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DAVIS CUP FINALS

Basta nascondersi: a Malaga per vincere

Bastava un punto per assicurarsi il primo posto nel girone: Berrettini (sempre più leader) fa il suo dovere, e il resto di Italia-Svezia diventa un'esibizione. L'incrocio non è il migliore possibile: a Malaga troveremo gli Stati Uniti, beffati dall'Olanda nel Gruppo D. Ma siamo favoriti anche contro di loro.

Riccardo Bisti (Photo by Felice Calabrò)
19 settembre 2022

Missione compiuta. Nella sei giorni di Bologna è successo esattamente quel che doveva succedere: Italia prima, Croazia seconda. Le mini-sorprese non hanno riguardato gli azzurri: la vittoria della Svezia sull'Argentina ha evidenziato le difficoltà dell'albiceleste e la competitività dei fratelli Ymer, almeno in questo tipo di competizione. Ma questo – da italiani – ci interessa poco. Abbiamo approcciato il match contro la Svezia con la quasi certezza di chiudere il girone al primo posto (bastava un set di Berrettini contro Elias Ymer: il romano ha vinto con un doppio 6-4), quindi è stato un pomeriggio di semi-esibizione. Per questo, la sconfitta di Sinner contro Mikael Ymer non ha alcun valore, così come non è indicativo il successo di Bolelli-Fognini contro le riserve svedesi. Il girone bolognese chiedeva delle risposte: sono arrivate. I nostri singolaristi sono tra i più forti in circolazione (Berrettini ha destato un'impressione migliore, ma Sinner era più stanco e veniva da un piccolo acciacco), mentre il doppio può giocarsela contro chiunque.

Dato il livellamento della specialità, a una coppia non si può chiedere di più. Bolelli-Fognini hanno firmato una grande impresa contro Mektic-Pavic, numeri 4 al mondo, ma poi hanno perso contro Zeballos-Gonzalez, ottimi doppisti ma che non giocano insieme nel circuito. Ha ragione Adriano Panatta: ospitato alla Domenica Sportiva (dopo tre giorni di telecronache per la RAI), ha detto che questa formula lascia poco margine ai più forti. Il vecchio format tutelava le gerarchie, mentre oggi “un singolare può sempre scappare via, figurarsi un doppio”. Detto questo, l'Italia sarà certamente tra le favorite a Malaga. Non ci è andata troppo bene con gli incroci: vincendo il girone abbiamo evitato la Spagna (vincente del Gruppo B nonostante la sorprendente sconfitta con il Canada), ma a novembre non ci sarà Nadal, in quei giorni impegnato a fatturare milioni con alcune esibizioni in Sudamerica. Ci toccheranno gli Stati Uniti, secondi nel Gruppo D alle spalle della sorprendente Olanda.

Italia-Stati Uniti sarà l'unico match delle Final Eight a giocarsi alle 10 del mattino, quindi gli azzurri troveranno un clima ben diverso rispetto a quello – davvero bello – di Bologna.
ASICS ROMA

Fabio Fognini e Simone Bolelli si sono aggiudicati l'ultimo punto della settimana bolognese

Gli americani e gli orange si sono affrontati sabato, già certi della qualificazione, in una sorta di spareggio per la leadership. E per evitare l'Italia. L'ha spuntata a sorpresa l'Olanda grazie alle vittorie – entrambe contro pronostico – di Griekspoor contro Paul e di Van de Zandschulp contro Fritz. Non è una buona notizia: al netto di questo risultato, per l'Italia sarebbe stato meglio affrontare l'Olanda. Gli americani hanno una panchina decisamente più lunga e a Malaga potrebbero recuperare Frances Tiafoe, assente a Glasgow. “Sarebbe stato bello chiudere al primo posto, ma a Malaga avremmo comunque trovato grandi squadre – ha detto Bob Bryan, capitano ad interim perché Mardy Fish è rimasto a casa per il Covid – sono orgoglioso dei miei ragazzi, il nostro gruppo era molto complicato. E poi i britannici avevano il tifo del pubblico. Sono rimasto impressionato dagli olandesi: hanno un ottimo doppio e due giovani singolaristi che possono battere chiunque, su questa superficie. Noi abbiamo lottato duramente, ma loro sono stati troppo bravi”. Esagera: la sconfitta degli States è sorprendente e danneggia sia noi che loro. Noi non siamo contenti di affrontarli, loro non sono contenti di affrontarci.

