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IL CASO

Australian Open a rischio trasloco!

I giocatori non vogliono ripetere la quarantena, ma l'Australia prevede di tenere i confini chiusi fino a metà 2022: per questo, l'Australian Open potrebbe giocarsi altrove (Doha o Dubai). Craig Tiley smentisce, ma ammette l'esistenza del problema. “Dovremo di nuovo scalare l'Everest”

Riccardo Bisti
18 maggio 2021

L'indiscrezione è un potenziale big bang: l'Australian Open 2022 potrebbe giocarsi lontano dall'Australia, spostandosi temporaneamente a Doha o Dubai. Ne ha parlato ABC News Australia. Motivo? La scelta di chiudere i confini australiani fino a metà 2022 per la paura di un ritorno del virus, da cui l'Australia si è faticosamente tenuta alla larga. La notizia ha fatto rapidamente il giro del mondo, rispedendo in ufficio Craig Tiley, direttore del torneo che lo scorso 21 febbraio si era ripromesso un periodo di riposo dopo la tumultuosa organizzazione dell'ultimo torneo, schiacciato tra le imposizioni del governo e le esigenze dei giocatori. Mancano la bellezza di otto mesi alla prossima edizione, ma Tiley è già in trincea. A suo dire, il torneo è ancora previsto a Melbourne, anche se ammette che le restrizioni dovute alla quarantena rappresentano un problema.

Secondo l'indiscrezione, i tennisti non avrebbero intenzione di sopportare ancora una volta 14 giorni di isolamento, che può diventare anche piuttosto duro se si risulta positivi (o si viene a contatto di un contagiato). Oltre a Tiley, ha provato a smentire la voce anche Martin Pakula, ministro dello sport e dei grandi eventi del Victoria. Tuttavia, Tiley è consapevole delle difficoltà che lo attendono. “Ho detto ai miei collaboratori che abbiamo scalato l'Everest, ma purtroppo dovremo farlo ancora una volta, ripartendo dal campo base. Ma saremo qui, a Melbourne, e nel mese di gennaio”. In altre parole, l'obiettivo è tornare alla piena normalità. “Era più o meno questo periodo quando l'anno scorso si dicevano le stesse cose – ha aggiunto Pakula – qualcuno aveva pensato che non ce l'avremmo fatta. Altri pensavano che non avremmo neanche dovuto provarci... Ma alla fine abbiamo fatto bene a tenere duro, e lo faremo anche stavolta”.

ASICS ROMA
"Abbiamo scalato l'Everest, ma purtroppo dovremo farlo ancora una volta. Ripartendo dal campo base"
Craig Tiley

Secondo ABC News, l'Australian Open 2022 potrebbe traslocare a Doha o Dubai

La speranza di Tiley è che le norme vengano modificate nel corso dell'anno, magari con una naturale contrazione dell'epidemia. In questo momento, chiunque mette piede in Australia deve sottoporsi a due settimane di isolamento. “Quest'anno abbiamo creato un ambiente modificato rispetto alla quarantena, in cui abbiamo permesso ai giocatori di uscire per cinque ore al giorno. Ma dobbiamo fare il possibile per avvicinare il nostro ambiente a quello che stanno vivendo ora i tennisti”. Da qui, il paragone con l'imminente Roland Garros. Diversi giocatori si sono già sottoposti al vaccino, viaggiano di torneo in torneo ma non escono dalla direttrice hotel-tennis. “Ovviamente rispettano il protocollo mascherina-igiene-distanziamento, ma stanno frequentando Paesi che sono stati devastati dal virus – prosegue Tiley – la scorsa settimana sono stati in Italia.

I tornei hanno fatto registrare una bassissima percentuale di positivi, credo che abbiano fatto un ottimo lavoro”. Parlando in generale, Tiley è consapevole che ci sono alcune città molto interessate allo status di Grande Slam. A suo dire, Shanghai, Madrid e Indian Wells sarebbero pronte a cogliere la minima occasione. Per adesso è fantatennis, vuoi perché Melbourne Park è stato oggetto di un grosso restyling, vuoi perché è stato siglato un accordo con il governo del Victoria che manterrà l'evento a Melbourne fino al 2039. Tiley ha portato avanti un lavoro estenuante per proteggere l'Australian Open, anche a costo di mettere mano alle riserve di Tennis Australia per garantire una permanenza accettabile ai giocatori. Risultato? Si è giocata una buona edizione, e ha strappato la promessa dei Big Three di essersi anche l'anno prossimo. Non solo Djokovic e Federer, ma anche il (prossimo) 40enne Roger Federer.

I tennisti hanno sopportato con grande fatica le restrizioni imposte dalla quarantena australiana

Il film ufficiale dell'Australian Open 2021 dedica grande spazio alle difficoltà incontrate dagli organizzatori per realizzare l'evento

Prima dell'Australian Open dovrebbe esserci Gran Premio d'Australia di Formula 1, previsto il 21 novembre. L'amministratore delegato della società organizzatrice, Andrew Westacott, ha detto che l'evento rimane in programma e non sarà fisicamente possibile garantire una quarantena di 14 giorni: “Non è raro che ci siano tre Gran Premi di fila, in Paesi diversi, quindi a livello internazionale è impossibile garantire una quarantena così lunga”. Ancora prima del GP australiano, il 7 novembre dovrebbe esserci quello del Brasile, laddove la situazione-COVID è definita disperata. Tra l'altro, per il 2021 è già stato cancellato il Gran Premio del Canada per un motivo simile: mancato accordo sulla durata della quarantena. Ma torniamo al tennis: secondo ABC – e a differenza di quanto dice Tiley – l'opzione di giocare il torneo offshore è più concreta che mai, soprattutto se l'alternativa dovesse essere la cancellazione.

L'evento frutta circa 300 milioni di dollari ed è una fonte di reddito vitale per l'intero movimento tennistico australiano. Come spesso accade, crediamo che la verità stia nel mezzo: è certamente vero che la quarantena preoccupa, è che gli organizzatori possono essere sfibrati alla sola idea di ripetere l'esperienza del 2021. Per questo, è possibile che abbiano sondato la possibilità di un trasloco temporaneo. Però è anche vero che mancano otto mesi e a gennaio saranno trascorsi due anni dall'inizio della pandemia, periodo storicamente sufficiente affinché esaurisca (o sia almeno sotto controllo). Per questo, è legittimo pensare che da qui a fine anno le cose saranno diverse. Restrizioni comprese.