Murray, altro che ritiro: “Mi dicono di andare avanti finché posso...”

CIRCUITO ATP

26 giugno 2023

Riccardo Bisti

I recenti successi Challenger hanno regalato ad Andy Murray la miglior classifica dopo l'operazione all'anca. “Non penso ancora di fermarmi, nulla può sostituire l'emozione di giocare davanti alla folla”. A patto che non si faccia male di nuovo.

Si avverte una doppia sensazione, osservando gli incontri di Andy Murray. Da una parte c'è la sofferenza, la fatica espressa in ogni singolo colpo. Dall'altra c'è l'immensa passione per lo sport, la stessa che qualche anno fa lo ha convinto a farsi impiantare un'anca di metallo per scongiurare un ritiro che sembrava ormai cosa fatta, con tanto di annuncio semi-ufficiale e commiato dei colleghi durante l'Australian Open 2019. Invece lo scozzese è ripartito, sia pure a livelli più bassi. A Wimbledon non sarà tra le teste di serie (anche se c'è andato vicino), ma non è per nulla demoralizzato. Andy ha un'idea abbastanza chiara sul quando ritirarsi, ma per ora non ne vuole sapere. Diversi ex giocatori gli hanno detto che nulla può modificare l'emozione di esibirsi davanti a una folla urlante: per questo, sta tardando il più possibile il momento dell'addio.

“Spero che questo non sia il mio ultimo Wimbledon, ma non si sa mai – ha detto – gli atleti devono dare il massimo fino a quando sono in grado di farlo. Se dovessi avere un altro grosso infortunio o succedesse qualcosa all'anca, dovrei smettere. Non proverei a tornare dopo un'altra operazione. Ma vorrei giocare ancora un po', so che la mia carriera non sarà eterna, ma ho un'idea di quando smettere. E non è Wimbledon 2023”. Ha ragione: le recenti vittorie ai Challenger di Surbiton e Nottingham lo ha portato al numero 38 ATP, sua miglior classifica dopo l'operazione. Un traguardo di cui è orgoglioso, perché non era scontato trovare un modo per andare avanti. Come tanti giocatori, ha un obiettivo chiaro: terminare la carriera alle proprie condizioni.

Sia pure senza le ambizioni di qualche anno fa, Andy Murray continua a lavorare duramente insieme a Ivan Lendl

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“Non so esattamente quale torneo sarà e dove – ha aggiunto – ho solo un'idea di quanto mi piacerebbe ancora giocare. Sento di poter esprimere ancora un livello molto alto, e di poterlo fare per ancora un paio d'anni”. In fondo è nato appena sette giorni prima di Novak Djokovic, che si trova ancora in perfetta forma. “Non esiste un modo giusto o sbagliato per chiudere una carriera. È sempre molto difficile, molti pensavano che il ritiro ideale per Federer sarebbe stato a Wimbledon, ma il modo in cui ha smesso, giocando il doppio con Nadal, è stato molto brillante. Ho parlato con diversi ex giocatori e tutti mi hanno consigliato di andare avanti finché posso, perché nulla potrà sostituire certe emozioni.

Sono gli anni migliori della mia vita, qundi devo sfruttarli al meglio”. Parlando con Sky Sport UK, l'ex numero 1 del mondo ha ringraziato la famiglia, a partire dalla moglie Kim Sears. “È stata fantastica, mi ha spinto ad andare avanti e lavorare sodo e credo che lo abbia fatto per le giuste ragioni. Spero che non l'abbia fatto per tenermi fuori di casa!”. Murray ha ripreso a lavorare con Ivan Lendl, colui che ormai dieci anni fa gli aveva permesso di abbattere il tabù Slam, ma adesso si allena soprattutto in Gran Bretagna e meno in Florida, dove aveva avuto la base fino a qualche tempo fa. È la legittima auto-concessione di un giocatore che ha già dato il meglio e ha messo su famiglia.