam dopo ben sedici anni. Nel tennis significa un paio di ere geologiche. Per carità, recarsi e New York è un fastidio ben indennizzato: non che ne avesse bisogno, però la sola partecipazione garantisce 22.000 dollari. Ma è chiaro che il marito di Flavia Pennetta e padre di tre bambini non giochi per soldi, bensì per dare un senso all'ultima parte della sua carriera. Non sappiamo se Flushing Meadows sia lo scenario ideale, ma è certamente un luogo iconico della sua vita tennistica. A New York che ha giocato il suo primo Slam in assoluto (2006, quando perse contro Benjamin Becker: una decina di giorni dopo, il tedesco avrebbe messo fine alla carriera di Andre Agassi).

Sempre a New York aveva giocato per l'ultima volta le “quali”. Era il 2007, l'anno del quarto successo di Roger Federer, nonché della prima finale Slam di Novak Djokovic. Fabio si arrese all'ultimo turno delle qualificazioni: batté il futuro radiologo Lars Burgsmuller (ricordato per essere stato il primo avversario di Nadal al Roland Garros), si ripetè contro Horacio Zeballos (che oggi è uno specialista del doppio) ma fallì l'accesso al tabellone perdendo contro Rainer Schuettler. Oggi il tedesco guida la sua nazionale di BJK Cup e ha appena pianto la scomparsa del coach-papà Dirk Hordorff. Da allora, Fabio è sempre stato ammesso di diritto a ogni Slam. Il picco rimane il quarto di finale al Roland Garros 2011, ma il più iconico l'ha giocato proprio a New York. Tutti ricordano l'edizione 2015, anno dell'incredibile successo contro Rafael Nadal, in una folle notte sull'Arthur Ashe Stadium. Perse i primi due set ma poi fu capace di esprimere il miglior tennis della sua vita. Battere Nadal in quel modo, rimontando uno svantaggio del genere, in uno Slam, laddove Rafa si è imposto quattro volte, rimane il gioiello più luminoso della sua carriera.

Come reagirà Fognini? Si farà travolgere dalla frustrazione di dover giocare le qualificazioni oppure l'orgoglio del Vecchio Leone produrrà un altro ruggito?
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Ma ci fu tanta magia, in quei giorni: la sconfitta contro Feliciano Lopez fu compensata – sette giorni dopo – dalla possibilità di toccare con mano il trofeo di uno Slam di singolare: Fabio era nel box quando la futura moglie Flavia Pennetta vinse la storica finale tutta italiana contro Roberta Vinci. Ed era insieme a Flavia nel servizio fotografico del giorno dopo, presso l'Empire State Building. Per uno come lui, abituato a stare al centro dell'attenzione, non deve essere stato semplicissimo lasciare ogni riflettore. Ma per amore si fa questo e altro. Chissà se penserà a queste cose quando (domani, il primo turno è spalmato su due giorni) scenderà in campo contro Jakub Mensik, numero 191 ATP, ancora minorenne. Buon prospetto: è stato numero 2 junior, finalista all'Australian Open 2022 (match in cui collassò per crampi dopo quasi quattro ore di partita: lasciò il campo in sedia a rotelle).

Compirà 18 anni l'1 settembre: quando il ceco è venuto al mondo, Fognini era numero 375 ATP e giocava per la prima volta il Challenger di Genova, evento che per lui è di casa. Raccoglieva un game contro Alessio Di Mauro, poi ne sarebbe diventato quasi testimonial, vincendo il torneo nelle due successive apparizioni (2008 e 2010). Corsi e ricorsi storici: Fognini tornerà a Valletta Cambiaso nel 2023, per la prima volta dopo tredici anni, a meno che non vinca sei partite a Flushing Meadows, eguagliando il risultato del 2015. Ormai ha bisogno dei Challenger per rimettere in sesto la classifica, ritrovare i top-100 e riprendersi l'ammissione diretta negli Slam, magari a partire dal prossimo Australian Open. E pazienza se subito dopo dovrà cambiare di nuovo superficie, recandosi a Bologna per il girone delle Davis Cup Finals, laddove giocherà il doppio insieme a Simone Bolelli. Niente doppio a New York: Fabio non si è iscritto, mentre il “Bole” proseguirà nel progetto con Andrea Vavassori.

Fabio Fognini celebra il successo di Flavia Pennetta nel 2015

L'attuale classifica costringe Fognini a inserire i Challenger nella sua programmazione: ha giocato il suo ultimo torneo a San Marino

Difficile comprendere quali sono gli obiettivi e le reali possibilità del Fognini attuale. 36 anni possono essere molti, ma gli esempi dei super-coetanei Novak Djokovic ed Andy Murray non sono banali. E Stan Wawrinka ha un paio d'anni più di lui. Non ce ne vogliano gli altri  diciassette italiani in gara nelle qualificazioni dello Us Open (14 uomini e 3 donne, compresa l'altra inossidabile Sara Errani), ma gli occhi saranno soprattutto su Fabio. Vederlo in un contesto del genere farà impressione, una sorta di ossimoro agonistico. Una sfida affascinante. Come reagirà? Si farà travolgere dalla frustrazione (e a New York ha già vissuto brutti momenti, contro Ram nel 2013 e – soprattutto – contro Travaglia nel 2017) oppure l'orgoglio del Vecchio Leone produrrà un altro ruggito? Lo scopriremo nel corso di un torneo (a ingresso gratuito) in cui Fabio – udite udite – non è il giocatore con il maggior palmares.

Certo, l'hanno messo nei Players to Watch, ma ci sarà anche un ex finalista: Kevin Anderson ha raggiunto una clamorosa finale nel 2017, ha ripreso a giocare un mese fa e – grazie al ranking protetto – se la vedrà contro Oleksii Krutykh. C'è anche David Goffin, che nonostante abbia appena 32 anni sta vivendo una parabola simile a quella di Fognini. Stiamo parlando di ex finalista del Masters, che a New York vanta quattro piazzamenti di fila negli ottavi (dal 2017 al 2020). Esordirà contro Dennis Novak. A chiudere la lista dei volti noti c'è anche quel John Millman che nel 2018 ha vissuto un'esperienza simile a quella di Fognini, battendo Roger Federer in una torrida notte sull'Arthur Ashe, salvo poi arrendersi a Novak Djokovic nei quarti. È fermo da sei mesi e ha scelto proprio lo Us Open per rientrare. Nomi vintage che si affiancheranno ai tanti giovani, anche azzurri, a caccia di un posticino nel main draw. Oggi scenderanno in campo in dodici, e ce n'è per tutti i gusti: dalla 36enne Errani (contro la 19enne Andreeva) al neo-ventenne Luca Nardi, la scorpacciata è soltanto all'inizio. Ma la suggestione più grande riguarda Fabio Fognini.