A tennis si gioca su qualsiasi superficie tranne che sulla carta, ma... sulla carta, Italia-Olanda ci avrebbe dato un pizzico di margine in più. E gli americani sarebbero stati ben felici di affrontare l'Australia. Ma la Coppa Davis di Piqué è così, ancorata a calcoli su set e game che sarebbe stato meglio lasciare alle ATP Finals o a qualche esibizione. L'appuntamento con Italia-Stati Uniti è per giovedì 24 novembre al Palacio de Deportes José Maria Martin Carpena, Malaga. Sarà l'unico match delle Final Eight a giocarsi alle 10 del mattino, quindi gli azzurri troveranno un clima ben diverso rispetto a quello – davvero bello – di Bologna. La combinazione tra orario e assenza dei padroni di casa rischia di lasciare immensi vuoti nel palazzone, rendendo il match ancora più complicato sul piano mentale. La FIT ha a disposizione 600 biglietti per i tifosi italiani, vedremo se riusciranno a venderli tutti. Berrettini, sempre più leader carismatico del gruppo, nel ringraziare il pubblico bolognese ha scherzato: “Sono disposto a pagare di tasca mia per portavi a Malaga”.

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Simone Bolelli e Fabio Fognini rappresentano una coppia affidabile, e forse qualcosa di più (Photo by Felice Calabrò)

Il quintetto azzurro che - salvo sorprese - rivedremo a Malaga

Affronteremo gli americani per la terza edizione di fila: nel 2019, a Madrid, raccogliemmo una dolorosissima sconfitta. Molto meglio a Torino, con due nette vittorie firmate Sonego e Sinner. Quest'anno arriveremo con il team al completo e siamo favoriti, ma non è il tempo dei pronostici. In due mesi cambiano tante cose, poi c'è l'incognita ATP Finals: si giocherà subito dopo Torino e diversi giocatori (sia italiani che americani) sono in ballo. Berrettini, Sinner e Fognini-Bolelli per noi, Fritz e Ram per loro. E non è detto che partecipare alle ATP Finals, magari arrivando in fondo, sia una buona notizia in chiave Davis. Si è visto a Valencia, laddove Carlos Alcaraz ha perso contro Auger-Aliassime e ha faticato contro Kwon. Idee, incroci, congetture che oggi lasciano spazio alla gioia: lasciamo Bologna con tre successi su tre, un bilancio di sette vittorie e due sconfitte e – ancora più importante – i due KO sono arrivati in partite che contavano poco più di zero. Quando la palla scottava davvero, gli azzurri vincevano il punto. I momenti clou? Facile: la super rimonta di Berrettini dopo aver perso il primo set contro Borna Coric.

Perdere quella partita avrebbe potuto dare un aspetto diverso – e peggiore – all'intera settimana, invece Matteo ne è uscito da dominatore. E poi la vittoria di Sinner contro Cerundolo: è chiaro che Jannik non fosse in condizione, come ha evidenziato contro Ymer, eppure ha donato quei “15 minuti da Sinner” invocati da Panatta per artigliare il successo-qualificazione. Meritano un bel voto anche i doppisti, con Fognini che sembra essersi calato nel ruolo con lo spirito giusto, ed è giusto menzionare anche Lorenzo Musetti: il match contro Borna Gojo presentava complessità importanti (più mentali che tecniche), e lui lo ha dominato. Bravissimo. Sì, questa Italia può sognare. È suggestivo che avvenga nell'anno in cui il successo del 1976 (l'unico della nostra storia) sia stato celebrato come si deve con la Docu-Serie “Una Squadra”. Ma è triste che avvenga in una competizione che non ha nulla a che vedere con la vera Coppa Davis, ma questa non è certo colpa di Filippo Volandri e dei suoi ragazzi. Le responsabilità sono un po' più alto.

DAVIS CUP FINALS – GRUPPO A
ITALIA – SVEZIA 2-1
Matteo Berrettini (ITA) b. Elias Ymer (SWE) 6-4 6-4
Mikael Ymer (SWE) b. Jannik Sinner (ITA) 6-4 3-6 6-3
Bolelli-Fognini (ITA) b. Goransson-Madaras (SWE) 7-6 6-2