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IL CASO

Le iniezioni di Rafael Nadal

Due ciclisti francesi evidenziano la differenza di regolamento tra tennis e biciclette: dal 2011, il ciclismo ha vietato qualsiasi tipo di infiltrazione. “Se un ciclista avesse fatto come Nadal sarebbe stato considerato dopato”. Ok, ma Rafa agisce secondo le regole del tennis. 

Riccardo Bisti
9 giugno 2022

C'è soltanto una cosa in comune tra Rafael Nadal e Guillaume Martin: il numero 14. Il tennista spagnolo ha appena conquistato il 14esimo Roland Garros della sua fantastica carriera, mentre il ciclista francese si è piazzato 14esimo al recente Giro d'Italia, terminato proprio durante lo Slam parigino. Intervistato dall'Equipe poche ore dopo il trionfo di Rafa, ha rilasciato alcune dichiarazioni che hanno fatto discutere. Frasi che dovrebbero restare senza conseguenze, non come il risarcimento di 10.000 euro che l'ex ministro francese Roselyne Bachelot fu costretta a pagare per aver apertamente accusato Nadal di doping nel marzo 2016. Perché il rapporto del maiorchino con la Francia non è fatto soltanto di ovazioni, e del tifo quasi calcistico che ha avuto negli ultimi match a Parigi. Una fetta dell'opinione pubblica pensa – senza prove né indizi, vale sempre la pena ricordarlo – che i muscoli di Rafa non siano del tutto puliti. Finché si tratta di illazioni da bar (o da social), Rafa ha lasciato perdere. Quando l'accusa è arrivata da un ministro, ha scelto di difendersi.

Più complesso il tema sollevato da Martin. Vale la pena riprenderlo per due ragioni: 1) I concetti espressi dal ciclista sono gli stessi del medico Jean-Pierre De Mondenard, del quale vi avevamo riportato l'opinione proprio alla vigilia del Roland Garros. 2) Nella conferenza stampa post-vittoria di Nadal, c'è stato un non detto. Dopo che Rafa aveva spiegato con dovizia di particolari le infiltrazioni e le iniezioni a cui si era sottoposto, un giornalista gli ha chiesto se ha avuto bisogno di un TUE per poterle effettuare. TUE è l'acronimo di Therapeutic Use Exemption, un permesso scritto che le autorità concedono ai tennisti quando hanno bisogno di assumere sostanze vietate per ragioni di salute. L'ITF rende noti i numeri di queste richieste, ma l'identità dei richiedenti è protetta dalla privacy. Nel 2021 sono arrivate 74 richieste, di cui 64 accettate e 10 respinte. Nella sua replica Nadal non si è espresso sul tema TUE, limitandosi a rispondere sull'eventuale partecipazione a Wimbledon.

«Quello che ha fatto Nadal non sarebbe stato possibile nel ciclismo, e lo avrei trovato normale: se siamo infortunati, non possiamo gareggiare»
Guillaume Martin
ASICS ROMA

Queste effermazioni costarono a Roselyne Bachelot una condanna per diffamazione e 10.000 euro di risarcimento

Sulle iniezioni, ha risposto testualmente così: “Non voglio parlare di quante iniezioni ho avuto perché, come potete immaginare, ho preso anche molti antinfiammatori. Ma prima di ogni match ho dovuto farne un paio”. Non si può sostenere che non abbia risposto apposta, data la concitazione del momento e il fatto che la conferenza stampa fosse in inglese. E non c'è il minimo dubbio che Rafa abbia sempre agito nel rispetto delle regole. Nella sua lunga carriera si è sottoposto a centinaia di test antidoping (14 nel solo 2021) ed è sempre risultato negativo. Le affermazioni di Martin, tuttavia, meritano una riflessione. Non si tratta di un attacco a Nadal, semmai una presa d'atto della diversità tra tennis e ciclismo. Parlando delle infiltrazioni, ha detto: “Quello che ha fatto Nadal non sarebbe stato possibile nel ciclismo, e lo avrei trovato normale: se siamo infortunati, non possiamo gareggiare. Mi sembra una questione di buon senso, per varie ragioni. Innanzitutto la salute: non sono sicuro che le iniezioni facciano bene al suo piede sul lungo termine.

