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US OPEN

A New York tornano i completi "ribelli" di Andre Agassi

Durante lo Us Open, i testimonial Nike indosseranno un completo simile a quello utilizzato da Agassi nel 1990, modernizzato con i nuovi materiali. Trent'anni fa, fu l'inizio di una rivoluzione che puntava a rovesciare l'establishment. Si può dire che il progetto sia riuscito. Oggi l'obiettivo è rilanciare le vendite dopo il calo dovuto al lockdown.

Riccardo Bisti
21 agosto 2020

Fino alla metà degli anni 80, il nostro sport era considerato quello dei Gesti Bianchi. Giocatori eleganti, perfetti, con abiti immacolati e i bottoni della polo rigorosamente abbottonati. Poi è arrivato Andre Agassi, il Kid di Las Vegas, un ribelle che scendeva in campo con scaldamuscoli fosforescenti, jeans Denim e abbigliamento colorato. Esattamente 30 anni fa ha scioccato lo Us Open con un completo che prendeva a pugni l'establishment. Per celebrare la ricorrenza, Nike ha scelto di omaggiarlo con una collezione vintage che vedremo all'imminente Us Open. “Io ero supponente, ma Nike aveva voglia di andare oltre i limiti – racconta Agassi, parlando dei modelli del 1990 – in quel periodo scoprivo come volevo comunicare. Ero un ribelle, qualsiasi cosa che andasse contro l'establishment era una grande motivazione”. Il baffo americano propone una nuova collezione a ogni Slam, ma stavolta hanno scelto di proporre modelli vintage. All'epoca non fu solo una rivoluzione di colori, ma anche di materiali. In quel 1990, Agassi scese in campo con denim e spandex, rivoluzionando il concetto di moda applicata al tennis.

Nike lo aveva messo sotto contratto nel 1988, promuovendolo come il bad boy del tennis, una sorta di erede di John McEnroe. In seguito, il patron Phil Knight disse che la strategia di comunicazione su Agassi serviva per metterlo in contrasto con Pete Sampras, creando una sorta di yin e yang del tennis maschile. Agassi sarebbe rimasto in Nike fino al 2005, quando passò al rivale Adidas, salvo poi tornare al baffo nel 2013, ben sette anni dopo il ritiro. “Quella del 1990 fu una sorta di sperimentazione, la gente sentiva la libertà di lasciare che le cose andassero come dovevano”. Aveva già fatto scalpore con le scarpe rosa Air Tech Challenge indossate per la prima volta a Indian Wells, poi rese famose nella sua prima cavalcata al Roland Garros. Ma non si limitò a quello. Usava colori forti, vivaci, rivoluzionari. Un look da strada che si faceva spazio nel tempio della tradizione. “Credo che i pantaloncini di jeans rappresentassero la mia attrazione verso un senso di ribellione”.

"Io ero supponente, ma Nike aveva voglia di superare i limiti. In quel periodo scoprivo come volevo comunicare. Ero un ribelle, qualsiasi cosa che andasse contro l'establishment era una grande motivazione" Andre Agassi
Uno dei tanti spot Nike realizzati da Andre Agassi. Qui indossa il completo utilizzato allo Us Open 1990

Più in generale, c'era viva attenzione per la performance. Gli scaldamuscoli avevano la loro utilità, inoltre la maglietta aveva una particolare cerniera, in modo che non sbattesse prima di ogni servizio. Anche il denim sui pantaloncini aveva dei bottoni ai lati, in modo da coprire due taglie. “Se perdevo troppi liquidi durante una partita, e il pantalone diventava largo, potevo passare al pulsante successivo e stringerlo” racconta Agassi, che a suo tempo ebbe un ruolo attivo nella scelta dei completi. Si riuniva con i designer Tinker Hatfield e Wilson Smith. “Ricordo ogni sfumatura delle mie ispirazioni: mi causa molta nostalgia, ma è difficile contestualizzarle nella realtà di oggi”. L'ultima parola spettava comunque al team Nike, in nome di un obiettivo: forzare la tradizione.

Come è normale, arrivarono (anche) reazioni negative. Se le aspettavano, e questo li spinse a osare ancora di più. Come quando il presidente della federtennis francese, inorridito dalle scarpe rosa, minacciò di estendere al Roland Garros il codice di abbigliamento di Wimbledon, laddove i tennisti devono vestire di bianco. “Non fece altro che alimentare il mio desiderio di modificare i parametri”. Con il tempo, Agassi ha cambiato il suo stile. Il suo abbigliamento è stato frutto di una forte maturazione, sfociata nelle attività benefiche e nel matrimonio con Steffi Graf. “Se oggi dovessi sedermi con un designer, sarei disposto a tirarmi indietro ed essere obiettivo, in modo che l'ascoltatore capisca davvero cosa intendo dire. E credo che proveremmo a ritrovare quell'ispirazione”.

I completi Nike che vedremo allo Us Open 2020
Ampia sintesi della finale dello Us Open 1990, vinta da Pete Sampras su Andre Agassi

Nel corso degli anni, Agassi ha messo l'asta la sua collezione privata per raccogliere fondi a favore dell'Andre Agassi Foundation. “Non mi pento di aver ceduto il mio abbigliamento perché l'ho fatto a fin di bene, ma ammetto che ogni tanto mi piacerebbe che un po' di quella storia fosse ancora attorno a me”. Nike gli è venuta incontro: un piccolo omaggio per un grande campione. “Spero che un tocco di quel periodo possa riversarsi oggi, e spero che tutti lo possano apprezzare, sia chi c'era nel 1990, sia chi lo sperimenterà per la prima volta quest'anno”. L'estetica sarà simile, ma tecnologia e materiali completamente diversi. “Ammetto che mi sarebbe piaciuto avere a disposizione i materiali di oggi. All'epoca ero soltanto un adolescente pronto a correre rischi, sostenuto da un'azienda disposta a correre un rischio. Nel corso degli anni ci siamo divertiti, e oggi abbiamo la possibilità di rivivere quelle emozioni”. Nel comunicato-lancio della nuova collezione, Nike informa che saranno combinati l'inconfondibile bagliore di certi colori e la modernità dei materiali attuali, rappresentando il confine tra abbigliamento sportivo e quello per il tempo libero.

Con il lancio di questa collezione vintage, Nike spera di risollevarsi dopo la crisi dovuta al COVID-19. Nell'ultimo trimestre, hanno registrato un calo delle vendite del 38%. Nel periodo di lockdown, il 90% dei negozi monomarca è stato costretto a chiudere. Sotto la guida del nuovo amministratore delegato John Donahoe si stanno riorganizzando, ma il tennis rimane uno degli sport principali. Anche per questo, hanno scelto di riproporre un abbigliamento retrò legato al nostro sport, perché si tratta di una tendenza importante, molto gradita al pubblico. E magari permetterà di rilanciare la vendita di scarpe da tennis, che nel 2019 ha rappresentato una minuscola parte del giro d'affari legato all'industria delle calzature sportive negli Stati Uniti (35 milioni di dollari su 22 migliari). Chissà che Agassi, a 14 anni dal ritiro, non riesca a fare un altro miracolo.