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Berrettini saluta il 2023. “Ci vediamo l'anno prossimo”

Nonostante “la buona qualità degli allenamenti”, Matteo Berrettini mette fine al suo 2023 agonistico. Termina con appena 26 partite (e senza Davis) la stagione più complicata della sua carriera. Tornerà quello di prima come Zverev o faticherà come Thiem?

Riccardo Bisti
28 ottobre 2023

Meno male che c'è stata la United Cup. Senza i punti conquistati battendo Ruud, Monteiro e Hurkacz a inizio anno, Matteo Berrettini avrebbe chiuso la stagione fuori dai primi 100, e sarebbe stato costretto a giocare le qualificazioni all'Australian Open (a meno di wild card, s'intende). Chissà che scelte avrebbe fatto se la classifica fosse andata ancora più giù: forse avrebbe provato a forzare e giocare un paio di tornei per garantirsi l'ammissione diretta a Melbourne. Invece no: numero 90 ATP, Matteo ha salutato tutti e dato appuntamento al 2024. “Nonostante mi sia allenato ad alto livello nelle ultime settimane” tiene a precisare, come a dire che stavolta non ci sono ragioni fisiche, o perlomeno cause scatenanti, nello scegliere di rinunciare a quel che resta del 2023.

Non tanto i tornei ATP di Metz e Sofia (era iscritto a entrambi, probabilmente in uno dei due sarebbe entrato), ma soprattutto alla Coppa Davis. Senza di lui, l'Italia perde un'opzione (potenzialmente) formidabile. Perché un numero 2 come Matteo, al suo meglio, non ce l'ha nessuno. Forse la Russia, che però è squalificata a tempo indeterminato. “Rimarrò in stretto contatto con il capitano di Coppa Davis e mi metterò a disposizione per sostenere la squadra italiana in ogni modo possibile per le fasi finali di Malaga” ha scritto, dando continuità alla scelta di sostenere i compagni nella fase eliminatoria, a Bologna. Probabilmente andrà in Andalusia, ma stavolta senza racchette al seguito, come invece aveva fatto dodici mesi fa, fino a essere inserito in rosa e schierato nel famigerato doppio contro il Canada.

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«Nonostante mi sia allenato ad alto livello nelle ultime settimane, il mio staff medico mi ha consigliato che sarebbe stato un rischio troppo elevato competere nelle ultime gare della stagione ATP» 
Matteo Berrettini

La parte più significativa del suo post, tuttavia, è un'altra. “Il mio staff medico mi ha consigliato che sarebbe stato un rischio troppo elevato (sic) competere nelle ultime gare della stagione ATP”. Frase che stride un po' con quella precedente, in cui sostiene di essersi allenato come si deve. Ma chi si prende cura del suo corpo saprà il da farsi, e soprattutto bisogna accettare il fatto che il suo super-fisico è tanto possente quanto fragile. E forse sì, in effetti non aveva senso giocare un torneo, magari con la speranza di sottrarre il posto in Davis a chi ha svolto una programmazione continua, ed esente da infortuni. Termina così una stagione tremenda, la più difficile della sua carriera.

Problemi fisici di vario genere (dagli addominali alla sfortunata storta alla caviglia) gli hanno permesso di giocare appena 26 partite, con un bilancio di 14 vittorie e 12 sconfitte. Salvo l'ottimo inizio in United Cup, ha giocato il torneo migliore a Wimbledon, con vittorie di rilievo su Sonego, De Minaur e Zverev prima di arrendersi al futuro campione Alcaraz. Per il resto soprattutto delusioni, a partire dal matchpoint mancato al primo turno dell'Australian Open contro Andy Murray. Chissà come sarebbe andato il torneo – e di conseguenza la stagione – se avesse tenuto in campo quel facile passante ravvicinato. Un punto non può segnare un'annata, ma in effetti è stato un crocevia importante. Ci sono poi stati le consuete voci sulla sua vita privata: se i pettegolezzi (per quanto fastidiosi) sono legittimi, insinuazioni e malignità non sono accettabili. Lui sembra aver imparato a conviverci.

Il miglior risultato stagionale di Matteo Berrettini è stato l'ottavo di finale a Wimbledon

La vita privata di Matteo Berrettini è costantemente sotto i riflettori

Ma non c'è dubbio che il 2024 sia uno snodo cruciale per sua carriera. Berrettini è a un bivio: imboccherà la strada Zverev o quella Thiem? Per carità, i due hanno avuto un unico serio infortunio, mentre lui è costretto a continui Stop & Go. Ma dovrà ripartire da zero, e abbiamo visto come non sia facile. Il tedesco ha avuto bisogno di qualche mese, ma poi ha ritrovato (più o meno) il livello di prima, al punto da essere in ottima posizione per un posto a Torino. L'austriaco sembra davvero perso per l'altissimo livello. Che strada prenderà Matteo Berrettini, unico italiano a raggiungere la finale a Wimbledon? Intanto gli auguriamo di poter giocare in santa pace: 70 partite in due anni (44 l'anno scorso, 26 quest'anno) sono davvero poche, soprattutto in relazione agli altri azzurri. Sinner ne ha giocate 130, Musetti 132, Sonego 116, Arnaldi addirittura 159.

Non sono solo numeri, sono lo specchio di uno scenario che è radicalmente cambiato rispetto a due anni fa. Noi ci auguriamo che Berrettini li legga, si arrabbi e senta una motivazione fortissima per tornare a martellare come ha fatto nel periodo d'oro 2019-2021. Per adesso rimane in officina. Quanto alla Davis, è ufficialmente iniziato il toto-singolarista per il match contro l'Olanda. Chi schierare contro Van de Zandschulp? Musetti, Arnaldi o Sonego? Un Berrettini in buona forma sarebbe stato l'ideale (anche se forse non è mai stato un'opzione reale), mentre adesso Volandri dovrà riflettere con grande, grande attenzione sul da farsi. Sbagliare la scelta può essere fatale. Per sua fortuna, c'è un jolly di nome Jannik Sinner (che intanto è volato in semifinale a Vienna, laddove è atteso da Andrey Rublev in un anticipo di ATP Finals). L'ex Golden Boy è diventato il primattore, prendendosi un posto che Berrettini dovrà sudare parecchio per riprendersi.