Inoltre, i farmaci – e ancor di più le infiltrazioni – non solo hanno un effetto curativo, ma possono sicuramente avere effetti sulle prestazioni o essere trattate per averne”. In aggiunta a questa considerazione personale, Martin ha aggiunto un dato di fatto: “Ci sono differenze nel regolamento tra tennis e ciclismo, ma anche nell'immagine dei due sport – ha proseguito – nel ciclismo questa pratica è vietata, ma se anche non la fosse tutti parlerebbero di doping perché c'è un background culturale secondo cui il ciclismo è uno sport pieno di doping. Al contrario, in molti elogiano Nadal per essere andato così lontano nonostante fosse dolorante”. La pensa in modo simile un altro ciclista, Thibaut Pinot. Un suo tweet ha scatenato una viva polemica: dopo aver letto la dichiarazione di Nadal ai microfoni di Eurosport dopo il successo: (“Meglio che non vi dica a quante infiltrazioni mi sono sottoposto...” aveva risposto a Barbara Schett), il ciclista lo ha riportato scrivendo: “Gli eroi di oggi...”, con una sottile ironia.

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Rafa Nadal ha "morso" per 14 volte al Coppa dei Moschetteri

Il discusso tweet del ciclista Thibaut Pinot

Il tweet è stato commentato dal tennista Jonathan Eysseric (n. 705 ATP, è stato numero 202), che ha definito triste il commento del ciclista “Perchè? - ha replicato Pinot – perché ho le mie convinzioni e un modo di vedere lo sport e le prestazioni sportive diverso dal tuo, forse? Il mio tweet di tre parole che sta causando così tante reazioni riguarda Nadal avrebbe potuto essere su un golfista, fantino, cestista, calciatore, schermidore, rugbista, sollevatore, sciatore, ciclista... In nessun caso la sua carriera e il suo talento sono messi in discussione. Nelle ultime settimane vediamo troppi atleti utilizzare questo tipo di pratica. Ho perso due degli anni più belli della mia carriera per curarmi alla schiena: è stato difficile, ma oggi ne vado fiero. Semplicemente, i metodi utilizzati da Nadal sono proibiti nel mio sport, che purtroppo è molto denigrato. Ecco un po' di precisione sulla tristezza del mio tweet”. In effetti, un mix tra regolamenti WADA e quelli delle singole discipline permettono casi come questo. Nel 2005, l'agenzia mondiale antidoping ha eliminato gli anestetici dalle sostanze proibite.

Da allora, queste pratiche sono ritenute perfettamente legali. Tuttavia, il ciclismo (sempre nell'occhio del ciclone per ragioni legate al doping) ha vietato qualsiasi tipo di infiltrazione nel 2011. Quello che dicono Martin e Pinot è vero: un ciclista non può sottoporsi a un trattamento analogo a quello di Nadal. Qui entra in ballo una questione complessa, in cui si mischiano convenienza, etica, coscienza e mille altri fattori. I confini sono sottili, persino scivolosi, quindi ognuno approccia il tema secondo la propria sensibilità. È giusto discuterne, così come esprimere opinioni, ma tenendo sempre in mente le linee guida dei regolamenti. E i regolamenti dicono che un tennista può sottoporsi a tutte le infiltrazioni possibili per addormentare un dolore. Se un giorno il tennis dovesse vietarlo, Nadal smetterà di farne. E rinuncerà a partecipare a uno Slam, come peraltro gli è accaduto più volte nel corso della sua carriera. Sul resto, sarebbe bello se l'approccio fosse lo stesso per ogni disciplina (anche gli sport americani hanno un codice tutto loro). La WADA esisterebbe proprio per questo...